Sono passati otto anni dalla morte di Harvey Dent, Gotham City è un posto sicuro dove vivere ora, la popolazione si stringe attorno al ricordo del procuratore distrettuale caduto per mano di Batman. Il commissario Gordon vorrebbe raccontare a tutta la città la verità sulla morte di Dent e sulla presunta colpa dell’Uomo Pipistrello, ma desiste. Intanto Bruce Wayne vive come un’eremita nella sua prigione dorata, nessuno lo vede più da anni e il maggiordomo Alfred cerca di convincerlo invano a uscire dalla sua tana e lasciare la città per ritrovare la felicità perduta. L’arrivo in città del mercenario Bane, il cui volto si cela dietro una maschera, che tenta – riuscendoci – con violenza inaudita e il ripristino di una sorta di legge marziale a sollevare la popolazione di Gotham City contro i più ricchi e contro la polizia, rei di aver rubato per anni a discapito delle famiglie meno abbienti, spinge l’eternamente malinconico Bruce Wayne a rimettere il mantello e la tuta dopo otto anni, per salvare ancora una volta la sua gente. L’impresa però, questa volta, sembra quasi impossibile. Ad aiutarlo una bellissima ladra e un coraggioso giovane poliziotto.
Seconda premessa: questo non è un film per bambini e per ragazzini. Al contrario, più del precedente episodio, nel film di Nolan persistono le atmosfere cupe e la violenza è una presenza costante, quasi perpetua, ed è incarnata dal mercenario Bane. Un uomo dal passato tremendo, che cerca la sua rivincita sul mondo attraverso la rivoluzione e il sangue. Non c’è pietà per la polizia, non c’è pietà per i broker della borsa, responsabili di giocare con il destino di milioni di vite e non c’è pietà per Batman, contro cui Bane scaglia tutto il suo odio e la sua sete di vendetta. La devozione per Gotham e la sua assoluta indifferenza nei confronti della morte spingono l’invecchiato e dolorante Bruce Wayne a tentare un ultimo atto d’amore per la sua città, in cui sono saltate tutte le regole e su cui si abbatte una minaccia ancora più grande e spaventosa. Ma non di sola violenza (fortunatamente) vive la pellicola di Nolan, che ha avuto il merito di non cedere al fascino del 3D (ma quando finirà quest’assurda fissazione?), ma che avvalendosi di macchine da presa IMAX, ha costruito un film perfetto dal punto di vista della fotografia e impeccabile come sempre per gli effetti speciali e la regia. Forse qualche sbavatura la si riconosce nella sceneggiatura, un po’ troppo ingarbugliata e al tempo stesso semplicistica, ma i 164 minuti scorrono che è un piacere, anche per i meno avvezzi al genere. Del resto il merito più grande del talentuosissimo regista è quello di aver ridato nuova linfa a un personaggio che cominciava ad accusare i primi segni di stanchezza. Bravissimi tutti gli attori, a cui si riconosce l’abilità di rendere estremamente credibili tutti i personaggi. Una nota di colore ce la fornisce il doppiaggio italiano: mortificata come al solito Marion Cotillard, Claudio Santamaria se la cava nel doppio ruolo di Batman e Bruce Wayne, ma la vera sorpresa è Filippo Timi, perfetto come doppiatore del mercenario Bane. Anche se, come amiamo ripetere, gustare un film in versione originale è un piacere di cui amiamo troppo spesso privarci.
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