I boy scout americani hanno portato i libri in tribunale. The Boy Scouts of America (Bsa), la più antica istituzione che si occupa d’educazione d’infanzia dell’Occidente, ha presentato istanza di fallimento a causa delle numerose cause legali per accuse di abusi sessuali.
Le accuse
L’organizzazione, nata in Inghilterra nel 1910 da William Boyce, divenne popolarissima negli Stati Uniti, dove, come ricorda il Corriere oggi, raccolse «almeno quattro presidenti, Gerald Ford, Bill Clinton, George Bush, Barack Obama; Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna; Bill Gates e diversi attori, da John Wayne a Harrison Ford». Questa gloriosa storia – negli anni Settanta i “lupetti” erano 5 milioni – è però andata in crisi negli ultimi anni in seguito ai continui scandali sessuali che hanno coinvolto i suoi animatori, accusati di aver abusato e violentato minori.
Omosessuali e trans
Duemila denunce, il costituirsi di comitati di vittime, gli insabbiamenti, le richieste di risarcimenti per milioni hanno travolto gli scout. I mormoni sono fuoriusciti, costituendo un’associazione propria, gli Scouts hanno cercato in ogni modo di contrastare il fenomeno, anche con iniziative molto lontane dallo spirito originario dell’organizzazione (l’apertura agli omosessuali e ai trans). Non è servito a nulla. Oggi gli scout sono meno della metà degli anni Settanta, negli ultimi tre anni hanno speso circa 150 milioni di dollari in cause legali, rischiano nei prossimi anni di vedere peggiorare la loro situazione, dato che alcuni Stati hanno approvato norme per cui si possono presentare denunce relative ad abusi avvenuti molto indietro nel tempo.
Più di un miliardo di dollari
La richiesta di bancarotta è dunque anche un arma difensiva per cercare di preservare la parte sana dell’organizzazione, di costituire un fondo per le vittime, provare a rilanciare un’esperienza che oggi è stata pesantemente colpita nell’immagine. Come spiega Il Post:
«Il primo effetto dell’amministrazione controllata dovrebbe essere che le cause civili contro i Bsa saranno temporaneamente bloccate, e che sarà fissato un limite di tempo entro il quale gli ex boy scout vittime di abusi potranno denunciare quanto subito. Con l’amministrazione controllata, poi, i Bsa potranno raggruppare tutte le cause in un unico tribunale e provare a negoziare un unico risarcimento complessivo, invece di farlo singolarmente. Nel tempo è possibile che saranno costretti a vendere parte delle proprie estese proprietà immobiliari, per risarcimenti che potrebbero ammontare a più di un miliardo di dollari».
Educare oggi
Funzionerà? Di certo, le mosse intraprese negli ultimi anni non hanno dato i risultati sperati, ma c’è una questione che la vicenda solleva e che, in un certo senso, la trascende, ponendo una domanda che sia in ambito cristiano sia in ambito laico è giusto porsi. Lo fa, con estrema chiarezza Mattia Ferraresi sul Foglio:
«La bancarotta degli scout, che con il suo corollario di significati e rimandi è un evento da fine di un’epoca, apre, anzi riapre, una questione che va molto oltre le responsabilità specifiche e le strategie di contenimento dell’associazione: è ancora possibile creare luoghi educativi e ricreativi in cui adulti e ragazzi condividono spazi di prossimità? C’è ancora uno ruolo legittimo per le reti associazionistiche che promuovono quel senso di comunità di cui poi ci si duole quando viene meno?».
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