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È giusto per un cristiano imbracciare le armi per difendere la propria libertà religiosa?

Cristiada è un film che racconta la guerra civile messicana che vide contrapposti il governo laicista e i cristeros. Già presentato negli Stati Uniti e in Messico non ha ancora trovato un distributore italiano

Redazione
02/10/2012 - 14:12
Cultura
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di Franco Olearo tratto da ZENIT.org – Fra il 1926 e il 1929 si svolse in Messico una guerra civile che vide da una parte il governo laicista del presidente Plutarco Elia Callés e dall’altra i cosiddetti Cristeros, gruppi armati che cercarono di far abolire le leggi antireligiose in vigore. La guerra ebbe toni particolarmente violenti e in seguito alcuni dei più significativi protagonisti vennero proclamati beati o martiri.

Il film ricorda a tutti il valore della libertà religiosa, condizione indispensabile per una pacifica convivenza

For a greater glory, (nella versione in spagnolo: “Cristiada”) è un kolossal storico che ricostruisce la guerra civile che si svolse in Messico dal 1926 al 1929 fra il governo massonico e filo-sovietico del presidente  Plutarco Elia Callés e i cosiddetti Cristeros, gruppi armati che cercarono di far abolire le leggi restrittive sul culto cattolico.

E’ giusto per un cristiano imbracciare le armi per difendere la propria libertà religiosa? Può un sacerdote prendere le armi e  diventare un generale rivoluzionario? Fino a che punto e in che modo la Santa Sede può ritenersi rappresentante dei fedeli cattolici nei confronti di un paese avverso, rischiando possibili rappresaglie locali?

Sono queste le domande impegnative che scaturiscono dal film, che è al contempo un ricordo di tanti sacerdoti, intellettuali o semplici contadini che in quelle circostanze persero la vita come martiri per non ripudiare la loro fede.

Il film, necessariamente sintetico, inizia da quando nel 1926 il presidente Callés, sicuramente con scarso senso di opportunità politica nei confronti di una popolazione con radicate tradizioni cattoliche, decise di mettere in atto le misure restrittive sul culto già definite nella costituzione repubblicana del 1917 ma non ancora applicate.

Il trailer di Cristiada

In realtà il conflitto stato-chiesa si protraeva da anni: la posizione preminente delle istituzioni ecclesiastiche nell’istruzione e nella cultura, eredità del dominio spagnolo appariva, agli occhi dei rivoluzionari messicani, un ostacolo alla indipendenza nazionale e una minaccia  proveniente da un potere straniero (il Vaticano). Appena un anno prima era stata posta una bomba davanti all’immagine della Madonna di Guadalupe, per fortuna senza danneggiarla.

I cattolici, riuniti nella Lega Nazionale per la libertà religiosa, iniziarono dapprima forme pacifiche di protesta (raccolta firme, boicottaggio economico) poi, di concerto con il Vaticano, decisero di attuare un gesto pacifico ma estremo: la sospensione di ogni servizio religioso a partire dal 1° agosto 1926.

Poco dopo, in data 18 novembre, con l’enciclica Iniquis Affictisque, il Papa Pio XI denunciò con forza la persecuzione in atto contro i cattolici da parte della “sfrenata tirannide degli avversari” e in particolare sottolineò che dopo quel 1° agosto si era toccato “il colmo dell’empietà, giacché vengono assaliti improvvisamente i sacerdoti quando celebrano, in casa propria o altrui; viene turpemente oltraggiatala santissima Eucaristia e gli stessi sacri ministri vengono condotti in prigione”.

La lettera enciclica non conteneva  alcun messaggio esplicito che esortasse i cattolici messicani a rinunciare ad azioni violente.

L’effetto combinato di questi eventi portò alla decisione dei più che era giunto il momento di imbracciare le armi. Il governo ne approfittò per usare il pugno di ferro non solo contro i combattenti ma anche contro la popolazione è iniziò la macabra consuetudine di impiccare i cristeros ai pali della luce perché tutti potessero vederli. Ma anche i cristeros commisero degli errori: il maldestro generale-sacerdote José Reyes Vega non riuscì ad evitare che 51 passeggeri di un treno preso d’assalto finissero bruciati vivi.

Il film riesce a dominare bene la complessa materia narrativa e lo fa concentrandosi su pochi personaggi-chiave: il presidente messicano Callés, fanatico ma astuto; l’ambasciatore americano Morrow, che aveva l’obiettivo primario di conservare per il suo paese le concessioni per l’estrazione del petrolio ma al contempo si preoccupava di svolgere una funzione mediatrice nel conflitto; González Flores, che difese la causa cattolica come non combattente; infine il generale Gorostieta Velarde, interpretato da Andy Garcia, il personaggio più riuscito, esperto stratega, che svolse con impegno e professionalità il mestiere di comandante dell’esercito dei cristeros, senza essere cattolico ma cosciente dell’importanza della libertà di espressione religiosa.

Il film appare come diviso in due parti. La prima racconta le fasi precedenti al conflitto, le discussioni animate su modo più giusto di reagire fra le diverse espressioni cattoliche (i governativi sono sempre schematizzati come cattivi) ed è la parte più avvincente, dai connotati realistici.

Nella seconda prende il sopravvento l’epica delle operazioni militari, il frasario acquisisce toni enfatici (Gorostieta si dichiara combattente per la difesa di tutte le libertà) e viene portata in primo piano la storia di José Sanchez del Rio, un ragazzo di quattordici anni che torturato dai governativi, invitato ad abiurare la sua fede anche davanti ai genitori, viene infine ucciso.

Il fatto è accaduto realmente (il ragazzo è stato beatificato da Benedetto XVI nel 2005 ) e non si può certo dire che ciò che viene messo in scena non corrisponda al vero ma le scene ripetute e insistite sulle sevizie subite dal povero ragazzo finiscono per alimentare nello spettatore più indignazione e odio verso i suoi carnefici che gioia per la gloria di un beato.

Il film è stato qualificato negli Stati Uniti come Restricted proprio per queste  scene.

Il film si conclude con l’accordo di tregua stabilito nel 1929 fra la Santa Sede né entra in ulteriori dettagli. Nella realtà l’accordo venne percepito come un’ingiustizia da molti cristeros dal momento che la guerra stava volgendo a loro favore; inoltre gli accordi di immunità siglati dal governo non furono rispettati e molti cristeros, deposte le armi, furono catturati e uccisi. Anche molti sacerdoti di fatto non poterono tornare alle loro parrocchie.

Ciò provocò una seconda rivolta, di minori dimensioni, nel ’34; il Papa scrisse sul tema altre due encicliche, nel ’32 e nel ’37 ma a nulla valsero gli appelli a porre fine alle persecuzioni.

Il film mostra tutto il coraggio che è stato sicuramente necessario per ricordare questi avvenimenti gloriosi e tristi al contempo che sicuramente hanno fatto e fanno discutere ma ci consente di riflettere su come la libertà religiosa non sia una esigenza di “secondo livello” ma costituisce una aspirazione primaria dell’uomo.

Tags: Cristeroscristiadacristiada andy garciamessicoPlutarco Elia Callés
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