Confessioni e dichiarazioni d’amore corrono su Facebook, anonimato garantito

Di Paola D'Antuono
20 Marzo 2013
Boom delle pagine "spotted" e "confession" su Facebook. All'interno centinaia di messaggi di universitari innamorati o in vena di confidenze private.

Università ai tempi dei social network. Dall’America all’Italia impazzano “le confessioni anonime” su bacheche create apposta per ospitare gli sfoghi anonimi degli studenti. Due i fenomeni che stanno prendendo piede: da una parte le confessioni personali, dall’altra le dichiarazioni d’amore (o di odio).

CONFESSION. Per comprendere il primo strumento sociale che riguarda l’università basta andare su Facebook e sbirciare la bacheca dell “University of Oregon Confession”. Qui vengono pubblicati pensieri, paure, impressioni degli studenti che cercano – sotto forma anonima – di ricevere consigli o approvazione dai loro colleghi. C’è chi sente di aver scelto la facoltà sbagliata, chi vuole solo scherzare un po’, chi prende in giro un compagno o un professore, chi ci va pesante con le parole e chi chiede consiglio per un amico che sta per scegliere cosa ne sarà del suo futuro. A commentare sono i circa diecimila fan della pagina, una delle tante “confession” delle università americane. Si ride, ci si arrabbia o semplicemente si fruga nella vita di un anonimo coetaneo.

SPOTTED. In Italia hanno preso moltissimo piede le pagine “spotted” delle università. Spotted, traducibile in italiano con “avvistato”, indica il contenuto della bacheca, come spiegato anche sulla pagina Spotted dell’Università statale di Milano: «le pagine spotted sono bacheche per segnalare e rendere pubbliche delle dichiarazioni d’amore o dei colpi di fulmine, o per esprimere astio verso un vicino fastidioso o segnalare qualcosa di divertente». Moltissime le richieste di numeri di telefono di ragazzi e ragazze di cui non si sa nulla, se non la facoltà a cui sono iscritte o il nome di battesimo, ma c’è anche chi ne approfitta per ricordare ai compagni di corso le pratiche igieniche («non sai cos’è il deodorante?») o per parlar male (e qualche volta anche bene) di un professore. L’anonimato è garantito dal gestore della pagina, che riceve il messaggio da pubblicare. Nel caso delle “confession” americane, invece, si segue una procedura leggermente diversa. L’utente viene reindirizzato a una pagina all’interno della quale può inserire il suo messaggio e nemmeno l’amministratore della pagina potrà conoscere il destinatario. Il fenomeno è in costante crescita, anche se ha generato già non pochi problemi. Alcune pagine “confession” sono state chiuse dalla polizia americana, a causa delle frasi profondamente offensive che venivano pubblicate dagli anonimi giocherelloni.

@paoladant

 

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