
Intermediazioni, diritti d’immagine, ruolo dei procuratori. Cose da sapere per capire l’inchiesta “Calcio malato”
Ventiquattro ore sono passate, forse qualcosa di più. Ieri mattina il blitz della Guardia di Finanza in 41 sedi di società calcistiche italiane: i siti d’informazione titolavano in grande stile sul nuovo scandalo che ha sconquassato il pallone nostrano. Oggi però la notizia è già uscita dalle homepage dei giornali on-line: è ancora presto per capire l’entità della vicenda. Ancora poco si sa dalla Procura di Napoli: «Non dimentichiamoci che siamo ad una fase ancora primordiale dell’inchiesta: al momento, la Finanza si è mossa per acquisire la documentazione relativa ad alcuni trasferimenti». A parlare è l’avvocato Matteo Pozzi, membro del Centro studi diritto sport e assistente alla docenza per la cattedra di Diritto Sportivo all’università Statale di Milano. Con lui abbiamo cercato di fare chiarezza sull’inchiesta “Calcio malato”, nel tentativo di comprendere meglio i confini dell’attività del procuratore.
Come può un procuratore svolgere anche attività d’intermediazione?
È ciò che, ad esempio, fa Bronzetti con il Milan in Spagna. Va detto che questa è un’attività lecita, coperta da un regolamento, quello per gli agenti, rivisto proprio in seguito al caso Calciopoli del 2006. All’epoca si parlava anche della Gea e delle pressioni nei confronti delle società, e così fu allora che venne introdotta l’attività di intermediazione. Un procuratore, oltre a fare la normale assistenza nei confronti di un giocatore all’atto della firma, può fare da tramite tra società e calciatore, oppure tra due società, a patto però che non ci sia conflitto d’interesse. Per quanto riguarda il compenso, l’agente riceve una provvigione dal mandatario del servizio (società o calciatore), a base percentuale o forfettaria. Per questo, non può esserci conflitto d’interessi: l’agente non può ricevere soldi sia dal calciatore sia dalla squadra.
La procura di Napoli parla di “fringe benefit” nei rapporti tra società e calciatori. Cosa significa?
È il caso di quei contratti che, oltre ad inserire le normali clausole, aggiungono alcuni benefit o bonus, come ad esempio gli scatti di stipendio di anno in anno, oppure i premi legati al numero di match giocati, ai gol segnati, al rendimento. Oppure hanno aspetti che sono legati al diritto d’immagine, o al merchandising. Non è un caso quindi se, ad esempio, i grandi trasferimenti di top player hanno avuto spesso alle spalle accordi di sponsorizzazione.
Ed è in queste situazioni che si aggirerebbe il fisco?
Occorre fare una premessa opportuna: questo tipo di accordi generano ovviamente un reddito, che di conseguenza riceve una tassazione regolamentata dalle norme fiscali del Paese dove si svolge. Nei diversi passaggi (ad esempio l’intermediazione di un agente, oppure i premi ai calciatori per il diritto d’immagine) che ai vari contratti si sono aggiunti agli accordi semplici accade che, magari, si sfruttino come sponda società con sedi in Paesi dalla tassazione diversa, e così è possibile che si siano generate delle problematiche su cui il fisco appunto sta controllando. Questo accade soprattutto con i trasferimenti internazionali, ma non per forza, perché ora la procura di Napoli sta analizzando molte operazioni di mercato avvenute in Italia. Però attenzione, siamo ancora ad una fase primordiale dell’inchiesta: han fatto notizia i blitz, ma non ci sono ancora elementi per formulare accuse concrete. E non si può fare a meno di notare come ancora una volta sia già esploso il polverone mediatico, con un caso di giustizia legato al calcio deflagrato come ormai di norma durante l’estate.
Per questo non si può ancora arrivare a fare ipotesi sui possibili sviluppi sportivi del processo.
Esatto, è ancora presto per capire se ci saranno conseguenze, anche perché per ora l’inchiesta rimane ancora nel campo della giustizia ordinaria e non sportiva. Io credo che il passaggio alla Figc sarà un atto dovuto, e potrebbe portare anche ad alcune pene verso i procuratori, che certo non sono dei tesserati ma per il principio di soggettività riflessa potrebbero sentire delle conseguenze. Ma è tutto ancora da vedere.
Desta sospetto anche l’attività di scouting degli agenti.
Sì, questa non è un’attività direttamente connessa al lavoro del procuratore, che però spesso dispone di una rete di osservatori che vanno a cercare ragazzini da poter poi suggerire al loro agente, che poi a sua volta cerca di rivenderli alle varie squadre. È tutto da verificare ovviamente se in questo sistema ci sia uno scambio di soldi che avviene in maniera legale all’interno di un giusto rapporto di consulenza agente-società, oppure la cosa avvenga senza alcun tipo di ufficialità e quindi, di fatto, in nero.
Secondo le prime notizie sotto la lente della Procura di Napoli ci sono più di 50 trasferimenti con 41 società coinvolte. Possibile che tutto ciò imputi delle responsabilità solo tra i procuratori?
Anche qui serve calma, perché non sono ancora stati emessi avvisi di garanzia, non ci sono ancora indagati e gli unici elementi su cui ci basiamo sono le poche informazioni che la Procura ha lasciato uscire. Si fanno i nomi di due procuratori, Mazzoni e Moggi, perché tutto è partito da loro a ottobre, ma bisogna ancora capire di che cosa stiamo parlando davvero. Una volta che sarà fatta chiarezza, allora si capirà anche di chi sono le responsabilità: il falso in bilancio può essere imputato anche solo ad un agente, ma l’evasione fiscale riguarderebbe invece la società. Ripeto: siamo ancora alla giustizia ordinaria, e alla fase ancora di acquisizione di documenti.
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