A Bologna i genitori non dovranno più fingere di separarsi per poter iscrivere i figli all’asilo

Di Chiara Sirianni
14 Febbraio 2012
Molte coppie non si sposano o si separano solo sulla carta per risparmiare sul fisco. Per questo a Bologna è stata approvata una delibera che obbliga il Comune, quando eroga servizi, a tenere conto dell’Isee di entrambi i genitori, anche se non sposati. Castaldini, consigliera Pdl: «Ora non ci sono scappatoie. Anche perché ne soffrivano molto le coppie sposate».

Li chiamano i furbetti dell’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente): sono quelli che mentono sulla loro condizione reddituale e patrimoniale per poter godere di accessi facilitati ai servizi a danno di chi ne ha davvero bisogno. Asili compresi. Da mesi a Bologna l’amministrazione cerca un modo per stanarli, con controlli a tappeto: ora il problema è stato risolto alla radice. Tutto è nato da una serie di segnalazioni provenienti via mail al Comune da parte di genitori infuriati: «Perché dobbiamo essere presi in giro?», «Era meglio non sposarsi fino al compimento dei tre anni di nostro figlio?», «Perché io non accedo alla graduatoria, mentre quella madre che ogni mattina porta sua figlia qui, col Suv, dichiara un quarto del suo reddito?».

Gli asili pubblici effettuano le graduatorie in base alle situazioni familiari: ha la precedenza chi ha entrambi i genitori che lavorano, chi ha fratelli o sorelle, chi vive situazioni disagiate. Il secondo criterio, per stabilire la retta da pagare, è il modello Isee, ovvero l’indice reddituale e patrimoniale di ogni famiglia con cui è possibile, sotto una certa soglia, ottenere una riduzione in materia tariffaria. Questo indicatore tiene conto di quattro differenti parametri per stabilire la ricchezza effettiva di un nucleo familiare: la somma dei redditi, il 20% del patrimonio mobiliare e di quello immobiliare, e la composizione della famiglia. L’Isee deve essere presentata per l’utilizzo di diversi servizi: assegno per il nucleo familiare, assegno per la maternità, asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie e servizi socio sanitari. Certo, chi dichiara il falso, rischia: ma c’è anche chi giura di essersi sentito dire, girando l’ennesimo asilo: «Perché non si separa da sua moglie? Paghereste meno». E spesso è la paradossale scelta di molte coppie: separarsi sulla carta per risparmiare sul fisco e trarne vantaggi nelle prestazioni erogate dai Comuni.

Per questo a Bologna è stata approvata una delibera che obbliga a tener conto dell’Isee di entrambi i genitori, anche se non sono sposati. «Basta che il figlio sia riconosciuto da entrambi i genitori: significa che il reddito complessivo protegge tutta la famiglia, e non possono esserci scappatoie. Anche perché a soffrire della situazione erano le coppie sposate, magari monoreddito, che però rimanevano escluse dalle graduatorie» spiega a tempi.it Valentina Castaldini, consigliere comunale del Pdl. La disparità tra chi fa una dichiarazione veritiera e chi mente è grande: «A Bologna le coppie che decidono di non sposarsi e che mantengono la residenza separata per avere agevolazioni sono circa il 40%». In questo modo risultano come genitori unici, quindi tutelati quando fanno richieste di qualsiasi tipo: dalla mensa al trasporto scolastico. «Anche se di fatto, non lo sono. Mantenere il domicilio dai genitori, è improbabile. E truccare le carte per avere vantaggi sui servizi che il Comune eroga, è incivile».

La prima città ad adottare un modello trasparente di questo tipo è stata Firenze: in caso di genitori non coniugati che hanno residenze anagrafiche distinte, si applica la normativa vigente per i soggetti coniugati ed è necessario presentare l’attestazione Isee di entrambi i genitori. Ora è la volta di Bologna, ed è probabile che in tempi rapidi altri comuni seguano il buon esempio: «Non va modificata la legge nazionale, né va varata una legge a livello regionale. Basta una semplice delibera di giunta». A Bologna, racconta soddisfatta la Castaldini, l’approvazione è stata unanime. Anche perché il problema era sentito: «Ci sono famiglie infuriate, che rimangono fuori dalla graduatoria per anni. Le statistiche comunali parlano chiaro. Siamo lieti di aver fatto un passo importante, per una città più equa».

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