Arsène Wenger e Arsenal-Bayern. A volte anche le panchine degli immortali traballano
Tensione, dubbi, paura: il clima che si respira in casa Arsenal è uno dei peggiori con cui Arsène Wenger ha dovuto fare i conti in questi 16 anni a Londra. Stasera all’Emirates Stadium sarà una di quelle serate di grande calcio europeo: ottavi di finale di Champions. Avversario il Bayern Monaco, solitaria capolista in Bundesliga +15 dagli inseguitori. Il nemico peggiore per una squadra in difficoltà come i Gunners. La sfida più difficile per un allenatore che, dopo quasi due decenni alla guida dei biancorossi, ora non è più così sicuro di rimanere ancora a lungo all’Arsenal.
UNICO OBIETTIVO: LA CHAMPIONS. Deludente è stata fino ad adesso la stagione dei londinesi: in Premier continuano a brillare poco, quinti a quattro punti di ritardo dai rivali del Tottenham. Per le coppe nazionali hanno prenotato un posto davanti alla tv, eliminati dal Bradford in Capital One Cup e, sabato scorso, dal Blackburn in FA. Resta solo la Champions, terreno dove l’Arsenal è spesso stata in grado di andare avanti offrendo un bel calcio, ma dove onestamente sembra partire con un po’ di ritardo rispetto ad altre compagini più favorite. A partire già dal Bayern Monaco, corazzata che in campionato ha concesso ad oggi solo 7 reti e che arriva in perfetto stato di forma, forte di 13 risultati utili consecutivi in Bundesliga e di una difesa che non capitola da prima di Natale. In campionato ha praticamente chiuso ogni discorso, e gode di tutta la tranquillità per dedicarsi a piene forze al cammino in Champions.
NERVOSISMO COI GIORNALISTI. Da professore di calcio Wenger conosce la forza dei bavaresi: ha studiato le loro partite, conosce la prolificità di Mandzukic, la polivalenza di Muller, la leadership di Schweinsteiger, la velocità di Robben e Ribery. E ieri in conferenza stampa è apparso ancor più fastidioso del solito, cercando goffamente di nascondere la sua irrequietezza pre-match sotto la spocchiosa espressione che da sempre lo accompagna. Così capita che un giornalista gli chieda sul suo futuro, e lui allora punti il dito contro le informazioni scorrette che circolano sul suo conto per poi spiazzare tutti, chiedendo ad un reporter: «Perché mi guardi?». Domanda retorica, almeno quanto la risposta immediata: «Perché questa è la sua conferenza stampa». Insomma il francese è teso, non ama le domande che possano metterlo troppo in difficoltà: quando gli viene chiesto circa la brutta sconfitta col Blackburn di sabato scorso, lui taglia corto dicendo: «Possiamo avere qualche domanda sul match di domani?». Salvo poi risultare ancora più tignoso nel rispondere ad un giornalista tedesco che gli chiedeva un parere sugli avversari: «Non parlo del Bayern Monaco».
FINITA LA PAZIENZA DEI DIRIGENTI? Wenger sa quanto è importante la sfida di stasera e sa che, se dovesse andare male, la settima stagione senza titoli in casa Gunners sarebbe troppa anche per il presidente più paziente. Con Kroenke, numero 1 dell’Arsenal, la vicinanza non è più la stessa di qualche anno fa e sebbene Arsène abbia regalato 3 lustri di grande calcio alla Londra biancorossa, e sebbene abbia confezionato una quantità infinita di campioni arrivati semi-sconosciuti e partiti a suon di milioni, il suo progetto non può essere infinito.
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