“Alla ricerca di Dory”, la Pixar ai suoi massimi livelli. Come (quasi) sempre

Di Simone Fortunato
19 Settembre 2016
Un po' sequel e un po' remake di "Alla ricerca di Nemo", il film di Andrew Stanton è un viaggio ricco di colpi di scena verso il Padre, radice dell'esistenza

alla-ricerca-di-dory-film-cinema

[cham_inread]

La pesciolina Dory ha degli sprazzi di memoria: ricorda confusamente i suoi genitori. Partirà per un lungo viaggio per ritrovarli.

La Pixar ai suoi massimi livelli. Lo diciamo ogni anno anche se ultimamente un po’ meno (Arlo e prima Monsters University erano belli ma non meravigliosi, ma chissenefrega).

[pubblicita_articolo allineam=“destra”]Alla ricerca di Dory riparte dove era finito Nemo, di cui costituisce un po’ un sequel e un po’ un remake. L’idea alla base è bellissima: nonostante tutti i difetti, tutte le mancanze, c’è qualcosa che non muore e non si dimentica mai. Un filo rosso che ti conduce al Padre e alla radice della tua esistenza.

Così, nel viaggio, complicato e ricco di colpi di scena, Dory pinna dopo pinna, incontro dopo incontro, amico dopo amico, ritrova i pezzi del proprio passato e li ricompone come in un puzzle. Viene in mente Inside Out e i ricordi primari o come si chiamavano.

Qui la cosa che commuove di più è che la realtà ti è sempre amica ed è rappresentata da un mare di incontri buoni e provvidenziali.

Alla ricerca di Dory, di Andrew Stanton

[cham_piede]

Articoli correlati

1 commento

  1. Ariele

    A mio figlio fa venire in mente la frittura di paranza.

I commenti sono chiusi.