Nell’anno in cui l’Italia celebra i suoi 150 di Paese unito, il Meeting di Rimini si è dato un tema, un filo conduttore, particolarmente evocativo, che racchiude in poche parole le storie di milioni di persone, che in questo secolo e mezzo hanno scritto la storia del nostro popolo.
“L’esistenza di ogni uomo possa trovare una certezza”: se così non fosse stato, se tutti gli uomini e le donne che in questi anni hanno lottato per un Paese giusto, unito, libero, si fossero arresi davanti alle sfide quotidiane che la vita mette davanti, probabilmente adesso non staremmo a guardare al nostro passato con orgoglio e al futuro con speranza e fiducia. La stessa speranza, la stessa fiducia che coloro che ci hanno preceduto riposero nel tempo che noi viviamo, convinti com’erano che gli ideali per i quali si battevano andavano difesi.
È come se tutte quelle persone ci avessero idealmente passato un testimone, ed è per questa ragione che ogni volta che mi viene chiesto di parlare “delle donne”, il mio pensiero va, prima di tutto, a coloro che hanno fatto grande l’Italia. Nella mia mente si fanno spazio le loro storie, quelle che si leggono sui libri, ma anche racconti di esistenze per così dire “normali”: quelle che non fanno rumore, ma che ogni giorno animano la vita di famiglie, di quartieri, di città e contribuiscono a delineare, con la loro esistenza, la storia di una Nazione.
Molte delle donne impegnate erano anche animate da principi cristiani, capisaldi del loro agire. Penso, ad esempio, a Armida Barelli, tra i cofondatori dell’Università Cattolica, che tanto si batté per il voto alle donne. O a Francesca Cabrini, che accolse gli italiani emigrati all’inizio del secolo scorso nel Nuovo Continente.
Dalla conquista del voto ad oggi ne abbiamo fatta di strada: sempre più donne sono a capo di aziende, di sindacati; occupano ruoli importanti nella politica. Se tutto ciò oggi è possibile si deve al coraggio di quelle pioniere che non hanno avuto paura, ma che hanno cercato la loro identità, le loro certezze trovandole nella propria esistenza, nel contributo che potevano offrire attraverso il loro operato.
L’8 marzo di quest’anno, in occasione della Giornata Internazionale della Donna al Quirinale, si è parlato di queste e di altre protagoniste, anche di epoche diverse; il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso del suo intervento, ha voluto porre l’attenzione sul ruolo della donna nella società attuale. L’ha fatto esaltandone gli sforzi con i quali ciascuna affronta le difficoltà, in un’epoca che non può dirsi “semplice”; ma l’ha fatto anche ricordando come la rappresentazione della donna sia oggi riconducibile a «un’immagine consumistica che la riduce da soggetto a oggetto propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto».
Parole sagge, che suonano da monito alle Istituzioni che hanno il dovere di lavorare all’edificazione di una società libera da discriminazioni e disparità.
È anche per questa ragione che, come Ministro per le Pari Opportunità, ho – per la prima volta in Italia – siglato un’intesa con lo Iap, l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria. L’accordo ci permette di intervenire per il ritiro di spot o campagne che, attraverso una rappresentazione volgare, sessista della donna, violino gli articoli del codice di comunicazione pubblicitaria inerenti il rispetto della persona e dell’immagine femminile.
Intervenire quindi sull’idea che l’opinione pubblica ha dell’immaginario femminile per dar voce alle tante donne che ogni giorno, nel nostro Paese, lavorano impegnate in un’ attività commerciale o imprenditoriale, in una scuola, negli uffici, negli ospedali o in una caserma. Scardinare, così facendo, stereotipi e luoghi comuni i cui spesso trovano terreno fertile sacche di violenza o discriminazioni, ed offrire alle donne strumenti legislativi e pratici per affermare il proprio talento e, allo stesso tempo, non penalizzare la cura della famiglia.
Lo abbiamo fatto percorrendo queste due strade parallele, certi che la peculiarità del genere femminile è quello di dare la vita, una vocazione che dev’essere assecondata offrendo condizioni che consentano alla donna di non dover scegliere tra lavoro e famiglia. Non sarebbe giusto.
Perché sono certa che, al giorno d’oggi, la libertà delle donne, quella che il Meeting di Rimini definisce la “certezza” di ognuno di noi, passa attraverso leggi che prevengano e puniscano senza eccezioni ogni forma di violenza di genere, si traduce in quella che definiamo “possibilità di scelta” per ogni donna. Di liberarsi dalla violenza, se ne è vittima. Di poter esprimere il proprio talento in una professione, di essere madre. Lo sforzo che abbiamo voluto fare è stato assoluto, in questa direzione: il Dipartimento per le Pari Opportunità ha stanziato 40 milioni di euro in servizi di cura per l’infanzia.
Assunzioni più agevoli
Con il Ministero per la Pubblica Amministrazione ed il Sottosegretario per la Famiglia, poi, abbiamo finanziato con 25 milioni, un Piano Asili nido nella Pubblica Amministrazione. Idee, queste, che ho voluto condividere con voi nelle scorse due edizioni del Meeting di Rimini, che sono diventate tali grazie anche ai preziosi consigli delle preziose persone che ho incontrato tra i vostri stand.
Siamo certi che la via da percorrere per sostenere una lavoratrice sia aiutarla nelle piccole grandi scommesse di ogni giorno. E se il Governo italiano è impegnato a sostenere la maternità, se disponiamo misure che aiutano le donne a rendere più flessibile il part time e più agevoli i primi anni dopo la nascita del figlio, se sosteniamo il telelavoro, se abbiamo creato asili nido nelle pubbliche amministrazioni, è perché la sensibilità femminile ha contribuito all’entrata in vigore di leggi che prevedono il divieto di discriminazione sul posto di lavoro o di ostacolo alla carriera anche in caso di gravidanza e l’introduzione dell’astensione obbligatoria dal lavoro per maternità che, ancora oggi, dopo 40 anni dall’approvazione in Italia, altri Paesi non prevedono.
A livello territoriale abbiamo puntato a sanare il divario tra Settentrione e Meridione, attraverso misure che consentano nuove e più agevoli assunzioni a tempo indeterminato, procedendo alla defiscalizzazione sui nuovi assunti, del 50 per cento degli oneri salariali fino a 24 mesi, per quelle aziende che operano in Regioni svantaggiate e in settori dove c’è una disparità di presenza nel mercato del lavoro tra i sessi.
Azioni e risultati concreti
Allo stesso scopo, è stato stabilito che i nuovi contratti di apprendistato potranno essere applicati anche a donne che abbiano perso il lavoro da almeno sei mesi, offrendo quindi loro un aiuto concreto per ricollocarsi all’interno del mercato del lavoro. Infine, abbiamo deciso di sostenere l’imprenditorialità femminile, uno dei pochi settori che ha risposto e tenuto positivamente alla crisi economica mondiale da cui è stato interessato anche il nostro Paese e che oggi rappresenta il 20 per cento del panorama imprenditoriale italiano. Lo abbiamo fatto attraverso fondi mirati a finanziare progetti precisi di implementazione e sviluppo delle imprese rosa.
Tutto questo è stato concepito, e realizzato, per fare in modo che le “Pari Opportunità”, questa formula che spesso si legge nei comunicati ufficiali e sulla carta stampata, spesso evocata ma troppo spesso astratta, avesse finalmente un contorno ben preciso. Volevamo far sì che ad essa rispondessero azioni e risultati concreti. C’è ancora da fare, ne sono consapevole, ma il percorso è segnato, la strada è spianata. E tra 150 anni, per festeggiare i 300 anni dell’Unità d’Italia, alla 182ma edizione del Meeeting, si parlerà certamente ad un Paese diverso, più a misura di donna.
Mara Carfagna è ministro per le Pari Opportunità