E quindi era tutta una balla. Ricordate il caso della professoressa “omofoba” di Torino? Tempo fa su Repubblica – e dove altrimenti? – era scoppiato il caso dell’istituto Pininfarina di Moncalieri, scuola dove insegna Religione Adele Caramico. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, opportunamente rilanciata dal quotidiano di Ezio Mauro, la docente aveva detto a un suo alunno che lui doveva curarsi perché gay. Balle, appunto. Balle che quello studente aveva raccontato prima all’Arcigay e poi ai media.
Un’indagine interna della scuola, come spiega oggi Avvenire, ha chiarito che «la docente non ha abusato del suo potere, né ha fatto proselitismo, ma ha svolto soltanto la sua funzione educativa». Tutte cose che la professoressa aveva sin da subito chiarito e che i suoi stessi figli, in una lettera sempre ad Avvenire, avevano rivendicato, dopo le infamanti accuse contro la madre.
Sul caso era intervenuto anche il cardinale arcivescovo emerito di Torino Severino Poletto, spiegando la sua opposizione a un «orgoglio omosessuale che sembra diventato un vanto».
L’ODIO NEI CORRIDOI. Quindi: la professoressa quelle frasi non le ha mai pronunciate. «Ora – dice Caramico ad Avvenire – si suppone che tutto torni come prima, ma gli sguardi d’odio nei corridoi e perfino al supermercato non potrò mai dimenticarli». Per il resto «c’è la grande gioia per aver camminato nella verità, per essermi affidata».
L’insegnante rischiava la sospensione, ma sono stati gli stessi alunni della classe a scagionarla, spiegando quanto avvenuto nell’ora di lezione.
La preside dell’Istituto ha così potuto constatare cosa è realmente accaduto e ieri ha diramato un comunicato nel quale spiega che «la lezione di religione è iniziata regolarmente, con la richiesta agli studenti di scrivere delle riflessioni sulla bioetica». Il dialogo «è proseguito con un gruppo di due o tre ragazzi, mentre il resto della classe procedeva con lo svolgimento del compito assegnato. Le diverse posizioni emerse durante la conversazione rispecchiano il dibattito corrente nella società italiana circa il tema in discussione» e «dalle testimonianze dei ragazzi si riscontra che il dialogo si è svolto con serenità, con toni e termini propri di un ambiente scolastico e della sensibilità degli studenti». La professoressa «non ha abusato del suo potere, né ha fatto proselitismo, ma ha svolto la sua funzione educativa».