Non ci dobbiamo perdere, per favore, il perfetto articolo di Pierluigi Battista nell’odierna edizione del Corriere della Sera, dedicato alla presentazione della biografia di don Luigi Giussani, autore Alberto Savorana, da oggi in libreria per i tipi della Rizzoli.
Battista che, come è noto, è una delle penne più acuminate del mondo del giornalismo e della cultura di stretta osservanza laica, ci dice – e ce lo dice con finezza di sensibilità umana e intelligenza rara di questi tempi- che nel profilo di quest’uomo c’è qualcosa di così singolare da rimanere abbagliati e, ancora oggi, a distanza di quasi dieci anni dalla sua morte, avvinti.
In tre passaggi folgoranti Battisti coglie il nocciolo della sfida che questo prete di Desio porta nel mondo, essendo che le sue idee e un certo modo di sentire il cristianesimo vivono, o possono vivere, anche adesso nei suoi amici e in chiunque sia aperto a considerare il suo pensiero e opera. Entrambi i fattori vengono colti da Battista con lucidità e simpatia esemplari. Ed ecco come, in due brevi schizzi, Battista abbozza il ritratto di Giussani.
1) capacità di giudizio che origina totalmente dalla fede investe la realtà totale, fin negli aspetti e momenti più minuti e frenetici. «Il ricordo si fissa sulla fermezza delle risposte di don Giussani in mezzo a quel frenetico luogo di transito continuo: sulla capacità di andare oltre il nocciolo essenziale delle questioni, al loro cuore “palpitante” per dirla con il Giussani ventiquattrenne. Come se veramente l’essenziale della sua vita e della sua fede, il cristianesimo come testimonianza di un Dio che si incarna, si fa uomo, poi muore e risorge, fosse una fiaccola capace da sola di rischiarare le cose».
2) «Questa biografia di Savorana, scritta con l’amore e la devozione del discepolo ma sorretta da una documentazione imponente che deve aver richiesto all’autore uno sforzo eccezionale nel corso degli anni, ci restituisce il percorso di un uomo nato a Desio, che ha camminato nel mondo ispirato alla fede di Cristo, che si è fatto prete, ma che non è riuscito a concepire il suo ruolo di sacerdote se non come impegno nel mondo, a contatto con i suoi discepoli».
Chiudo con una domanda che sorge spontanea: noi, suoi discepoli, stiamo vivendo così?
qui potete scaricare l’articolo di Battista su Giussani