Caro direttore, a proposito del bel dibattito sull’unità e diversità, mi permetto segnalare una bella paginetta di storia (Massimo Camisasca, “Comunione e Liberazione”, vol. III, pp.163-164, 2006) che evidenzia bene la novità della concezione giussaniana.
«In Lazzati troviamo in primo piano l’ascesi, la volontà, la battaglia, l’idea gemelliana del Regno. “Nel suo parlare e nella sua vita spirituale si coglieva certamente la sua formazione di matrice ignaziana”, ha scritto il cardinale Attilio Nicora. In Giussani invece in primo piano è sempre l’ontologia nuova realizzata dall’Incarnazione. Si comprende meglio tutto ciò se lo si approfondisce anche in rapporto all’incontro di Lazzati con Umanesimo integrale di Maritain.
È Pietro Zerbi a testimoniare quale cambiamento provocò in Lazzati questa lettura, assieme all’esperienza del campo di concentramento. “Ebbi [nel 1947-1948] l’impressione di trovarmi di fronte a un uomo sensibilmente diverso da quello del 1943. Avvertii che egli aveva fatto nuovi incontri, nuove esperienze: la frequentazione di forti personalità come Dossetti, la lettura e lo studio di Maritain”.
Su questo riferimento a Maritain, da tutti accettato e sottolineato, occorrerà soffermarsi. È proprio qui che si radica la divaricazione tra il cristocentrismo di Giussani, ereditato dalla scuola di Venegono, e il “distinguere per unire” di Lazzati o “l’unità dei distinti”, come è stato detto altrimenti, unità che si realizzerà soltanto nell’escatologia, alla fine dei tempi. Per Giussani invece l’unità è già realizzata, seppure non ancora pienamente espressa, nell’uomo nuovo, la nuova creatura che Cristo ha portato nel mondo attraverso la Sua incarnazione, morte e resurrezione, donata col battesimo ai “suoi”, come li chiama il Vangelo di San Giovanni. (…) Ciò che distingueva Giussani da Lazzati non fu in realtà mai la negazione delle necessarie distinzioni, ma l’insistenza sull’unità come condizione necessaria per capire le distinzioni. Il fondatore di CL ripeteva spesso: ciò che non parte unito non si unisce più».