Si va in bianco al Musée d’Angers che festeggia i cento anni dalla nascita di Yehouda Chaïm Kalman (Lodz 1912 – Angers 1991), pittore e scultore francese di origini polacche – meglio conosciuto con il nome d’arte di Thomas Gleb – che scelse, nel corso della sua vita creativa, il colore della purezza come simbolo di una atemporalità che unisce tradizione e modernità. Il bianco infatti, non allude solo al sacro, ma anche all’autonomia e alla libertà di chiunque lo scelga e lo usi per la creazione di diverse forme d’arte – dalla scultura, alla ceramica, al disegno, all’installazione, all’abbigliamento – trasformandolo in un rivestimento di tutto rispetto, tutt’altro che monocromo.
Dal titolo Sacré blanc ! Hommage à Thomas Gleb (1912-1991), l’esposizione francese, aperta fino al 16 settembre nella graziosa cittadina della Loira, invita una cinquantina di artisti contemporanei a confrontarsi, con le loro produzioni, con l’opera del protagonista. A spiccare Olga Boldyreff con unlungo abito bianco intitolato La conquête de la couleur, Cécile Dachary con la Grande peau – una grande pelle di écru appesa al muro – e Mylène Salvador-Ros con Cordon ombilical – Fleur de vie, un cordone ombelicale bianco che prende le forme di un fiore da cui nasce la vita.