Quando nel settembre 2011 con lo pseudonimo di Adamo Creato un giovane aveva raccontato di «essersi liberato dai lacci dell’omosessualità» al sito uccronline.it, dell’Unione cristiani cattolici razionali, erano esplose nuove polemiche contro la teoria riparativa dello psicoterapeuta Joseph Nicolosi. Queste teorie, scriveva il Fatto Quotidiano del 23 ottobre 2011, «come sostiene la comunità scientifica, sono prive di fondamento». L’articolo si concludeva riportando la posizione di quanti pensano che «gli ex omosessuali non esistono e, se anche sono sposati con moglie e figli, sono omosessuali che stanno mentendo o sono repressi».
Così il sito uccronline.it ha cominciato ad ospitare altri interventi con vicende simili. Il 13 marzo scorso, ad esempio, è stata riportata la testimonianza di Ruben Garcia secondo cui «dietro una persona omosessuale si nasconde spesso una storia di profondo dolore» e e secondo cui l’omosessualità «è un disturbo che nasce da una deprivazione emotiva». Garcia ha raccontato di una vita passata fra l’omosessualità e la transessualità, fra «la pornografia e la prostituzione», abbandonata grazie ad una conversione che ha riempito «un vuoto enorme». «Ci sono quelli – diceva – che parlano dell’omosessualità come un diritto e quelli che la vedono come una depravazione priva di soluzioni. La realtà è un’altra. Sono persone particolarmente bisognose di essere amate con autenticità e senza riserve», bisognose di «conoscere l’amore di Dio, di sapere che non è un castigatore, ma un padre misericordioso».
Non solo. Gracia denunciava il mondo omosessuale che nega realtà di disagio, spiegando che se all’epoca gli fosse stato chiesto se fosse felice «avrei risposto di sì, perché nell’ambiente gay è vietato dire il contrario». Diceva poi Garcia che è «falso luogo comune» secondo cui «la promiscuità sessuale ti rende libero e la castità represso. È esattamente l’opposto (…) la castità dà la felicità che non dà l’egoismo. La dipendenza degli istinti fisici non dà libertà».
Giovedì scorso il sito cattolico ha ospitato una nuova storia. Alberto Perez, giovane di 20 anni, ha descritto la terapia riparativa come la «strada che mi ha portato all’autocoscienza di ciò che ero. La cosa strana era che questa situazione non riguardava nello specifico la sessualità. Mi resi conto che le mie attrazioni omosessuali avevano la loro origine in problemi emotivi. La lettura del libro “Riscoprirsi normali” di Richard Cohen mi scosse. Mi sentii descritto in tutto». La terapia, diceva Perez, aveva «toccato tutte le aree “scoperte” della mia vita; ha individuato tutti i fattori che hanno attivato il complesso omosessuale. L’omosessualità non è altro che il grido dell’anima che desidera riempire tutti i vuoti affettivi passati». Perez ha raccontato del suo progetto di «aprire una trasmissione radiofonica sull’argomento», per «portare avanti la mia denuncia contro le lobby gay», che «ora diranno: “Visto te l’ho detto: è bisessuale non gay”». Ma «la realtà è che non ci sono uomini gay. L’orientamento omosessuale non esiste, ci sono uomini eterosessuali con attrazioni omosessuali».
Nell’intervista in lingua spagnola, riportata per intero sul quotidiano religionenlibertad.com, Perez parla dell’omosessualità come di «una risposta sbagliata, una menzogna, una falsa promessa che non ti soddisfa». E pure in questa vicenda appare decisiva, oltre che la terapia, la conversione come vera risposta «al grido dell’anima»: «Amico, non ti condannare, non non ti giudicare non ti disprezzare. Dio non lo fa, Dio crede in te più di quanto tu creda in lui».
Perez ha raccontato dell’aiuto ricevuto dalla famiglia e dagli amici. Oggi sa che tali dichiarazioni comporteranno altre polemiche, ma il ragazzo è cosciente anche «di quanto ci guadagno. Facendo un bilancio ne vale la pena. Molti si giocano la faccia mentendo. Perché non esporsi a favore della verità? Non mi preoccupa quello che diranno. Credo che sia una responsabilità importate, la mia voce insieme a quella di altri è la voce dei senza voce».