Riceviamo e pubblichiamo una nuova lettera della presidenza dell’associazione Agapo (Associazione di Genitori e Amici di Persone Omosessuali) al sindaco di Milano Giuliano Pisapia in merito al registro delle coppie di fatto. Agapo, nei giorni scorsi, aveva già inviato una missiva al primo cittadino, che era stata attaccata da alcune associazioni omosessuali (Arcigay).
Egregio Sindaco,
considerati gli ultimi sviluppi in tema di Registro delle coppie di fatto e l’intervento del 19 luglio da parte di Arcigay, primo ideatore dell’iniziativa politica concretizzatasi nell’attuale proposta di delibera, chiediamo di essere ancora una volta ascoltati.
Noi, genitori di AGAPO, Associazione di Genitori e Amici di Persone Omosessuali, ribadiamo la nostra profonda contrarietà nei riguardi di provvedimenti o leggi speciali per gli omosessuali, neanche quando questi siano motivati da buone intenzioni. Gli omosessuali, tra cui i nostri figli, sono uomini e donne come tutti gli altri, non sono una razza speciale, né sono un terzo, quarto o quinto sesso.
Le preferenze erotico-sessuali sono fatti privati e allo Stato non devono interessare, né per togliere diritti né per conferirne di aggiuntivi. Non è mai esistito il bisogno di porre le relazioni tra persone dello stesso sesso sotto particolare tutela dello Stato e ciò per buoni motivi: dalla relazione non possono nascere figli, né è presente la “figura debole” che per default abbia bisogno di tutele di natura pubblica. Indurre le persone omosessuali (e le altre) a pensare oggi che ciò rappresenti una discriminazione o la “negazione di dignità”, ci sembra una grave manipolazione dei fatti.
Il presidente di Arcigay, Marco Mori, nella sua lettera del 19 luglio, accusa i genitori AGAPO di “frequentare (troppo) le sacrestie, magari in compagnia di preti pedofili”, di “macchiarsi del sangue delle persone omosessuali” ecc.. Ci accusa inoltre di essere razzisti e come tali in Sudafrica ci saremmo nel caso opposti a matrimoni interrazziali.
Resta da chiedersi come Arcigay sia arrivata a una tale esternazione. Crediamo che l’amministrazione comunale di Milano non sia completamente estranea allo sviluppo di tali fatti, avendo accettato durante tutti gli ultimi docici mesi in tema di coppie di fatto e di famiglia esclusivamente gli interlocutori di una parte, come se gli omosessuali fossero proprietà privata di Arcigay e degli enti collegati, al punto tale, che tra i loro attivisti si è rafforzata l’idea secondo cui il diritto di parola in tema di omosessualità spetti solo a loro.
Chiediamo ai consiglieri di prendere atto che Arcigay rappresenta una piccola parte delle persone con tendenza omosessuale e che il concetto di identità gay è accettato solo da una parte degli stessi omosessuali.
AGAPO è un’associazione apartitica, con persone politicamente orientate a destra come a sinistra, tra i suoi soci sono presenti genitori di estrazione sociale diversa, ci sono stranieri, ci sono genitori di colore e famiglie che hanno adottato bambini di colore. Nessuno ha respinto il figlio omosessuale, nessuno gli ha imposto terapie riparative. Dal punto di vista sociale, politico ed etnico la nostra associazione rappresenta forse uno spaccato della società.
Cogliamo l’occasione per dire che l’aspetto di plurietnicità delle famiglie AGAPO non è mai stato per noi un tema, esso rappresenta semplicemente un fatto naturale. Menzioniamo ciò perché è questa la dimensione culturale che sognamo per i nostri figli con tendenza omosessuale: che essi vengano trattati come tutti gli altri e soprattutto che possano sentirsi liberi da ruoli sociali e da identità preconfezionati.
È chiaro a chiunque si sia occupato del tema che l’attuale proposta di delibera sia stata concepita esclusivamente in riferimento alla questione omosessuale. Pertanto ci auguriamo che ora la politica si astenga dall’emanazione di provvedimenti e leggi speciali che tendono a identificare, classificare e chiudere gli omosessuali dentro una gabbia sociologica.
Confermiamo il nostro apprezzamento per il progetto di istituire da parte della sua amministrazione un osservatorio volto a monitorare gli atti omofobi, la relativa giurisdizione (in particolare l’applicazione dell’aggravante previsto dalla legge) e il rispetto delle leggi e norme a tutela del convivente esistenti. Ciò, secondo il nostro parere, aiuterebbe fortemente a conferire sostanza ai diritti e trasparenza all’intero dibattito in tema di omosessualità perché finalmente basato su dati e fatti.
Distinti saluti
La presidenza AGAPO
Lettera firmata