
Piazza Grande tutta per Lucio Dalla, ma com’è difficile rendere omaggio ai grandi artisti
Ricordare un grande artista nel giorno del suo compleanno, a un anno dalla scomparsa, non è impresa facile. Sopratutto se l’artista in questione è Lucio Dalla, l’omino piccolo dai capolavori immensi. Le premesse erano ottime: la sua piazza Grande, i suoi amici, le sue canzoni, la città raccolta attorno a un palcoscenico e i suoi gorgheggi che risuonano tra un campanile e il sagrato della chiesa di San Petronio.
MORANDI. A Bologna fa freddo ma in migliaia si stringono in piazza Maggiore per assistere al concerto evento “4 marzo”. A presentare un emozionatissimo Gianni Morandi, amico di vecchia data di Lucio, sinceramente commosso davanti a un pubblico che canta e balla ogni singola nota. Molte gaffe, tutte quasi perdonabili, anche se su Twitter in molti lo prendono in giro, ma Morandi è l’artista che esce meglio dalla serata di ieri, conduzione incerta a parte. Sceglie Vita per aprire il suo omaggio, la canzone con cui Lucio Dalla gli ha regalato la sua seconda vita artistica, e la voce non lo tradisce, come accade a molti altri colleghi. Sugli schermi in giro per la piazza scorrono immagini di repertorio di Dalla – di rara ricchezza artistica – che riequilibrano una serata troppo scontata. Tutti gli artisti che si alternano sul palco, da Renato Zero (che si esibisce in playback nella canzone Lu, scritta per l’amico e inserita nel suo nuovo cd) a Samuele Bersani non riescono a restituire al pubblico l’intensità delle poesie composte da Dalla. Il compito è più che arduo e quasi tutti i cantanti scelgono i brani per il loro significato, rinunciando a scelte più nelle loro corde, con l’inevitabile conseguenza di riuscire davvero in pochi a restituire al pubblico l’incanto della musica di Dalla.
CARA. Oltre al già citato Morandi, Zucchero sul sagrato di San Petronio dedica all’amico una versione di Ave Maria, canzone portoghese degli anni Trenta, che interiorizza e a cui aggiunge versi composti per la serata, con brividi assicurati e non per il freddo. Bravissima anche Fiorella Mannoia, nella sua versione di Cara e nel duetto con Giuliano Sangiorgi in Anna e Marco, anche se il cantante salentino non rinuncia ai suoi famosi virtuosismi vocali appesantendo inutilmente la canzone. Pino Daniele sceglie di confrontarsi con Caruso, la canzone più amata dal pubblico, ma lo fa con troppa chitarra e poca voce e il risultato è musicalmente impeccabile e vocalmente impoverito. Ron, Angela Baraldi, Luca Carboni e Stefano Ligi cantano Cosa sarà, spinti da un Ron in stato di grazia che torna sul palco poco dopo per cantare Henna. Lui, come pochi altri, ha davvero negli occhi il ricordo di un uomo che gli ha cambiato la vita per sempre.
MELODICO. Discorso a parte meritano alcune scelte troppo azzardate, come Gigi D’Alessio alle prese con Disperato erotico stomp, ribattezzata immediatamente dalla rete come Disperato melodico stomp, e Andrea Bocelli, che ha evitato la scelta scontata di Caruso intonando senza infamia e senza lode 4 marzo ’43. La serata termina poco dopo la mezzanotte e nell’aria rimangono sopratutto i pezzi di repertorio mandati in onda da Rai Uno: il video di Vecchioni, Dalla e Guccini che cantano Porta Romana alla Trattoria da Vito, Dario Fo e Lucio Dalla che cantano con un linguaggio incomprensibile e Morandi preso in giro dall’amico per la sua mania di concedere bis. Queste rarità, più delle cover cantate sull’onda di un emozione forse troppo grande, hanno reso bello lo spettacolo di ieri e hanno confermato quanto sia difficile omaggiare artisti come Lucio Dalla, Giorgio Gaber e Fabrizio De Andrè. Troppo difficile, anche quando un gruppo di amici dal talento indiscusso ce la mette davvero tutta.
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