Mai come in questi giorni i cortili di Milano sono al centro di filosofiche discussioni: il sindaco Giuliano Pisapia ha deliberato, con tanto di ordinanza comunale, che i bambini possano tornare a giocare negli spazi comuni dei loro condomini e le signore già sono in pena per i loro gerani, i gatti corrono a nascondersi dietro i bidoni dell’immondizia e il portinaio si prepara a una lotta armato di scopa. Scene da 2012 che sanno di amarcord, di mercatini allestiti con Barbie con i capelli in aria, figurine Panini, riviste della mamma, macchinine sottratte al fratellino minore e carte sconto della benzina abbandonate inavvertitamente sul comodino da papà.
Scene che nella Milano dei «cambi e delle banche» cantata da Lucio Dalla non si vedevano da anni, ma che in provincia sono ancora una splendida realtà: «Ma perché a Milano nei cortili non si può giocare? E perché?», è la lecita domanda dei colleghi pendolarmente felici. E mi accorgo che per i milanesi d’adozione è diventata soltanto un’ovvietà, lontana da un’infanzia pugliese condita da corse tra i campi di pomodoro e i palloni sempre sotto alle macchine, con le urla dei bambini della signora del primo piano che diventano piano piano un vago ricordo che riemerge ogni tanto davanti a un vecchio film.
Adesso i bimbi di città che sentiamo ridere la domenica mattina (ma che non conosciamo), gli stessi bimbi che non stanno nella pelle quando c’è il blocco delle auto perché possono impossessarsi della città a bordo della loro bicicletta potranno fare amicizia e giocare a pallone sotto lo sguardo un po’ severo e un po’ contento del vicinato. Che intanto, potrebbe persino decidere di organizzare una festa di compleanno negli spazi del condominio. Certo, c’è da convincere la signora di 86 anni che “vieta le feste da ballo e la musica dopo le 23”, ma che magari davanti a una torta salata potrebbe dare un calcio alla sua solitudine e scendere al piano terra per parlare (e criticare velatamente) la coppia di neo sposini appena arrivati che non sanno ancora cosa li aspetta. Sembra che a Milano stia prendendo piede la moda delle feste di condominio, party privati che si trasformano in occasioni per socializzare e conoscere un lato diverso degli inquilini dell’altra scala, che alle riunioni votano sempre no ma che in fondo hanno anche preparato degli ottimi panini per i loro 25 anni di matrimonio e li hanno condivisi con gli altri 20 appartamenti in un pomeriggio di calda estate milanese, tra Minosse e le zanzare. E allora, perché no?