La Sla mi ha portato via mio marito Carlo. Ma in questi quattro anni sono avvenuti “miracoli”

Di Mirella Firinu Marongiu
29 Marzo 2013
La moglie di Carlo Marongiu racconta "l'eredità" lasciata dalla testimonianza del coniuge. «Cosa ci ha insegnato vivere 11 anni una vita diversa, di come si può gioire nella sofferenza»

I lettori di Tempi probabilmente ricorderanno la storia di Carlo Marongiu, il malato di Sla sardo cui dedicammo qualche anno fa una copertina del nostro settimanale (qui la sua storia). Carlo, dopo aver affrontato per anni con coraggio e ironia una malattia terribile, si spense nell’ottobre 2008. Da allora, la moglie Mirella ha iniziato un’infaticabile opera di testimonianza per raccontare a tutti la storia del marito e di come sia possibile – pur nelle drammatiche circostanze che la Sla impone – non perdere la speranza e guardare la vita con allegria e fede.
Mirella, recentemente, ha scritto un breve ricordo di Carlo per il bollettino Il Segno, notiziario di collegamento per gli amici del Pellegrinaggio Sinnai – N.S. di Bonaria. Lo riproduciamo di seguito.

Sono già trascorsi quattro anni da quando la maledetta (sla), così la chiamava Carlo, ha vinto la sua battaglia distruggendo il corpo ma non l’anima del mio adorato compagno di vita. Carlo sperava di vincere, oserei dire che comunque non ha perso!
Non è più con me e con noi ma l’eredità che ci ha lasciato rimarrà per sempre… per i nostri figli per i nostri nipoti per i giovani di oggi e di domani.

Non mi stancherò mai di raccontare di lui di come ha affrontato la sofferenza, della sua INGUARIBILE VOGLIA DI VIVERE, della speranza, della sua fede grande, del suo coraggio, e del suo grande amore per me per tutti e soprattutto per la vita. Diceva sempre che la vita è una cosa meravigliosa e vale sempre la pena di essere vissuta non importa come… E lui ha vissuto nella carne quel “non importa come…”.

La malattia gli aveva lasciato solo gli occhi e negli ultimi anni anche quelle due finestre luminose non irradiavano più quella luce meravigliosa che mi permettevano di capire le sue emozioni… Oggi tengo vivo il suo ricordo incontrando tante persone di ogni età.

Nel nostro percorso sono avvenuti dei miracoli, non quello che avevamo chiesto noi, la guarigione, ma altri. Aprendo la porta al mondo ci ha permesso di incontrare e conoscere tante persone, sono nate amicizie speciali semplicemente con una lettera o una telefonata che ancora oggi, che lui non è più con me, mi sono di aiuto e di conforto.

In questi quattro anni sono stata in tante scuole, oratori, convegni, per parlare del nostro percorso, cosa ci ha insegnato vivere 11 anni una vita diversa, di come si può gioire nella sofferenza. Questo è uno dei tanti miracoli! Riuscire a gioire delle piccole cose e dare importanza alle cose importanti. Vivere con amore e per amore ogni attimo della giornata, osservare, ammirare, gustare tutte le cose che la vita ci dona senza aspettare il domani, perché potrebbe non esserci… A me e a noi questo percorso ci ha insegnato soprattutto questo…

Mirella Firinu vedova Marongiu

sla

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3 commenti

  1. giuseppina

    Io mi sentirei una matta ipocrita se provassi una qualsivoglia forma di gioia ed entusiasmo perché a mio marito e’ venuta la sla. Mi sentirei una depravata.

  2. vigliakko

    Se la sla come giustamente dite voi e’ una malattia così fantastica, perché non proporre la somministrazione sistematica alla popolazione di un cocktail di farmaci capace di scatenarla? O e’ bella solo quando viene agli altri e serve solo ai fanatici cattolici entusiasti per fare improbabili lezioni di catechismo sulla bellezza della vita?

  3. gaston talon

    Harry Potter e i doni della morte.

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