Dopo il bambino farmaco nato in Francia e selezionato tra tanti embrioni per curare due suoi fratelli affetti da beta talassemia, oggi viene presentato al mondo un caso ancora più allarmante. La nascita, avvenuta tre mesi fa, di un bambino selezionato tra moltissimi altri embrioni, e che non è portatore del gene Brca 1, che può condurre allo sviluppo di diversi tumori. Il bambino, si evince dai media, sarà libero dal cancro.
Se nel caso del piccolo nato in Francia qualcuno aveva giustificato la scelta dei genitori, ipotizzando la loro disperazione e la volontà di curare i due figli gravemente malati, qui si tratta di persone che preferiscono scartare dei bambini pur di non rischiare di far nascere figli potenzialmente imperfetti. Anche se probabilmente, come ricorda a Tempi Bruno Dallapiccola, professore di Genetica medica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, «l’entourage medico ha moltissime responsabilità».
Che tipo di gene è il Brca 1? E’ sicuro che porti al tumore?
Questa è la vicenda di una famiglia, la cui mamma è a rischio tumore della mammella perché portatrice del gene Brca 1: chi lo possiede, lo trasmette in media alla metà dei figli. Tra questi che lo ereditano, non tutti sviluppano il tumore, la probabilità di averlo è del 70 per cento circa. Ma è una fandonia dire che senza quel gene il bambino sarà sicuramente sano. A parte il fatto che potrà sempre ammalarsi d’altro, è anche possibile che sviluppi proprio quello stesso tumore alla mammella, che, anche se nessuno l’ha detto, può generarsi pur nell’assenza di quel gene.
Quindi l’eugenetica resta un’utopia?
Sì, innazitutto perché non riusciremo mai a eliminare tutte le malattie: non tutte provengono dal codice gentico. Si vendono sogni e spiego perché: come mai coloro che chiedono meno test genetici sono proprio i genetisti e come mai quelli che li propongono alle donne sono altri? Chi offre i kit dei test è gente legata al business economico, che gira intorno alla fecondazione. I pacchetti diagnostici, offerti alle famiglie e alle donne in gravidanza anche a bassissimo rischio, sono costosissimi e arrivano a 2 mila euro per un bimbo concepito naturalmente. Cifra, per altro, che per le tecniche di fecondazione e la selezione degli embrioni sale esponenzialmente. Uno dei problemi maggiori è proprio questo, che la gente e le donne spesso compiono quello che una classe di medici li induce a fare mentendo. Chi si batte perché queste madri si rendano conto che stanno massacrando altri loro figli? Chi dice loro che la malattia non è cancellabile? Chi spiega che l’eugentica non garantisce la felicità? Nessuno. Anzi, si convincono i genitori dell’opposto e in cambio gli si spillano tantissimi soldi.
Il medico spagnolo che ha seguito la madre del bambino ha comunque ammesso che per ora «non si possono creare embrioni liberi da ogni malattia». Secondo lei chi fa ricerca pensa davvero di poter arrivare alla vita perfetta e immortale?
A parte l’espressione “creare” usata dal medico, che fa rabbrividire, come se fosse l’uomo a fabbricare la vita, chi promette che l’analisi genomica andrà a scoprire tutto quello che non va nel nostro dna dice il falso. Il motivo? Di solito chi dipinge scenari illusori ha grandi interessi economici.
Se il bambino si ammalasse, sapendo di essere stato voluto solo perché sano, come potrebbe reagire?
Beh, si sentirebbe senza valore. A quel punto, poi, cosa dovrebbero fare i genitori? Buttarlo via?
In Italia potrebbe accadere una cosa simile?
Ufficialmente la diagnosi preimpianto in Italia è vietata, ma vedendo centinaia di persone con problemi di sterilità, passati per i centri di fecondazione, conosco bene la realtà. La legge 40 in questo paese non è assolutamente rispettata. Vengono ancora prodotti tantissimi embrioni, che restano congelati senza obbligo di impianti, esattamente come accadeva prima della legge. Non solo, il fatto che la legge 40 sia stata smantellata da ripetute sentenze ha creato una confusione normativa per cui i centri di procreazione hanno le mani libere. Non so se si arriverà o se già si fanno diagnosi preimpianto, ma so che di fatto non c’è vigilanza né controllo sull’operato di chi fa la fecondazione in Italia.