Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – David Rockefeller. Nacque il 12 giugno 1915. Il bisnonno era stato un truffatore bigamo che cambiava volentieri nome, donna e città e imbrogliava i figli per addestrarli alla vita. Due figli arrivarono a fondare la Standard Oil Company: il maggiore, John Davison, fu il nonno di David. David nacque, ultimo di sei fratelli nella casa di famiglia, la più imponente di New York. La madre Abby, la “donna di famiglia”, anima e borsa del Museum of Modern Art nel 1929 della crisi, era figlia di un senatore del Rhode Island che faceva risalire le fortune della famiglia ai tempi del Mayflower. Quando i fratellini Rockefeller schettinavano per le strade di New York erano preceduti da una grande macchina con autista. Diversamente dal fratello maggiore Nelson, che soffriva di dislessia, allora non riconosciuta, e aveva problemi scolastici, tanto da non essere ammesso all’università di Princeton, nonostante nome e donazioni, David aveva studiato con profitto alla Lincoln School, creata dal filosofo John Dewey con lo scopo di educare insieme bambini di disparate provenienze sociali, per laurearsi infine a Harvard.
Se Nelson aveva finito per occuparsi di petrolio, della costruzione del Rockefeller Center, di politica, e malvolentieri della lite con Diego Rivera che pretendeva di inserire un ritratto di Lenin ben distinguibile nel murale dell’atrio del tempio del capitalismo mondiale, David si dedicò alla banca. Gli bastò la proprietà del cinque per cento del pacchetto azionario per diventare rapidamente presidente della Chase Manhattan Bank, con risultati finanziari non molto brillanti. Riuscì tuttavia a tessere un folto intreccio di rapporti internazionali e in periodo di guerra fredda intrattenne rapporti pacati sia con Ciu enlai, sia con Leonid Breznev.
Fu lui insieme a Henry Kissinger a premere perché lo Scià esiliato Reza Pahlavi potesse operarsi di tumore negli States, innescando la drammatica crisi dell’ambasciata americana di Teheran. Molte energie dedicò alla beneficenza e alla raccolta di opere e oggetti d’arte. Sulle orme della madre fu donatore e per molti anni presidente del Moma. Fra le altre, realizzò una sterminata collezione di coleotteri, iniziata da bimbo raccogliendo i primi esemplari nei prati in quella specie di feudo di famiglia alle porte di New York che è l’immensa proprietà intorno al villaggio di Pocantico Hills, dove tutti gli abitanti lavoravano per offrire cibo e servizi ai Rockefeller.
A Pocantico, il «luogo che Dio avrebbe costruito se avesse avuto i soldi dei Rockefeller», David è morto a centodue anni il 20 marzo 2017.
Nicholas Mosley. Nacque il 25 giugno 1923. Nacque a Londra. La madre era Cynthia Curzon, figlia del marchese di Kedleston, già vicerè dell’India e segretario di stato. Il padre era Oswald Mosley, futuro baronetto ereditario. Più che ai figli, gli aristocratici Mosley si dedicavano alla politica. Nelle elezioni generali del 1924 furono eletti entrambi per il partito laburista, in due collegi diversi. Nel 1932 sir Oswald, ammiratore di Benito Mussolini, fondò la British Union of Fascists. Nicholas aveva dieci anni ed era in cura per una grave forma di balbuzie quando la madre morì. A casa di Joseph Goebbels, testimone Adolf Hitler, nel 1936 sir Oswald sposò in segreto Diana, una delle irrequiete sorelle Mitford, dalle simpatie politiche tanto estreme quanto opposte. A Eton Nicholas fu detto «la piccola camicia nera». Nel 1940 i coniugi Mosley furono internati per tre anni per intelligenza con il nemico. Nicholas invece si arruolò. In Italia si guadagnò sul campo la croce al valore.
Nel 1945 studiò filosofia a Oxford. Deluso, lasciò per dedicarsi alla vita di campagna e a una narrativa difficile e concettosa. L’amico romanziere Robert Graves lo aiutò a pubblicare qualche titolo. Nel 1966 ereditò da una zia materna il titolo di barone Ravensdale che gli procurò un seggio alla camera dei Lord. Dal romanzo Accident, Harold Pinter, drammaturgo, e Joseph Losey, regista, trassero nel 1967 un film di successo. Nel 1983 decise di scrivere una biografia critica del padre. È morto martedì 28 febbraio.
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