
Esiste anche un’Ucraina dove non si distruggono le statue di Lenin: «Rappresenta la nostra storia»
Non tutti in Ucraina fanno a gara per abbattere le statue di Lenin e rimuovere dalla sommità di edifici e monumenti la stella rossa sovietica, simbolo del comunismo al pari di falce e martello. A Kharkiv, nel nord-est del paese legato alla Russia, dove si dice che il presidente Yanukovich si sia rifugiato, almeno tremila cittadini sono scesi in strada per circondare e proteggere un «simbolo importante».
NON SOLO PIAZZA MAIDAN. Chi è sceso in piazza Maidan per strappare il paese dall’influenza della Russia e chiedere più rispetto per i legami storici che legano Kiev a una parte dell’Europa rappresentata da Bruxelles, non costituisce l’unica anima del paese.
«Qui la storia e i simboli sovietici sono importanti», spiega lo scrittore Serhiy Jadan a cui una folla di migliaia di persone ha impedito di avvicinarsi alla statua di Lenin con altri per abbatterla.
CARRI ARMATI RUSSI. Perché l’Ucraina non è composta solo da tante Lviv o Ternivtsy, non è appena quella che vorrebbe uno dei leader della piazza, Tyahnibok, legato al mondo ultra-nazionalista e violento. C’è anche un’Ucraina dove il russo è quasi la lingua più parlata, c’è la Crimea, donata da Kruscev al paese durante l’Unione Sovietica e dove ieri a Sebastopoli sono comparsi nel centro città alcuni carri armati russi. La realtà, insomma, è più complessa e composita di quella dipinta dai giornali.
«LENIN È UN SIMBOLO». E se nell’ovest e al centro si distruggono le statue di Lenin, a Kharkiv no, perché «Lenin è un simbolo. Qui non siamo tutti d’accordo, bisogna rispettare i punti di vista. Kharkiv è molto vicina alla Russia, che influisce molto», grida un abitante. L’Ucraina non è rossa ma non è neanche tutta arancione.
Abbattere le statue dell’uomo che insieme a Stalin ha portato all’uccisione di milioni di persone è ovviamente un fatto positivo. Ma come dichiara a Le Monde Serguei Velmenko, rivoluzionario ucraino sessantenne, «Lenin rappresenta il sangue, la tragedia, ma non bisogna distruggerlo. La gente si infurierebbe troppo».
SERVE RICONCILIAZIONE. La divisione su Lenin rappresenta bene un paese dove in serata a Kiev dovrebbe essere nominato il nuovo governo provvisorio dai dimostranti di piazza Maidan, che a Sebastopoli sono conosciuti come «fascisti», mentre in Crimea si inneggia a Putin e alla secessione. I primi, afferma lo scrittore Jadan, «hanno paura di perdere il futuro, i secondi temono di perdere il loro passato».
Ecco perché, come dichiarato a tempi.it dallo slavista Georges Nivat, «il paese ora ha bisogno di compromesso e riconciliazione» e l’Unione Europea per evitare una scissione «deve smettere di essere isterica e russofobica, paventando una nuova Guerra Fredda».
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