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Mio caro Malacoda, prima siamo stati tutti tedeschi con il John Kennedy di «Ich bin ein Berliner!». Immediatamente dopo l’11 settembre 2001 siamo stati tutti americani (“Siamo tutti americani” fu il titolo e il leit motiv dell’editoriale del Corriere della Sera del giorno dopo). Più controverso il “siamo tutti ebrei” che risuona periodicamente nelle giornate della memoria e che qualcuno (pochi) ha fatto suo dopo il 7 ottobre 2023. Siamo anche tutti palestinesi e pure (qualcuno di meno) tutti ucraini.
E ora, dopo l’8 maggio 2025, siamo diventati tutti papisti o almeno tutti vaticanisti. I giornali italiani pullulano di esegeti del linguaggio papale, quello parlato (i vocaboli che usa), quello del corpo (emozione, commozione, decisione), quello del vestiario e via interpretando e tirando la bianca tonaca or qua or là.
Continuità o discontinuità?
Se ne deduce, dunque, che il nuovo papa indossa mozzetta e stola, però porta le scarpe nere. Nel primo incontro con i cardinali dopo la sua elez...
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