La nuova tassa sui rifiuti (Tari) presenta un conto più salato per le famiglie numerose. Se, infatti, un single paga mediamente 2,2 euro al metro quadrato e una famiglia di tre componenti 2,8 euro al metro quadrato, una coppia con tre figli paga 3,2 euro al metro quadrato. Così riferisce il Sole 24 Ore citando uno studio di Ref Ricerche in occasione dell’avvicinarsi della data del 16 giugno, termine entro il quale sarà possibile pagare la nuova imposta in un’unica soluzione. Il campione preso in esame è quello dei 25 capoluoghi di provincia che hanno già deliberato le nuove tariffe.
CHI PIÙ INQUINA PIÙ PAGA. La differenza di importo da versare si giustifica con il fatto che la nuova tassa sui rifiuti, introdotta dalla legge di stabilità 2014, è calcolata sia in base alle dimensioni dell’abitazione sia al numero di persone che vi risiedono, secondo il principio sancito dalla normativa europea per cui «chi inquina paga» (e pertanto chi più inquina più paga). Un criterio che finisce ovviamente per penalizzare le famiglie numerose. Se infatti, per fare un esempio, il single che abita in un appartamento di 80 metri quadrati dovrà pagare 176 euro, la famiglia di tre componenti dovrà invece versarne 224, mentre un nucleo di cinque componenti né sborserà 256 euro. Sempre che la famiglia numerosa in questione riesca a stringersi a sufficienza per entrare in un’abitazione tanto modesta: poiché basterebbero cento metri quadrati di casa per veder lievitare l’esborso citato a 320 euro l’anno. Che diventano 384 nel caso di una dimora di 120 metri quadrati (non esattamente una reggia, se divisa per cinque).
PEGGIO DI QUATTRO ANNI FA. Ma non è tutto. Se si vanno a calcolare gli aumenti rispetto alle precedenti versioni della tassa sui rifiuti (Tares, Tarsu e Tia), si nota che con la Tari sono proprio le famiglie più numerose a subire i rincari maggiori. Più 1,6 per cento rispetto alla Tares di un anno fa per i single, più 2,1 per cento per una famiglia di tre componenti, più 3,4 per la famiglia con tre figli. Una sproporzione ancora più evidente rispetto al 2010 con rincari rispettivamente del 19,8 per cento per i single, del 15,8 per la famiglia con un figlio e del 24,4 per quella con tre figli.
Lo studio, inoltre, mette in evidenza che, in relazione all’andamento dei prezzi al consumo, il prelievo sui rifiuti nei capoluoghi di provincia è aumentato del 31 per cento negli ultimi 4 anni e del 70 per cento rispetto al 2005. Maggiore è stato dove si è passati direttamente dalla Tarsu alla Tari, saltando la Tares. Le famiglie numerose maggiormente penalizzate sono quelle di Monza (+84 per cento sul 2010 e un importo di 4 euro al metro quadrato), Cagliari (+87 per cento e 5,7 euro al metro quadrato), Savona (+65 per cento e 3,9 euro al metro quadrato), Lodi (+56 per cento e 3,1 euro al metro quadrato). Importi pari o superiori ai 4 euro al metro quadrato anche ad Asti (4,4), Caserta (4,1) e Perugia (4).
UN QUADRO INCERTO. Non mancano, poi, evidenti disparità di trattamento anche da città a città. Una famiglia di cinque componenti in una casa di 120 metri quadrati, per esempio, paga 4,4 euro al metro ad Asti e 5,7 a Cagliari. A incidere sull’importo, spiega al Sole Donato Berardi di Ref Ricerche, è «in primo luogo la possibilità che con il nuovo prelievo ai costi del servizio, si copra anche una perdita di trasferimenti erariali. Inoltre, nelle città potrebbe incidere diversamente la morosità dei contribuenti, che costringe gli altri a pagare di più. Infine, pesa anche il diverso grado di efficienza del servizio di gestione dei rifiuti».
Oltre al principio comunitario del «chi inquina paga», bisogna ricordare, da ultimo, che ce n’è anche un altro che i Comuni devono rispettare nel fissare gli importi della Tari e che non lascia loro molti margini di manovra: la tassa deve coprire interamente i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ad eccezione di quelli speciali. Un onere non da poco in un periodo in cui i rubinetti della finanza pubblica sono chiusi anche per gli enti locali.