Protagonista degli spazi della Fondazione Maimeri dal prossimo 28 marzo con la personale, a cura di Luca Beatrice, intitolata Fusion & Skin, è Vesna Pavan, artista classe 1976 che vive e lavora a Milano, a cui tempi.it ha chiesto di raccontare la forza e la straordinarietà di quelle donne uniche, protagoniste dei suoi lavori.
Vesna, come è nata la tua passione per l’arte?
Con la mia nascita; sono cresciuta con polenta e matite. L’arte è tutto ciò che nasce da dentro e nella crescita s’ impara solo ad esternarla.. Il processo è immediato mano a mano che si acquisiscono nuovi strumenti ci si adopera nell’ usarli. E’ così radicato il tutto nel mio dna che diventa difficile spiegarlo se non con un’altra domanda.. lei quando ha iniziato a camminare.. si ricorda il perché?
L’uso dei colori dona forza alle donne da te rappresentate. Raccontano di te?
L’ uso dei colori come nella collezione Fusion rappresenta l’ essenza finale della persona da me raffigurata. Come i tratti neri sottolineano il movimento, così il colore rappresenta quella scintilla apparente nascosta dell’ anima del soggetto raffigurato. In musica potrei dire che il mio colore rappresenta il re alto da mettere in tasca per un tenore. Raccontano di me nel senso che mi sento una donna forte, consapevole e dinamica, ma con un universo nascosto che in parte esplicito nella mia pittura e nelle mie donne.
Il fashion influenza molto la tua arte. Cosa ti piace della moda?
In quest’epoca è difficile non essere influenzati, un artista ha il dovere di rappresentare il suo tempo; di anticiparlo. Oggi si parla molto per immagini. Nel mondo della moda c’è molta concorrenza – in questo non differisce dalla pittura – perchè un abito è arte da indossare . La libertà è il potersi esprimere anche con un abito: ti dà la possibilità di reinventarti, accompagna gli stati d’ animo. L’ abito, così come l ‘animo, è un mezzo di comunicazione immediata.
Sei un’artista a 360°. Cosa ami di più creare? Vestiti, arte o design?
Amo creare e la genesi creativa è data dal mio amore per il prossimo che mi permette di realizzare opere per il loro puro piacere. E’ donare una parte d’ amore a tutti: l’ artista può creare per se stesso con una finalità terapeutica oppure trovare stimolo e riconoscimento nella società, mettendosi in gioco per gli altri.
La tua donna è moderna, forte e aggressiva. C’è spazio per l’intimità e la scoperta dell’io?
La mia donna è una Donna. Io dipingo solo donne, esse rappresentano l’ universo interiore, non a caso non dipingo gli occhi: le mie donne a primo impatto sono bellissime e curate, hanno in mano il potere della femminilità e lo usano con grazia ed innocenza; se poi le osservi meglio inizi a capire che è proprio dove manca qualcosa che si apre un mondo interiore infinito, come le possibilità che una società civile deve dare nel rispetto di una donna. Aggressive non direi, piuttosto forti e “presenti”. Le donne nei miei dipinti sono una presenza: spesso si cerca di nascondere ciò che ci spaventa, invece le mie donne diventano simbolo di coraggio, che spero possano ispirare tutte le donne del mondo. Sarebbe un sogno meraviglioso se tutte alzassero la testa all’unisono.. Una vera festa della donna, ma non legata al ricordo di quelle donne morte in fabbrica..cosa che si” festeggia” puntualmente ogni 8 marzo… Io vorrei una nuova vera festa della donna, una rivoluzione legata finalmente al diritto di non essere succubi, di non avere paura. Questa è la mia missione, questo è quello che esprimo con le mie opere del ciclo Fusion e Fusion/ Vogue.
Progetti per il futuro?
L’ immortalità. Nel frattempo, dopo la mostra a Milano saranno i miei lavori a volare a New York per l’International Artists at Artexpo!