“Fino a prova contraria” è un movimento nato per chiedere la riforma della giustizia italiana. A sentire l’esigenza di una “scossa” è stata Annalisa Chirico, giornalista e scrittrice, che a tempi.it spiega: «“Fino a prova contraria” è nato, come spesso accade, parlando con gli amici a cena. Ogni volta finivamo a parlare degli aspetti paradossali della giustizia italiana,finché non ha preso corpo l’idea che noi stessi dovessimo scendere in campo per promuovere un cambiamento».
Chirico è la presidente di questo movimento, ma non è sola in questa battaglia. Accanto a lei ci sono l’imprenditore Giuseppe Cornetto Bourlot, Edward Luttwak, l’ex pm Piero Tony, l’ad di Marsilio Editori Luca De Michelis e l’esperto di comunicazione Patrizio Donini. «Ma noi abbiamo bisogno di chiunque abbia a cuore il nostro stesso desiderio. Quello di una giustizia che rispetti la vita delle persone e che abbia dei tempi ragionevoli».
I CASI. Nel suo lavoro di giornalista, Annalisa si è imbattuta in tanti casi di malagiustizia, e nel ricordarli è un fiume in piena: «Penso al caso di Giuseppe Gulotta, che ha trascorso 22 anni in carcere da innocente per aver confessato sotto tortura un delitto mai commesso, poi rinnegato. Ora vive in Toscana con la donna che ha saputo aspettarlo per tutti questi anni, ma la sua vita è distrutta per sempre. Penso al caso di Meredith Kercher, a causa del quale Raffaele Sollecito ha trascorso quattro anni in prigione prima di essere assolto. Penso ai rinviati a giudizio del caso Ilva, o ancora al risultato paradossale del caso Eternit, che annullando la sentenza all’unico condannato Stephan Schmidheiny ha provocato un doppio danno alle famiglie delle vittime. Lo scopo di “Fino a prova contraria” è ribadire con forza che l’Italia ha bisogno di un nuovo sistema di giustizia».
IDEE E PERSONE. Il World Economic Forum pubblica ogni anno una classifica sulla competitività nel mondo. A causa del sistema italiano giudiziario, «siamo al 139esimo posto su 140. Meglio di noi riesce a fare perfino lo Zimbabwe o il Burundi. Un Paese che non ha un sistema giudiziario affidabile è un Paese che rischia di perdere gli investitori esteri. Chi mai potrebbe avere il coraggio di investire nella nostra economia, sapendo quello che si rischia in caso di presunti errori? Da questo punto di vista, quanto accaduto a Silvio Scaglia è emblematico».
«Non c’è libertà senza giustizia e non c’è democrazia senza libertà», ci dice Chirico. Ci deve essere certezza nel giudizio e nella pena, e invece troppo spesso tutto è aleatorio, lasciato ai voleri del pm. Ci sono tantissimi magistrati che lavorano bene, in silenzio, combattendo ogni giorno con la carenza di risorse, ma non fanno notizia. Purtroppo si parla solo dei soliti noti, di quelli che hanno un nome e cognome ormai famoso, e che purtroppo molto spesso perdono oggettività nel giudizio». “Fino a prova contraria” punta a smuovere le coscienze in maniera generale: «Basta andare sul nostro sito e iscriversi. Ognuno di noi, in qualsiasi città, può organizzare eventi e discussioni sul tema, per far capire a quanta più gente possibile che se cambia la giustizia cambia anche l’Italia. Le idee hanno bisogno di persone per vivere».