Come mai tanti innamoramenti sinceri non si traducono in matrimoni felici? Perché sposarsi con i tempi che corrono? Si può litigare e sdrammatizzare o divertirsi per amare di più? «Il libro di Marchesini parte dalla vita e non dalla teologia, ma dentro la vita c’è scritto tutto il piano del Creatore». Così Andrea Brugnoli, il sacerdote promotore delle “Sentinelle del Mattino”, introduce E vissero felici e contenti (edizioni Sugarco, 114 pagine, 12 euro) il “manuale di sopravvivenza per fidanzati e giovani sposi”, scritto dallo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini, che analizza in modo divertente ma profondo l’origine della crisi moderna della famiglia.
ELIMINARE I SESSI. Gli argomenti toccati sono i più vari. Si va dai rapporti del 1948 di Alfred Kinsey, il essuologo che, finanziato dalla Fondazione Rockfeller, affermò, manipolando i dati, che ogni comportamento sessuale era naturale, al femminismo radicale, che attraverso la modifica del linguaggio ha proposto di liberare l’uomo attraverso una lotta tra i sessi. Fino al referendum sul divorzio che ha trasformato le relazioni familiari: le parole «dignità e sacrificio» sono state sostituite con «piacere e divertimento». Di qui il circolo vizioso, perché «se ci si sposa per la gratificazione emotiva (…) per il sogno dell’abito bianco e della marcia nuziale», spiega l’autore «è bene prepararsi a una repentina separazione, ad un imminente divorzio».
UOMINI E DONNE SONO DIVERSI. Come «è possibile amare in modo gratuito, totale, disinteressato?». Per Marchesini non lo si può fare attraverso sforzi titanici, ma solo in modo «naturale». E, prendendo in prestito le parole di san Tommaso d’Aquino, l’autore ricorda che «soltanto l’amore autentico consegue la felicità accessibile all’uomo, mentre la ricerca diretta della felicità personale, in cui consiste l’egoismo, se la preclude». C’è solo un piccolo inconveniente, secondo Marchesini: dato il clima culturale, abbiamo scordato che «gli uomini e le donne sono diversi». L’autore esemplifica sdrammatizando con scene tipiche, come quella della moglie che rientra a casa e si lamenta dei colleghi e il marito che la interrompe proponendole una soluzione anziché compatirla. «Non mi ascolti mai!», dice lei mentre lui «si gratta la testa cercando di capire cosa avrà detto di tanto grave».
Sciocchezze, ma capaci di trasformarsi in veri drammi da portare nello studio del terapeuta. Peccato che sia tutto nella norma, dato che di fronte a un problema la reazione tipica dell’uomo è quella di risolverlo per sentirsi utile, mente la moglie tende a cercare comprensione. Basterebbe sapere «che il marito e la moglie funzionano in modi diversi» per sciogliere tutto «in una risata, anziché in una frustrazione reciproca». Basterebbe l’evidenza insomma, e ricordare che ci si sposa proprio perché «possiamo essere felici donando ciò che abbiamo, solo a patto che l’altro non abbia già ciò che possiamo donare».
QUESTIONE DI UNO SCARTO. È anche per aver dimenticato come affrontare questioni assai banali che Marchesini ha visto incrinarsi tanti matrimoni. I consigli dell’autore lasciano spazio infine a un piccolo ma profondo saggio di Roberta Vinerba sugli stadi dell’amore e all’invito alla lettura di Costanza Miriano: «Ottenere conferma di quello che si era sempre intuito è sempre una pacchia (…). Si analizzano situazioni, si offrono soluzioni (…). Ed è come fare quello scarto che permette, a chi stava dietro la colonna, di vedere tutto il mondo che c’è fuori dal colonnato, quando lui pensava che ci fosse solo un muro davanti a sé».