Aspettando il 2030, mangiando grilli, fumando cannabis e bevendo pomodoro

Greta, l'Onu e gli Articolo 31 ci avevano avvisato, la fine del "nostro" mondo vizioso è vicina. Prepariamoci a espiare trincando smart water, davanti ai mondiali in Arabia Saudita, donando pasti veg ai disobbedienti e facendo ciao ai lupi dalla finestra

Non li chiameremo profeti perché profeta è la pecetta più affibbiata a chi di solito non ne azzecca una, ma nel 2030 «Ambra è il primo presidente donna/ Il cielo quasi non si vede più/ Si esce con la maschera antigas/ Sull’autobus c’è la business class/ E per entrare in chiesa ci vuole il pass». Così gli Articolo 31 nel 1996, prima del Covid, prima delle mascherine, di smettere di bere, fumare e suonarle anche a Paolo Fox, prima che i leader del pianeta fissassero al 2030 la dead line per sradicare la povertà, le malattie, fermare la guerra, tutelare la biodiversità, migliorare l’educazione, alleviare il cambiamento climatico, e Greta Thunberg calendarizzasse la fine del mondo.

Poco importa se siamo sulla buonissima strada per bucare tutti gli obiettivi (non lo dice J Ax, lo dicono Jordan B. Peterson e Bjørn Lomborg qui): abbiamo un master in cieli svaniti, pass, class e mascherine, e pure un primo presidente donna. Non è Ambra perché Non è (più) la Rai e nemmeno la Juve del suo ex Allegri sta benissimo, ma presto correrà il 2030 e allora saranno i cent’anni del Mondiale, che dopo la Russia e il Qatar si giocherà in un altro paese neorinascimentale come l’Arabia Saudita di Vision 2030.

Guarderemo i mondiali in Arabia mangiando grilli, fumando cannabis e bevendo pomodori

Lo guarderemo sgranocchiando gallette di Acheta domesticus (nome colto del grillo), terzo tipo di alimento a base di insetto approvato per il consumo sulla tavola da Bruxelles e dagli stati dell’Unione dopo le tarme della farina essiccata e della locusta migratoria, fumando cannabis legalizzata e bevendo succo di pomodoro come consigliato da Antonella Viola («chi beve ha il cervello più piccolo»), condito con Lexotan per non farci prendere dal panico degli health warnings imposti dall’Europa sulle etichette di vino, birra, alcolici.

Staremo in casa perché ne avremo ancora una, il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha confermato che «nessun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti è previsto al 2030», e meno male perché secondo il 12 rapporto dell’Ericsson ConsumerLab titolato “Life in a Climate-Impacted Future” avremo rinunciato al “clock time” sul posto di lavoro, saremo in smart working, berremo “smart water” grazie ai raccoglitori intelligente d’acqua piovana su tetti, balconi, finestre (true story, qui l’indagine tra i consumatori) dalle quali osserveremo piccioni, cinghiali, lupi, alci e volpi e cavalli di Przewalski riprendersi i loro spazi. Proprio come è accaduto dopo lieti eventi quali Chernobyl, il Covid o come quando a giugno quel visionario del pitone Gisella di Vedano Olona è scappato dalla sua teca per farsi un giretto vicino al passaggio a livello di Venegono.

Potevamo fare i pendolari o gli attivisti, invece abbiamo preso l’autostrada per l’inferno

«Siamo nell’anno 2030/ Loro controllano televisione e radio/ C’è un comitato di censura audio/ Valutano, decidono, quello che sì, quello che no», un po’ come Greenpeace e l’Unione degli Scienziati Preoccupati (sic) che hanno accusato Twitter, Facebook, Google, YouTube, TikTok e Pinterest di non censurare abbastanza notizie e opinioni sul clima da loro considerate fake. O come quando le Big Tech hanno iniziato a censurare quelle scientifiche su Covid e pandemia su pressione dello staff di Biden. O PayPal ha iniziato a bloccare conti e appioppare multe ai nemici del woke o i media e le università anglosassoni a licenziare giornalisti e boicottare docenti “non allineati”. O, tanto per restare in provincia vaticana, come ai bei tempi del ddl Zan quando ci è stato dato il permesso di levarci la mascherina per sventolare la bandiera arcobaleno e invocare una legge che infilasse i mutandoni alla libertà di parola.

E questo ben prima di arrivare al 2030, quando chi pensa sarà «in minoranza/ Ma non ha importanza non serve più/ 2030 l’indifferenza è una virtù». E infatti, da qualunque lato la si prenda, a dar retta o far la differenza si è fatto, si fa e si farà comunque e sempre peccato: quanti disobbedienti di Ultima generazione dovremo allora adottare con donazioni per pasti vegani, biglietti treno e sfondo spese legali per espiare se «il collasso è ora», «l’apocalisse è adesso», cioè alla fine «dell’autostrada che abbiamo preso per l’inferno» invece di imbrattare palazzi e opere d’arte con la vernice lavabile o fare i bidelli pendolari sul treno Napoli-Milano?

I lupi, Onlyfans e la variante Balrog dominante in Europa

Correrà il 2030, e «pensa, adesso ognuno è chiuso nella propria stanza», non solo perché dal fondovalle di Chiavenna a Loreto è tutto un avvistare di lupi vicino ai centri storici, e dove vuoi andare a 30 all’ora con i bar chiusi perché il riscaldamento globale avrà dimezzato le piantagioni di caffè e le bariste saranno tutte emigrate con anestesiste, ricercatrici e lavoratrici stagionali di Gardaland a fare le creator su OnlyFans giacché, come dice Shakira da tempi non sospetti «le donne non piangono, fatturano», e del resto “donna” è un concetto antropologico da reazionari medievali à la Dante Alighieri superato da dizionari, scienza, tecnica, moda genderless, Netflix e Mbappé.

«L’inno nazionale suona tipo marcia funebre/ Il sesso virtuale è più salubre in quanto che c’è/ Un virus che si prende tramite il sudore/ E in 90 ore si muore/ L’HIV in confronto sembra un raffreddore/ È un esperimento bellico sfuggito/ E il risultato è che nessuno fa l’amore». Nel 2030 i polpi continueranno a mimetizzarsi sui fondali marini, i latitanti a nascondersi a Palermo, Al Bano a presentarsi a Sanremo, l’Istat a lanciare l’allarme denatalità e la sinistra a lanciare l’allarme fascismo, l’ultima variante Balrog di Morgoth del Covid a “diventare dominante in Europa entro due mesi”, un virus preistorico a risvegliarsi sotto i ghiacci siberiani, il sesso a farsi online, i bambini in vitro, amici, viaggi e lavoro si organizzeranno nel metaverso mentre i cinghiali della capitale si abbronzeranno nel parco solare di Expo 2030. Non distribuiremo patenti di profeti a nessuno, ma arrivarci, così, al 2030.

Foto Ansa

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