La maternità surrogata altruistica non è sfruttamento? Balle

La commissione Libertà civili del Parlamento Ue approva nuove regole per combattere la tratta degli esseri umani: tra i reati c’è anche l’utero in affitto. E le dame della “gpa solidale” si esercitano in nuovi, surreali distinguo

A furia di capriole semantiche sulla maternità surrogata i libertari frou-frou finiranno per farne una disciplina olimpionica. Nell’attesa, dice molto la surreale baruffa scoppiata in seguito all’approvazione del Parlamento Ue delle nuove regole anti-tratta, quando a Vincenzo Sofo eurodeputato di FdI-ECR e componente della commissione Libe, è bastato chiamare la pratica col nome giusto, «utero in affitto», «reato» per mandare di traverso il the alle signore della “gpa solidale”.

Giovedì scorso le commissioni per i diritti delle donne e le libertà civili (Femm e Libe, appunto) hanno infatti approvato una proposta del Parlamento e del Consiglio Ue per emendare la direttiva del 2011 in materia di prevenzione e di contrasto alla tratta di essere umani e di protezione delle sue vittime. Tra le ipotesi di sfruttamento vietate e perseguibili penalmente sono stati inseriti anche il matrimonio forzato, l’adozione illegale e la maternità surrogata per lo sfruttamento riproduttivo. «Nonostante i tentativi di Renew Europe e da una parte delle sinistre – ha aggiunto Sofo riferendosi alla richiesta dei liberali di rendere reato solo una non meglio definita «maternità surrogata forzata» – è stato messo un freno alla normalizzazione di un crimine aberrante come l’utilizzo dei corpi delle donne per la procreazione di bambini oggetto di compravendita».

Lo sfruttamento della surrogata nei reati Ue

Secondo Laura Ferrara (M5s) quanto approvato dalle commissioni non significa affatto che la gestazione per altri sia per l’Ue un reato, «ennesima colossale bufala ai danni di genitori e bambini». Per l’eurodeputata infatti Fdi «confonde la maternità surrogata a scopo di sfruttamento riproduttivo» con «la gestazione per altri (gpa) in forma altruistica. In quest’ultimo caso infatti non c’è nessuna forma di sfruttamento delle donne che sono libere, consapevoli e consenzienti del percorso intrapreso». A dimostrazione Ferrara fa l’esempio della «gpa solidale come avviene per esempio in Canada» che offrirebbe «maggior tutele per chi decide di donare, senza nessuna forma di compenso dietro, il dono della genitorialità a coppie etero o gay che non riescono ad avere figli».

Rincara Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni: «Il testo approvato non vuole inserire la tecnica della gravidanza per altri, in ogni sua forma, tra le ipotesi di sfruttamento della donna, bensì solo quella avente una finalità di sfruttamento riproduttivo», non le «varie forme senza alcuna violazione dei diritti della persona» generate da «consenso libero e manifesto della gestante». Di più, secondo Gallo la bozza «renderà più forte la nostra proposta di legge sulla Gpa solidale» che prevede pene per chi approfitti di una «situazione di necessità» costringendo povere donne a fare figli per conto terzi.

Il “dono” della surrogata solidale è un essere umano

Fine dei voli pindarici. Ha ragione Sofo a ribadire l’ovvio, cioè che a prescindere dai tentativi di Conte e accoliti di rassicurare le lobby di riferimento, produrre figli per conto terzi «corrispettivi in denaro o meno, resta sempre uno sfruttamento di donne a scopo riproduttivo e dunque a tutti gli effetti una tratta di esseri umani». Ma le parole, quelle restano importanti (qui abbiamo elencato tutte le frottole per affittare l’utero) a prescindere della negoziazione della bozza che seguirà in Consiglio e il voto in plenaria del Parlamento.

In primis. Donare il “dono della genitorialità” a chi non riesce ad avere figli non significa altro che “donare” un figlio. Cioè un essere umano. E gli esseri umani non si donano, non si scambiano, non si comprano e non si vendono. A meno di volere ritenerli degli schiavi, e dunque oggetto di tratta vietata dal Parlamento Ue.

Quanto all’esempio del Canada dove secondo Ferrera non esiste “nessuna forma di compenso” (balle, come ha denunciato Daniela Danna ovunque sia stata regolamentata la surrogata altruistica «grandi somme di denaro elargite per retribuire i nove mesi di gestazione hanno trasformato le donne in vere e proprie “operaie della gravidanza”»), lo sfruttamento della bontà delle surrogate alimenta una industria a molti zeri. Tra compensi ad agenzie, medici, avvocati e cliniche per la fertilità la gpa “altruistica” può costare agli aspiranti genitori oltre 75 mila dollari canadesi.

«Non ci sono diritti violati». E il bambino chi è?

Tutele non esistono in un “lavoro” che coinvolge la donna 24 ore su 24 per nove mesi (anche di più considerando la preparazione ormonale) in una gravidanza e un parto. Su richiesta dei genitori committenti e del loro cosiddetto “progetto genitoriale” la gestante può essere costretta ad abortire, in ogni caso è costretta a “cedere” ai committenti non soltanto la disponibilità del proprio corpo ma anche buona parte dei propri diritti. Ferrera strepita: «Da donna lo dico chiaramente: non tocca a noi giudicare le scelte libere di altre donne». Ma una donna, come insegna Sylviane Agacinski, «non è padrona del suo corpo. La donna è il suo corpo». Posto che ogni “libera scelta” è sempre limitata dal principio di indisponibilità, nella gpa, ricorda Marina Terragni, «questa “libertà” si esercita ai danni di un terzo, il bambino, del quale si determini unilateralmente il destino. Nessuno può disporre della vita di nessun altro, vendendolo o “donandolo”».

E se Gallo non vede «alcuna violazione dei diritti della persona» in presenza del «consenso libero e manifesto della gestante», c’è da chiedersi che idea abbia di quel “dono” che secondo l’habeas corpus non dovrebbe essere soggetto ad alcuno scambio in primis nei paesi più progressivamente aggiornati, non solo nel far west dell’est Europa o nelle fattorie delle surrogate nei paesi del Terzo mondo. A meno di scardinare un diritto umano fondamentale.

Gli Ayatollah dei paesi civili

Secondo i pentastellati, «Fratelli d’Italia vorrebbe trasformare l’Europa in un Califfato, il loro modello è l’Iran degli Ayatollah, e noi glielo impediremo». In Iran la pratica è accessibile e ammissibile pur in assenza di una legge precisa, quanto al resto del mondo, tutte le sinistre parlano di ignobile sfruttamento e di mercato. E per capire chi sono gli Ayatollah dei paesi civili che beneficiano dello sfruttamento del coro di donne e scambi di bambini, rimandiamo ancora una volta ai reportage di Monica Ricci Sargentini, agli abusi e contenziosi registrati dalla California alla Thailandia, alla tragedia delle surrogate in Ucraina, ai documentari di Jennifer Lahl, alle storie di Gammy, Brigdet Seraphina e di cosa succede quando dall’utero in affitto esce il bambino sbagliato, alle storie grottesche delle nonne-mamme Patty o Cecile, o dei cryokids come Eli. Figli di tanto amore e altruismo e oggi alla disperata ricerca del genitore biologico per non sentirsi «figli di un assegno» o «prodotti da supermercato».

Foto Ansa

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