Xi Jinping cambia la storia della Cina per diventare il nuovo Mao

Il Comitato permanente del Politburo si riunisce per redigere una nuova "dichiarazione storica" sul partito, la prima dopo quelle del Grande timoniere e di Deng Xiaoping. È il preludio alla conquista del potere a vita da parte dell'attuale presidente

Un manifesto di propaganda in Tibet raffigura i grandi leader della Cina. Dall’alto in basso: Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jinping (foto Ansa)

Solo due uomini, nel cammino centenario del Partito comunista cinese, hanno scritto delle risoluzioni sulla sua storia imponendo dunque una lettura centralizzata e ufficiale del passato. Il primo è stato Mao Zedong nel 1945, il secondo Deng Xiaoping nel 1981. Il terzo sarà Xi Jinping.

Dopo Mao e Deng, Xi Jinping

Bastano questi pochi cenni per capire quanto è fondamentale – dal punto di vista dell’ideologia, della simbologia e del potere – la sesta sessione plenaria del Comitato centrale del Politburo, che si è riunito ieri a Pechino. Durante l’incontro, che durerà fino a giovedì, verrà redatta appunto una risoluzione sui “principali risultati e sull’esperienza storica” del partito.

Si tratta di un’occasione unica per Xi Jinping non solo per equipararsi ancora una volta ai mostri sacri del Partito comunista, ma soprattutto per rafforzare ulteriormente la propria leadership e strappare, dopo dieci anni al potere, la rielezione a segretario del Partito al Congresso dell’anno prossimo. Se ci riuscisse, diventerebbe ufficialmente il nuovo Mao della Cina, visto che dalla morte del Grande timoniere vige il principio della leadership collettiva introdotto da Deng, secondo il quale nessuno deve restare in carica più di dieci anni o due mandati.

In Cina il passato torna presente

Nel 1945, dopo tre anni di sanguinosi scontri intestini e purghe nel partito conosciuti come il Movimento di rettifica di Yan’an (migliaia di intellettuali furono uccisi), Mao annunciò la “Risoluzione su certi problemi riguardanti la storia del nostro partito” con la quale, di fatto, cementò il suo potere assoluto all’interno del Pcc. Allo stesso modo Deng, nel 1981, con la sua “Risoluzione su certi problemi riguardanti la storia del nostro partito dalla fondazione della Repubblica popolare”, fu costretto per evitare il collasso del Pcc ad ammettere gli «errori» compiuti da Mao durante la Rivoluzione Culturale e il Grande balzo in avanti, affermando al contempo che «i suoi meriti superano di gran lunga i suoi errori».

Affermando come guida ideologica del Pcc il Pensiero di Mao Zedong, istituì anche il principio della leadership collettiva, per evitare che la Cina finisse vittima in futuro di un nuovo folle culto della personalità. Con Xi Jinping il passato torna presente e i peggiori di incubi di Deng sembrano prendere forma.

Leader a vita per conquistare Taiwan

È da 40 anni, infatti, che nessun leader annuncia una risoluzione sulla storia del partito (e chissà che non venga affrontato anche il massacro di Piazza Tienanmen). Per Xi potrebbe davvero essere l’ultimo tassello prima della conquista del potere a vita. Il segretario del Pcc, presidente della Cina e dell’esercito, oltre che di un’altra dozzina di importanti commissioni, nel 2016 si fece attribuire il titolo di «cuore e leader del partito», privilegio riservato a pochi, nel 2017 inserì nello statuto del Partito il “pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”, nel 2018 lo incise anche nella Costituzione nell’ambito di una riforma che gli consentirà di restare presidente del Dragone ben oltre i due canonici mandati quinquennali. Ma la vera sfida è restare a capo del Pcc.

Per farlo è probabile che Xi, spiega il New York Times, con un capolavoro di equilibrismo tipico della burocrazia comunista, esalterà allo stesso tempo Mao e Deng, sottolineando però come solo la propria ideologia del “socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”, il cui studio è già obbligatorio nelle scuole a tutti i livelli, potrà garantire un futuro brillante alla Cina. Futuro nel quale risplenderà un’unica stella: quella di Xi Jinping, il nuovo Grande timoniere. Il quale, dopo il blitz del 2020 con il quale ha distrutto anzitempo l’autonomia di Hong Kong, ha anche una missione storica: conquistare Taiwan.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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