Su La Russa, Rauti e Msi isterie un po’ rétro. La guerra civile è finita da un pezzo

Il presidente del Senato Ignazio La Russa, bersaglio di polemiche per aver celebrato l’anniversario della nascita del Msi (foto Ansa)

Sul Sussidiario Gennaro da Varzi scrive: «Egli stesso non ha timore a spiegarne le ragioni in un’intervista al Corriere della Sera. Per Franceschini è arrivato il momento che un’intera generazione del Pd si faccia da parte, che quel vasto gruppo di esponenti dem che hanno avuto ruoli più o meno importanti – e in sostanza si riferisce a se stesso ma anche a Bonaccini e agli altri due candidati che occupano la scena da decenni – debba lasciare che il partito si affidi a giovani capaci e portatori di una forza radicale di rinnovamento come Elly Schlein, cambiamento indispensabile per riconnettere il Pd al suo elettorato di centrosinistra».

A prima vista c’è qualcosa di poco chiaro nell’appoggio di Dario Franceschini a una candidata alla leadership del Pd come la Schlein, schierata sulle posizioni più radicalmente secolariste presenti a sinistra. Certo, si deve tener conto di come la lotta tra i “democratici” sia più sul potere che sui contenuti, e in questo senso bisogna aver presente di quanto l’alleanza con i 5 stelle possa servire a mantenere il potere locale della sinistra. Comunque anche tutte queste valutazioni non spiegano bene l’operazione dell’ex ministro della Cultura. Forse bisogna tornare a una regola aurea della politica per cui essa è innanzi tutto politica estera. Forse bisogna ricordare come Romano Prodi e alcuni rilevanti ambienti cattolici puntino a un rapporto particolare politico, religioso e, nel caso di Prodi, d’affari con una Pechino, che è anche grande amica di Giuseppe Conte e Beppe Grillo.

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Su Strisciarossa Nadia Urbinati scrive: «Festeggia proprio i perdenti di allora che grazie a quella tanto denigrata democrazia parlamentare oggi per vie pacifiche sono al governo. Ma la cosa ancora più sorprendente e che dimostra come la storia conti poco o nulla nel Bel Paese è questa: il comunismo, che mai è riuscito neppure a varcare la soglia della maggioranza parlamentare, è ancora oggi attaccato come fosse il male assoluto (perfino gli ex democristiani Pierluigi Castagnetti e Arturo Parisi si scagliano contro questo spettro che, a loro dire, vuol portare il Pd al 1921). Il fascismo, che di male ne fece a molti e senza sconti, passa invece l’esame e viene ormai da tutti gli opinionisti (e forse anche gli storici) rubricato nella rassicurante categoria del “conservatorismo”».

La polemica contro gli ex missini che fanno memoria delle proprie origini ricorda molto quei conservatori che contestavano l’elezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica perché nel 1956 aveva scritto sull’Unità un articolo a favore dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Oggi la Repubblica è più forte sia perché gli ex missini hanno ripudiato le leggi razziali e la discesa in campo con i nazisti del 1939, sia perché gli ex comunisti non considerano più marginali i tratti illiberali degli Stati del socialismo reale. Insomma si è preso atto che è finita la Guerra civile europea durata dal 1914-1917 al 1989-1991, e che in Italia sulla base della nostra Costituzione si può fare politica con pacatezza, senza portarsi dietro gli scontri del passato. Ci sono ancora pericoli di ritorni del razzismo? Sicuramente. Ci sono pulsioni autoritarie in Italia e nel mondo? Senza dubbio. Ci sono tentazioni di ricorso alla violenza? Certamente. E queste tendenze vanno fermamente contrastate. Ma tenendo conto che non c’è quel contesto da guerra civile che ha segnato a lungo la politica novecentesca. Qualche ricordo del proprio passato “superato” da parte di ex missini non può mettere in discussione il reale stato delle cose presenti.

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Su Formiche Gianfranco Pasquino scrive: «La mia tesi, finora mai smentita dai fatti, ma che fatica ad affermarsi, è che l’Europa, ovvero l’Unione Europea, avanza regolarmente, costantemente, facendo, di tanto in tanto, come nel caso del tetto al prezzo del gas, passi avanti significativi. Combinare gli interessi e, se si vuole, gli ideali di ventisette Stati membri è e continuerà ad essere una faccenda complicata. Non va neppure mai dimenticato che in ciascuno Stato quegli stessi interessi e ideali sono definiti e ridefiniti in maniera diversa con riferimento alle posizioni e alle preferenze di coloro che hanno vinto le rispettive elezioni nazionali».

Pasquino dovrebbe leggersi con pazienza L’uomo senza qualità, romanzo nel quale Robert Musil descrive l’impero asburgico negli anni precedenti la Prima Guerra mondiale, il mito dell’invincibilità di quell’agglomerato di popoli, la garanzia della Pace eterna offerta dall’imperatore, la funzione della retorica nella Kakania (da Kaiser-Königlich) dove il regno della burocrazia assicurava di «avanzare regolarmente, costantemente, facendo gli interessi di una decina di popoli diversi», come descritto da Musil con la sua Azione parallela, cioè l’invenzione di un’iniziativa apologetica di un impero che non poteva tramontare molto simile a certe fedi “europeiste”.

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Su lavoce.info Alessia Amighini scrive: «Il 19 dicembre, i due ministri dell’Economia di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Robert Habeck, hanno pubblicato un documento in cui espongono la loro visione per mantenere attrattiva e competitiva l’industria dell’Unione Europea. Include una proposta di modifica delle norme in materia di aiuti di Stato, che attualmente limitano la capacità dei paesi membri di sovvenzionare le imprese, con l’obiettivo di evitare distorsioni nel mercato unico dell’Unione. La legislazione attuale, sfavorevole a tali misure, è motivata dalla necessità di evitare l’inasprirsi della concorrenza tra gli Stati membri, dal momento che non tutti sarebbero in grado di introdurre misure di sostegno di portata comparabile. La proposta franco-tedesca è condivisibile nel suo invocare un quadro normativo sugli aiuti di Stato che consenta di sostenere e rendere possibili misure di adeguamento in settori strategici “mirati”, tra cui l’energia eolica, l’energia solare, le pompe di calore e l’idrogeno. In questo modo, gli Stati membri dell’Ue sarebbero in grado di contrastare i sussidi previsti nell’Ira statunitense con il proprio sostegno pubblico di pari importo».

C’è qualche tratto nella prosa euroentusiastica, tipo quella che riproduciamo qui, che ricorda la neolingua di George Orwell descritta nel suo 1984.

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