Poteva dire no, ha detto sì. Ecco perché Maria è Regina anche di noi missionari

Padre Gheddo: cosa ci insegna Maria Regina degli Apostoli, come e perché la preghiera a lei può ispirare e aiutare la nostra vita missionaria

Il sabato vigilia di Pentecoste, si celebra la Festa di Maria Regina degli Apostoli, riconosciuta come Festa della Chiesa universale e inserita nel Messale da Pio XII nel 1955, dove si legge che tre istituti avevano fatto questa richiesta: la Società dell’Apostolato cattolico (i Pallottini e le loro suore) di San Vincenzo Pallotti (+1881), il Pontificio istituto missioni estere (e le loro Missionarie dell’Immacolata) fondato dal Servo di Dio mons Angelo Ramazzotti (+1861) e la Società di San Paolo Apostolo (Paolini e Paoline) fondata dal Servo di Dio don Giacomo Alberione (+1971). Nella chiesa di S. Francesco Saverio in via Monterosa a Milano, incaricato di celebrare la S. Messa, ho tenuto questa meditazione, anzitutto per preti e suore, ma anche per i molti laici presenti.

Gli Atti degli Apostoli raccontano la Pentecoste, lo Spirito Santo scende su Maria e gli Apostoli radunati nel Cenacolo in preghiera, dando loro fede, forza e coraggio per iniziare l’opera della Chiesa. Gli Apostoli escono dal Cenacolo, parlano diverse lingue, vanno in tutto il mondo annunziando e testimoniando la salvezza in Cristo. Lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa, di cui noi siamo i continuatori in diretta discendenza dagli Apostoli.

Cosa ci fa Maria in questa comunità di uomini e di sacerdoti? Perché Maria è venerata Regina degli Apostoli? Maria è stata la prima missionaria, ha generato il Figlio di Dio e salvatore degli uomini, Cristo Gesù. I nostri Fondatori, infiammati di passione apostolica e di zelo missionario, intuirono il ruolo preminente che Maria ebbe nella prima comunità di Apostoli e quanta importanza avesse la sua presenza nell’evento pentecostale. E hanno messo questa Festa di Maria Regina degli Apostoli delle nostre Costituzioni.

Vediamo allora cosa ci insegna Maria Regina degli Apostoli, come e perché la preghiera a lei può ispirare e aiutare la nostra vita missionaria. Tre punti:

1) Maria è la prima fra tutte le creature perché è la Madre di Dio, è la donna creata da Dio per essere il ponte fra la Trinità e l’umanità. Dobbiamo essere devoti alla Madonna per questa sua adesione al piano di Dio. Poteva dire di no, ha detto di sì, ha obbedito a Dio. Lei ha realizzato il piano che Dio aveva fatto per lei. È commovente pensare che nell’Annunciazione l’angelo porta a questa ragazzetta di 15-16 anni la volontà di Dio e la Madonna, dopo aver capito bene cosa Dio voleva da lei, dice: «Sia fatta la sua volontà». Ha obbedito alla volontà di Dio e ha realizzato la sua missione sulla terra.

Tutti noi, cari fratelli e sorelle, siamo stati creati da Dio e Dio ama tutti allo stesso modo. Ci ha chiamati a seguirlo e noi abbiamo risposto di sì, ci siamo consacrati alla missione della Chiesa e dello Spirito Santo, che nella nostra vita realizza il piano di Dio. Il nostro problema è di chiederci se nella nostra vita e anche oggi noi realizziamo il piano di Dio, che ci è indicato dalla Chiesa e dai nostri superiori, oppure se facciamo di testa nostra Se obbediamo, il Signore realizza in noi la sua missione, che è la miglior affermazione del nostro “io”, della nostra persona. Mentre, se facciamo di testa nostra, andiamo incontro a cocenti delusioni. Tutti noi, a qualunque età e in qualsiasi situazione, abbiamo una missione da compiere! La Madonna ci insegni e ci guidi in questo cammino.

Nelle nostre congregazioni, troviamo facilmente esempi che ci convincono di questo. Il beato Clemente Vismara (1897-1988), dopo 33 anni di missione a Monglin in Birmania, dove all’inizio non c’era nessun cristiano, aveva creato una cittadella cristiana con circa 400 abitanti e una parrocchia con 10 mila battezzati e fondato due altre parrocchie, che erano l’ammirazione di tutti i missionari.

A 60 anni, quando pensava di poter vivere una vita tranquilla, il vescovo va a trovarlo e gli propone di andare a Mong Ping a iniziare quasi da zero una nuova missione, distante 230 chilometri da Monglin. Vismara dice al vescovo: «Tu sei il vescovo e tu comandi. Se mi comandi di andare, io ci vado perché se faccio di testa mia certamente sbaglio». Ci vuole una grande umiltà per dire «Se faccio di testa mia sbaglio»! Così Clemente crea anche a Mong Ping una nuova parrocchia modello, fondandone anche una nuova, Tongtà. Ha una seconda giovinezza e muore a 91 anni, «senza mai essere invecchiato»!

2) Maria era innamorata di Gesù, viveva di Gesù, sapeva che quel bambino che portava in grembo e che allattava e custodiva nella sua crescita, era Dio, il Figlio di Dio. In tutta la sua vita era intimamente unita a Gesù.

Anche noi in tutte le nostre opere apostoliche e missionarie, abbiamo questo compito primario: amare Gesù, vivere di Gesù per portare Gesù agli uomini. Il nostro superiore generale mons. Aristide Pirovano (1915-1997), in un discorso ai partenti per le missioni (10 settembre 1966) diceva: «In missione voi andate per predicare Cristo crocifisso e risorto. Cristo, non voi stessi. E questo vi darà la suprema sicurezza e quindi la gioia perenne in mezzo a tutte e difficoltà… Se andate a portare Cristo, la vostra missione sarà divina. Ma bisogna portare Cristo e non noi stessi e neppure il nostro modo di vivere, di pensare e agire».

Quante riflessioni possiamo fare per la nostra vita! Il nostro primo imperativo è essere innamorati di Gesù, in modo che possiamo imitarlo e testimoniarlo con la nostra vita, come faceva la Madonna. Lasciatemi ricordare il Servo di Dio dott. Marcello Candia (1916-1983), che aveva cambiato il lebbrosario di Marituba in Amazzonia, era “La porta dell’inferno” ed è diventato “La città della gioia”. Quattordici anni dopo la sua morte, nel 1997, sono ritornato a Marituba e ho intervistato il presidente dei 2000 lebbrosi, Adalucio, lebbroso anche lui. Ho chiesto: «Ma perché ricordate e pregate tanto Marcello Candia, tanti anni dopo la sua morte?». Risposta: «Lui ci ha dato molti aiuti, ma lo ricordiamo soprattutto perché quando era in mezzo a noi ci portava Gesù, in lui noi vedevamo Gesù. Era sempre paziente, umile, sapeva ascoltare, sopportava tutto, era generoso con tutti!». Chissà se diranno lo stesso nei luoghi in cui abbiamo lavorato e lavoriamo. Ecco perché Maria è la nostra Regina!

3) L’ultimo insegnamento viene dalla scena di Maria e Giovanni ai piedi della Croce in cui Gesù stava morendo. Gesù dice a Maria: «Donna, ecco tuo figlio!». E rivolto a Giovanni dice: «Ecco tua Madre». Il Vangelo continua: «E da quel momento la prese con sé».  Care sorelle e cari fratelli, questo è il momento decisivo della mia vita, come della vita di tutti voi. Ho avuto anch’io una mamma datami da Gesù, la mia mamma! Che mi vuol bene, mi segue e mi protegge da quando ero piccolo! Capite perché debbo essere devoto della Madonna?

Maria è madre mia e di tutti gli uomini. Dove Gesù non è ancora conosciuto, Maria prepara la strada al Signore. Maria e la Chiesa hanno una missione in comune nella storia della salvezza. Maria, Madre di Dio è associata anche lei alla missione di portare Cristo a tutti gli uomini.

Nelle nostre giornate di lavoro spesso travolgenti, con tante preoccupazioni arrabbiature, sofferenze, dimentichiamo facilmente che portiamo Gesù nel nostro cuore e che abbiamo sempre la missione di comunicarlo agli uomini. E allora ci arrabbiamo, ci rattristiamo, ci preoccupiamo troppo per noi stessi e dimentichiamo il prossimo, dimentichiamo che la via a Cristo e a Dio e la Via della Croce! E che tutte le nostre sofferenze hanno significato se unite a quelle di Gesù in Croce.

Maria SS. ci aiuti a mantenere viva l’attenzione, la coscienza che io porto Gesù agli uomini e che la Madonna mi sta già preparando la strada. In Corea i protestanti sono chiamati “evangelici”, il cattolicesimo è “La religione della mamma”, perché la mamma è quella che attira gli uomini e li porta a Dio; in molte chiese sulla strada, davanti alla porta d’entrata c’è una statua di Maria con le braccia aperte, che indica di entrare in chiesa da Gesù. Nella nostra vita quotidiana, abbiamo bisogno di avere una precisa e profonda coscienza che non siamo mai soli, la Mamma del Cielo è sempre con noi, a volte ci porta in braccio per darci sicurezza e serenità in mezzo a tante fatiche e difficoltà.

Termino con un’immagine che mi è rimasta impressa nella memoria e ricordo spesso quando sono in difficoltà o tentato di scoraggiarmi. In Vietnam, nel gennaio 1968, stavo scendendo da Pleiku sulle montagne del Vietnam verso Saigon, seduto sul cassone di un camion, carico di gente che scappava dalla guerra. Davanti a me una giovane mamma vietnamita col suo bambino di un anno al massimo, seduta su una panca. Il camion procedeva lento tra balzi e scossoni, passavamo accanto a villaggi incendiati, si sentivano sparatorie e scoppi di bombe, sulla strada parecchi gridavano perché caricassimo anche loro.

Il bambino piangeva e la mamma ha tentato di calmarlo allattandolo e mettendo nella sua boccuccia un ciuccio. Ma inutilmente. Allora ha coperto il suo volto con un asciugamano e poi lo cullava, e cantava una nenia. Dopo un po’ il bambino non piangeva più, dormiva. Quel piccolo cucciolo di uomo non sapeva niente, non capiva niente, non vedeva i pericoli mortali che attraversavamo. Era nelle braccia della mamma, si fidava di lei e dormiva tranquillo.

Così Maria, Regina degli Apostoli e anche la nostra Madre e dobbiamo coltivare questa immagine commovente. Quando sono nelle braccia della Mamma del Cielo, non devo temere nulla, devo solo rimanere fra le sue braccia e pregarla, poi mi affido a Lei e al Figlio suo Gesù.

tratto dal blog di padre Piero Gheddo

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