C’è un’altra ultracasta oltre a quella dei magistrati. Sono i giornalisti (che riescono sempre a farla franca)

Articolo tratto dal numero di luglio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Il magistrato Luca Palamara è stato espulso dall’Anm per comportamento etico scorretto. Come mai l’ordine dei giornalisti tace su tutti i colleghi che l’hanno affiancato? Non dimentichiamo ciò che hanno fatto a Renato Farina.
Grazia Ciarfaglia via email

Noi non ce lo dimentichiamo e sono anni che scriviamo delle malefatte impunite del circo mediatico giudiziario, ma, ne sia sicura, l’ordine dei giornalisti non dirà una parola. Non la dirà perché quella dei giornalisti, così come quella della magistratura politicizzata, è una ultracasta e, per essere ancora più chiari, una ultracasta di sinistra. Sono due poteri che, da anni, tengono il paese per gli zebedei abbattendo ora quel partito ora quel politico che, anche solo lontanamente, osa contraddirli (avete letto tutti lo scoop del Riformista sulla sentenza Berlusconi, no?). La cosa più tragicamente ridicola è stata leggere le cronache e le interviste di quei giornalisti che, fino al giorno prima, erano pappa&ciccia con Palamara, e poi ne sono diventati i fustigatori. 

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Ero al vostro incontro a Milano “La libertà è la mia patria” con Lee Cheuk-yan e ho letto sul vostro sito il commento alla legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore l’1 luglio, scritto dall’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici e patriottici in Cina. Tra le tante cose, mi ha colpito la volontà degli amici di Hong Kong di lottare perché possa essere preservato il Museo del 4 giugno, quello che consente di mantenere la memoria su quanto accadde a Piazza Tienanmen nel 1989. È proprio vero che una delle prime opere di ogni regime dittatoriale è quella di “cancellare le tracce”, distruggere la memoria collettiva, riscrivere la storia. Per questo bisogna fare di tutto affinché questa memoria sia custodita e preservata non solo nei racconti, ma anche in luoghi fisici come può esserlo un museo.
Guido Colombo via email

Perché Tempi, grazie alla penna del nostro Leone Magno, insiste tanto su Hong Kong? Perché abbiamo una passionaccia per la libertà, certo; perché abbiamo sullo stomaco il comunismo nella sua versione turbocapitalista, certo; perché non ci siamo dimenticati di cosa accadde a Piazza Tienanmen, certo. Ma anche perché, come ci ha ammonito Lee Cheuk-yan durante il nostro convegno, quel che succede oggi a Hong Kong, domani accadrà a Roma.

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Ho appena finito di leggere l’Ansa e tra i fumi di incenso si fa luce la citazione del premier: «Non solo riforme, ora reinventiamo il paese». Al che mi è venuto un dubbio: non è che invece che Giuseppe, il nome di Conte sia Mascetti? Poi ho pensato al progetto di legge Zan ed ad Hong Kong e che quindi questi miei disturbi cognitivi che mi riportano ad una cosa strana che si chiama realtà, presto finiranno e potrò darmi – come diceva Milosz – alla caccia alle farfalle. E poi me le mangerò perché mentre Topolino apprendista stregone reinventa, la fame monta… La Cina è vicina.
Italo Rizzi via email

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Ora è chiaro a tutti che il reddito di cittadinanza era solo una mancia elettorale. Ho visto gli ultimi dati: lavori trovati zero, a parte quelli ai navigator. Il rdc ci costa 26 miliardi di euro nel triennio 2020-2022. Sono troppo cattivo se dico che, se ci fossimo risparmiati questa mancia, avremmo evitato le discussioni sul Mes?
Giorgio Fini via email

Questo giornale ha sempre sostenuto che sia il rdc sia quota 100 sono due riforme costose e controproducenti. C’è, infatti, un problema economico e, in particolare per il rdc, un problema “educativo”, se così si può dire. I poveri in Italia esistono e aiutarli è compito di una società non egoista. Ma se vuoi davvero migliorare la loro situazione il rdc è il modo peggiore per farlo. Il modo migliore è sostenere quelle associazioni che già si prodigano per loro, che li conoscono, che sanno che accompagnare in un percorso un indigente non significa solo mettergli un assegno in tasca. Se anziché distribuire soldi a casaccio avessero sostenuto i progetti intelligenti che nascono dal basso avremmo avuto meno poveri e più soldi. Ma che vuole farci, sono grillini: la sussidiarietà non sanno nemmeno cosa sia. Più colpevoli, ai miei occhi, sono Lega e Pd che hanno tenuto e ora tengono in piedi un governo con questi sciagurati.

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Tanto fu lo zelo patriottico che adesso i ragazzi degli oratori in un paese della bassa lombarda alla domenica non vanno più a messa in chiesa; tanto, dicono, la vediamo in tv. Allora la parrocchia li accompagna a passeggio in campagna. Lo zelo per la Sua casa ci divora.
Gabriele Sguazzini via email

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