Schumacher c’è

La saggezza discreta di Corinna Schumacher, determinata a difendere con silenzio e nascondimento la dignità di un uomo che «è diverso ma è ancora qui con noi». Anche se non si vede. Forse proprio per questo


«Sono aperti gli occhi, c’è chi assicura: sono minimi i movimenti, le dita a sfiorare le lenzuola, si muovono le spie che sorvegliano il corpo così come i sensori che stanno su una macchina. Telemetrie gelide anche quelle, una degenza come una corsa che non indica traguardo, tempi sul giro, medie orarie. Riabilitazione. Che significa? Parla, raccontaci, basterebbe una sola parola. Il viaggio di Schumi è una pena che ci riguarda, allude a un filo sul quale tutti stiamo, poveri e vulnerabili, basta un attimo, una piccolissima distrazione. La fine come spettro sfiorato, il coma come antro misterioso, il cervello come un rebus assoluto […] per questo la voce di Corinna serve, gli servirà come un faro, come uno sputo per sapere di non essere solo» (Giorgio Teruzzi, “Michael Schumacher, dove sei?”, Panorama, 25 giugno 2014).
Marco Cappato surfava sui sofismi, sosteneva che una cosa fosse giudicare «non degna di essere vissuta» la vita altrui, altro...

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