Dov’è il baby boom? Per avere un secondo figlio in Cina devi promettere al partito comunista di farti sterilizzare

Quando a dicembre il partito comunista cinese ha deciso di allentare le regole della legge sul figlio unico, permettendo alle sole coppie di figli unici (20 milioni su una popolazione di oltre un miliardo) di avere due figli, non l’ha fatto per garantire maggiori libertà ai cinesi. Nel 2011 il tasso di fertilità aveva toccato il minimo storico, 1.04 figli per donna, e la popolazione in età da lavoro era scesa nel 2012 di 3,45 milioni di persone rispetto al 2011, mentre gli anziani oltre i 60 anni avevano toccato quota 200 milioni nel 2013.

POCHE RICHIESTE. Temendo di rimetterci dal punto di vista economico, il governo ha cambiato i regolamenti aspettandosi un moderato “baby boom”. Che però non c’è stato. Al 31 marzo, ad esempio, nella provincia di Zhejiang (oltre 54 milioni di abitanti) solo 27.549 genitori hanno chiesto il permesso per avere il secondo figlio. E solo 5.530 permessi sono stati accordati dagli uffici della Pianificazione familiare. Se tutto il paese vedrà gli stessi ritmi, come sembra fino ad oggi, le previsioni degli esperti secondo cui la fertilità sarebbe cresciuta a 1.8 figli per donna o addirittura 2,4 si riveleranno profondamente sbagliate.

PERCHÉ POCHI FIGLI? Ma se in oltre 30 anni la legge sul figlio unico ha impedito la nascita di 400 milioni di bambini, gettando nella disperazione e rovinando milioni di famiglie, perché ora che la legge è stata in parte allentata i pochi fortunati cinesi non fanno figli lo stesso? Le ragioni, come riportato da Caixin, sono diverse ma si possono riassumere in due facce della stessa medaglia: da una lato le sezioni locali del partito comunista vogliono continuare a controllare la popolazione attraverso la pianificazione familiare, dall’altra i genitori cinesi non si fidano degli annunci del governo.

CONTROLLO OSSESSIVO. Se province come Zhejiang, Jiangxi e Anhui hanno applicato entro un mese la nuova legge, le municipalità di Pechino e Tianjin l’hanno fatto solo a febbraio, Shandong e Henan a maggio, mentre le problematiche province di Tibet e Xinjiang devono ancora sottostare alla vecchia legge. Le province più grandi sono state le più restie a recepire i nuovi regolamenti e a concedere i permessi di nascita perché «temono che la crescita della popolazione mini la loro capacità di governarli». Cioè di controllarli.

MULTE STRATOSFERICHE. Sono migliaia le famiglie il cui secondo figlio è nato dopo l’approvazione della legge ma alle quali i governi locali non hanno consegnato il certificato di nascita perché non avevano ancora recepito la legge. Conseguenza? Migliaia di bambini formalmente non esistono per il governo e non possono quindi né andare a scuola né avere accesso alle cure sanitarie né trovare un lavoro. Queste storie hanno scoraggiato molte famiglie a cercare un secondo figlio. Non solo. Molti genitori, trovatisi nella stessa situazione, sono stati sanzionati con multe pari a 200 mila yuan, cioè dieci volte lo stipendio annuale medio di un cinese. Questo è quanto successo ad esempio a una coppia della città di Taizhou, nel Zhejiang, a gennaio.

STERILIZZAZIONE OBBLIGATORIA. Anche se il governo permette ad alcune coppie di avere un secondo figlio, in Cina i genitori devono comunque chiedere e ottenere il permesso di concepirlo dai quadri locali del partito comunista. Questo permesso non viene concesso a tutti, anche perché non tutte le famiglie hanno accettato le condizioni degli uffici di Pianificazione familiare. A molte donne, infatti, è stato proposto questo scambio: un permesso di nascita in cambio di una successiva sterilizzazione o adozione di una spirale intrauterina o, ancora, il pagamento di una multa. Si può comprendere come molte famiglie abbiano rifiutato lo scambio ma in almeno 14 regioni, senza permesso non si ottiene il certificato di nascita e senza certificato è impossibile trovare lavoro da adulti, visto che i datori lo richiedono, soprattutto ai migranti. Chi cerca di violare la legge e avere comunque un figlio può essere legalmente licenziato, secondo quanto previsto dalla legge in 16 province.

«BASTA PUNIRE LE FAMIGLIE». A scoraggiare molte persone sono anche le storie come quella di una donna single di 39 anni che ha fatto causa alle autorità del Guangdong. Gli ufficiali si sono rifiutati di riconoscere suo figlio perché non è sposata. L’unico modo per lei di vedersi riconosciuti i suoi diritti sono pagare 100 mila yuan, farsi sterilizzare e poi sposarsi.
È facile capire dunque perché la nuova legge non stia portando al “baby boom” sperato. Afferma Yi Fuxian, esperto di politiche familiari cinesi all’Università del Wisconsin: «Se continuiamo a punire le famiglie che hanno molti figli e a premiare quelle che ne hanno pochi come ora, non saremo più in grado di incoraggiarle a fare figli in futuro. E quindi sarà molto difficile far salire il tasso di fertilità».

@LeoneGrotti

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