Libia, la proposta Onu non mette d’accordo i governi rivali. Intanto «l’Isis conquista Sirte»

La bozza Onu della «quarta e ultima proposta di accordo» è ancora osteggiata da Tobruk, che non vuole dare troppo potere agli islamisti di Tripoli. Intanto lo Stato islamico avanza

Alla fine sono partiti per Berlino. Ieri si era diffusa la notizia che i rappresentati del Parlamento libico regolarmente eletto di Tobruk avessero rigettato la quarta proposta del mediatore Onu Bernardino Léon per un governo di unità nazionale insieme agli islamisti di Tripoli. Invece si sono resi disponibili a discuterla ancora, dopo un primo turbolento dialogo avvenuto in Marocco.

LA PROPOSTA ONU. La proposta dell’Onu prevede un governo di unità nazionale della durata di un anno, guidato da un Consiglio dei ministri capeggiato da un primo ministro e due deputati delle rispettive fazioni con potere esecutivo. Nella bozza di accordo, composta da 69 articoli, è previsto anche che l’organo ad interim con potere legislativo sia costituito dal Parlamento di Tobruk.

IL CUORE DEL PROBLEMA. Perché allora il portavoce del Parlamento di Tobruk, Fradj Abou Hashem, si è espresso contro l’accordo? Perché uno degli articoli prevede la costituzione di un organo consultivo di 120 membri, composto in maggioranza da islamisti di Tripoli, «in grado di esprimere opinioni vincolanti a maggioranza qualificata sui progetti di legge». Abou Hashem ha criticato le troppe «prerogative concesse» a questo organo, guidato di fatto da una fazione golpista, e ha dichiarato che eventuali delegati che si recheranno in Germania nel nome del Parlamento di Tobruk, lo faranno su iniziativa personale e non ufficiale.

«QUARTA E ULTIMA PROPOSTA». Oggi i colloqui riprenderanno ma il loro successo è appeso a un filo. La Casa Bianca ha già affermato che questa è «la quarta e ultima proposta di intesa»: se i due governi della Libia non si metteranno d’accordo ponendo fine alla guerra civile, l’Onu e l’Europa, che su questo piano fa affidamento per trovare una soluzione alla partenza dei barconi, dovranno pensare a un’altra soluzione. Secondo Léon quello che accadrà in caso di fallimento è semplice: «Sarà l’Isis a prendersi la Libia».

ISIS PRENDE SIRTE. Questo scenario, in mancanza di un intervento, non è così improbabile. Proprio ieri lo Stato islamico ha annunciato di aver conquistato totalmente la città libica di Sirte, strappandola ad Alba libica, insieme di milizie che controlla la capitale Tripoli. La notizia è stata diffusa dall’affidabile SITE Intelligence Group, che ha mostrato anche foto nelle quali i miliziani dell’Isis esplorano la nuova centrale elettrica appena strappata ad Alba libica.

CAOS LIBIA. La confusione che regna in Libia rischia di facilitare nuove partenze di barconi verso le coste italiane ed europee. Mentre la parte orientale del paese è governata dal Parlamento di Tobruk, riconosciuto a livello internazionale e sostenuto militarmente da Egitto e Arabia Saudita, la parte occidentale è in mano agli islamisti appoggiati principalmente da Qatar e Turchia. Lo Stato islamico, oltre a Sirte, controlla anche la città di Derna ed è presente a Bengasi e in alcune zone a ovest di Tripoli. Il sud del paese invece è ancora controllato da diverse tribù, con le rispettive milizie. Mettere d’accordo tutti sarà un’impresa.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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