Ha ancora senso parlare di destra e sinistra in Europa? Guardate quanti sono i governi di larghe intese

Numerosi esperti analizzano le grandi coalizioni europee e mettono in guardia dalla «scomparsa della socialdemocrazia e dell'opposizione»

Enrico Letta e Angelino Alfano, artefici di una grande coalizione tra destra e sinistra, sono in buona compagnia nell’Unione Europea. Ad oggi, su 28 paesi, otto sono governati da partiti di sinistra, nove da partiti di destra e i restanti 11 da coalizioni tra le due forze (sei guidate dal centrodestra e cinque dal centrosinistra).

UNDICI GRANDI COALIZIONI. La domanda se l’Europa sia di destra o di sinistra, dunque, non ha più senso come mostra l’infografica realizzata oggi dal Le Monde. Secondo il politologo francese Dominique Reynié «la grande coalizione è un’opzione normale, di routine, per paesi come l’Austria, la Finlandia o la Germania», mentre è un’assoluta novità per paesi come l’Italia o la Grecia, dove sarebbe meglio parlare di «governi di unità nazionale».

«COGESTIONE IDEOLOGICA». A obbligare partiti storicamente avversari, per non dire nemici, alla «cogestione ideologica» di un paese ci si è messa la crisi, aiutata da sistemi elettorali a base proporzionale e dall’austerità imposta dalla Germania. Ma le grandi coalizioni, afferma Fabien Escalona, docente di Scienze politiche, «non indicano una nuova era di consensi, bensì l’erosione della base elettorale dei grandi partiti a partire dal 1970».
Per fare fronte alla mancanza di consensi e alla nascita di formazioni sempre più estreme, i grandi partiti sono stati costretti a mettersi insieme. In Grecia, ad esempio, se nel 2009 l’80% dell’elettorato era spartito tra partiti socialisti e conservatori, oggi solo il 30% dei votanti li sceglie.

ADDIO SOCIALDEMOCRAZIA E OPPOSIZIONE. Secondo Escalona, però, la vera vittima del “Grancoalizionismo” è la socialdemocrazia. Infatti, i limiti di deficit e le necessità del rigore favoriscono le idee di una destra «pragmatica e responsabile», alla quale la sinistra è costretta a «conformarsi» non avendo idee alternative ed efficaci.
Il secondo effetto di questo nuovo trend è «la scomparsa dell’opposizione», afferma Ulrike Guérot, del think tank Open Society Initiative for Europe. «Con la perdita dell’alternanza destra-sinistra, chi resta a incarnare un cambiamento dopo un governo di grande coalizione? – continua -. Il rischio è lasciare ai partiti estremi il monopolio della contestazione», favorendone così «l’ascesa». Inutile dire che il caso citato da tutti è il Movimento cinque stelle di Beppe Grillo.

@LeoneGrotti

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