La Nato che doveva proteggere i civili, alla fine ha ucciso Gheddafi – RS

Secondo le testimonianze più attendibili, il convoglio su cui viaggiava il leader libico Muammar Gheddafi è stato bombardato da un drone della Nato e solo dopo preso dai ribelli. Inutile far finta ora, per dar la gloria agli scalcagnati insorti libici, che le squadre della Cia americana, lo Special Air Service britannico, il Commandement des opérations spéciales francese e i commando del Qatar non ci fossero

Ieri Muammar Gheddafi è stato catturato e ucciso dai ribelli. Non è ancora chiaro come sia morto l’ex leader libico, anche se tutto porta a pensare che ci sia più di mezzo la Nato che i ribelli. “Sembra che tutto l’apparato di sorveglianza straniero intento a dare la caccia a Gheddafi si sia volatilizzato e abbiano fatto tutto gli insorti libici da soli. Le squadre della Cia spedite dalla Casa Bianca nel teatro di operazioni da sei mesi, lo Special Air Service britannico mandato dal premier David Cameron, il Commandement des opérations spéciales francese inviato in Libia dal neopapà Nicolas Sarkozy e i commando del Qatar – che già espugnarono il compound di Gheddafi a Bab al Aziziyah, nel cuore di Tripoli – fatti arrivare dallo sceicco corpulento Hamad bin Khalifa al Thani: tutti apparentemente inoperosi, anche se ieri mattina la caduta di Sirte, città costiera che ha dato i natali al rais e ultimo baluardo dei suoi fedelissimi, e come tale anche potenziale ultimo nascondiglio, era questione di poche ore. Manca pure dal quadro – ma è un’assenza più normale – la squadra di mercenari sudafricani assoldati dal leader in fuga che il 29 agosto ha scortato la moglie e tre figli al sicuro in Algeria” (Foglio, p. I).

“L’Associated Press, che ha citato combattenti libici, ha detto subito che un bombardamento Nato ha colpito un convoglio in fuga da Sirte che trasportava anche il rais. Fonti d’intelligence insistono con il Foglio: il convoglio è stato colpito da un drone, poi Gheddafi ferito è stato catturato dagli insorti e finito sul posto. Da Tripoli il colonnello libico Ahmed Banitells ha detto ad al Jazeera che l’ex leader ferito ha tentato di resistere, «per questo gli hanno sparato». Un combattente libico con ancora in mano la pistola personale del rais, placcata d’oro, ha raccontato alla Bbc di aver scovato Gheddafi dentro uno scolo di fogna, che gridava “non sparate” e di averlo ucciso. Mohamed Benrasali, del Comitato di stabilizzazione di Tripoli, ha detto al New York Times che Gheddafi è stato catturato vivo in macchina mentre lasciava Sirte ma è morto quasi subito per le ferite alla testa. E pensare che in un primo momento il Consiglio nazionale di transizione ne ha annunciato la cattura: «Avrà un processo giusto»” (Foglio, p. I).

“Le testimonianze di un bombardamento non son state confermate né dalla Nato né dal Consiglio nazionale fino a sera, quando il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet, ha detto che è stato un caccia francese a sparare sul convoglio che a Sirte trasportava Muammar Gheddafi. Ma nulla più. Sembra conveniente lasciare che la chiusura della caccia a Gheddafi appaia una grande storia di ribelli libici e di catarsi nazionale, piuttosto che l’ennesimo colpo della Nato, ancora ufficilamente impegnata, secondo la risoluzione delle Nazioni Unite 1.973, soltanto a ‘proteggere i civili’. Yochi Dreadzen, corrispondente di guerra per il National Journal, conferma da sue fonti, ‘occidentali, ufficiali della Nato’, che un bombardamento ha bloccato il convoglio e poi sono arrivati gli insorti. Poco a che vedere con il testo della risoluzione. Del resto, è significativo che  il ritmo della guerra dei droni ordinata dall’Amministrazione Obama sulla Libia non è diminuito dopo la conquista di Tripoli, quando ormai la stragrande maggioranza del paese era pacificata, ma è anzi aumentato” (Foglio, p. I).

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