Il semestre bianco è appena iniziato

Siamo a uno snodo cruciale della legislatura ed è tempo di bilanci. la svolta leghista, il capitombolo M5s, la crisi di Pd e Fi e le speranze di Fdi. Quante cose sono cambiate da quel 4 marzo 2018

Giuseppe Conte e Mario Draghi, Palazzo Chigi, Roma, 13 febbraio 2021

Lo scorso 3 agosto si è aperto il semestre bianco, il semestre in cui il presidente della Repubblica non può più sciogliere anticipatamente le Camere. Questi sei mesi segnano la fine del settennato di Sergio Mattarella e costituiscono uno snodo cruciale per la legislatura iniziata con le elezioni del 4 marzo 2018 che videro l’affermazione del Movimento 5 stelle e della Lega, e la sconfitta di Forza Italia e del Partito democratico.

Dopo quasi tre anni e mezzo, gli scenari si sono radicalmente modificati. I partiti, esaurite le formule politiche giallo-blu (M5s e Lega) e giallo-rossa (M5s e Pd), hanno subito un commissariamento di natura tecnica imposto dal Quirinale. Incapace di uscire autonomamente dalla crisi del Conte bis, il sistema partitico è stato costretto ad affidarsi al Colle che ha disegnato un governo di unità nazionale, in cui le forze politiche hanno un ruolo secondario.

Sia per l’ampiezza della maggioranza che impedisce poteri di ricatto e veti, sia per l’asse Draghi-Mattarella che di fatto riesce sempre a mantenere la stabilità, evitando che le liti quotidiane mettano a rischio il governo. In questo triennio si è dunque assistito a un’evoluzione rapida del sistema con clamorose svolte e repentini cambi di scenario, che hanno portato alla formazione di ben tre esecutivi.

La parabola del M5s

Emblematica la parabola del Movimento 5 Stelle, il perno dei due governi guidati da Giuseppe Conte, che si è gravemente indebolito a causa della collaborazione con la Lega e con il Partito democratico che ne hanno depotenziato la carica anti-sistema.

Durante l’esecutivo giallo-blu, come noto, Salvini è riuscito a prevalere su Di Maio e a dettare l’agenda del governo, spingendo Conte su una linea politica leghista. Basti ricordare i decreti sicurezza, la chiusura dei porti e quota cento a fronte dell’approvazione del solo reddito di cittadinanza. Non a caso, alle europee del maggio 2019 la Lega passò dal 17,3% delle politiche al 34,3% e il Movimento arretrò dal 32,7 al 17,1%.

L’inevitabile declino

Con il governo giallorosso, nato dopo il Papeete e la mossa del cavallo di Matteo Renzi, i grillini hanno provato a resistere alla normalizzazione imposta dall’alleanza con il Partito democratico, subendo tuttavia la linea europeista e istituzionale dem.

Notevole la svolta di Di Maio, trasformatosi in breve tempo da barricadero a perfetto esponente dell’establishment. Considerate le tante giravolte, sarà difficile che i pentastellati riescano a uscire indenni dalla legislatura. Anche l’incoronazione di Conte, seguita all’aspra contesa con Beppe Grillo, non sembra in grado di frenare un declino ormai avviato.

La svolta leghista

La Lega, come anticipato, ha visto una fase di grande espansione, almeno fino alla sconfitta delle elezioni in Emilia-Romagna del gennaio 2020 e oggi sta vivendo un momento di difficoltà, dovuto al Covid che ha rivoluzionato l’agenda politica, impedendo a Salvini di sfruttare i temi a lui congeniali (euroscetticismo e politiche securitarie).

Con il governo Draghi, il Carroccio, diviso tra il movimentismo salviniano e il governismo di tradizione nordista, si è trovato in una posizione complessa che ha reso difficile l’influenza sulle decisioni dell’esecutivo.

Certo, il sostegno all’ex presidente della Bce può essere una prima forma di legittimazione in ambito europeo ma potrebbe costare caro. Non è affatto casuale che tanti dei voti perduti siano finiti a Fratelli d’Italia che sta sfruttando l’opposizione per raccogliere tutti i consensi di chi non apprezza il governo Draghi.

Meloni e Berlusconi

Giorgia Meloni, in effetti, può sorridere, perché Fdi continua a crescere e, in alcuni sondaggi, risulta il primo partito. A completare il panorama del centrodestra, vi è la crisi di Forza Italia iniziata con lo storico sorpasso leghista subito nel 2018 e proseguita per tutta la legislatura.

A Berlusconi ormai spetta un ruolo di semplice mediatore tra Meloni e Salvini e di tanto in tanto qualche appello al partito unico e alla federazione. Per il resto, la sua creatura difficilmente gli sopravviverà anche per via della riduzione del numero dei parlamentari che potrebbe decimare gli azzurri alle prossime elezioni politiche.

Un Pd senz’anima

Il Partito democratico è invece riuscito a limitare i danni durante una legislatura che si era aperta con una cocente sconfitta elettorale e con la conseguente opposizione all’esecutivo Salvini-Di Maio. Grazie al patto anti-destre siglato con il Movimento 5 stelle i dem sono tornati al governo, con una strategia poco solida che però gli ha permesso di mantenere le tradizionali posizioni di potere e di sostenere, senza grosse difficoltà, Draghi.

Ad oggi il neosegretario Letta non sembra avere gli strumenti per rianimare il partito sia per l’assenza di un disegno strategico (l’alleanza con i grillini non basta per vincere il centrodestra), sia per la mancanza di un’identità e di una narrazione capaci di imporsi nel dibattito pubblico.

Il semestre bianco è appena iniziato

Il semestre bianco sarà un momento determinante per verificare gli equilibri tra i partiti e per capire chi guiderà le manovre in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. Alla luce dei sondaggi e dei numeri parlamentari, al centrodestra spetterebbe la regia di questa fase.

Una fase decisiva, perché eleggere un presidente non pregiudizialmente ostile, potrebbe rendere più agevole l’insediamento a Palazzo Chigi. Ma visti i tanti colpi di scena della legislatura, non si può escludere nulla. Il semestre bianco è appena iniziato.

Foto Ansa

Exit mobile version