Governo Renzi «subito all’opera» su riforma del lavoro, burocrazia, ius soli e unioni civili

Sui diritti delle coppie di fatto lo scontro più duro tra i partiti dell'esecutivo: il Pd si batte per un modello che «sostanzialmente le equipara al matrimonio», Ncd assolutamente contrario

Il governo Renzi, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, si metterà subito al lavoro su quattro fronti, oltre a quello della nuova legge elettorale che il premier punta a conquistare già a febbraio. Eccoli: «la riforma del lavoro, indispensabile per consentire al governo di aprire una trattative con Bruxelles per ottenere flessibilità sul deficit del 3 per cento», poi la riforma della pubblica amministrazione, la questione dei diritti di cittadinanza per gli stranieri, le unioni civili.

LAVORO. Secondo il Corriere nelle intenzioni di Renzi c’è quella di realizzare, e anche in fretta («entro marzo»), «un mercato del lavoro più flessibile e il taglio strutturale della spesa pubblica», novità che «saranno le monete di scambio per ottenere da Bruxelles più ampi margini di spesa in infrastrutture e investimenti per lo sviluppo». Ma la nomina proprio al dicastero del Lavoro di Giuliano Poletti, ex Pci e supremo rappresentante del mondo delle “cooperative rosse” (presiede Legacoop dal 2002), «dialogante per eccellenza con i sindacati», secondo il quotidiano milanese «fa pensare che Renzi non sia intenzionato allo scontro duro con Cgil, Cisl e Uil». L’esecutivo tenterà dunque di fare accettare ai sindacati le famose idee del Jobs Act renziano, in primis quella «di un contratto di inserimento per i giovani, che per i primi 2-3 anni non sarebbero coperti dall’articolo 18 e quindi più facilmente licenziabili», contratto da «bilanciare su molteplici fronti» con investimenti e incentivi vari per occupazione, ammortizzatori e welfare. Con quali soldi? «Le risorse verranno dalla spending review e da un aumento del prelievo sulle rendite finanziarie».

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. La riforma della burocrazia è affidata alla giovanissima Marianna Madia, ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, e nel cronoprogramma del sindaco d’Italia cade ad aprile. Naturalmente l’obiettivo è l’«efficienza» e il governo, informa il Corriere, tenterà di raggiungerlo attraverso «una sorta di piano industriale per la gestione del personale»: licenziabilità per i dirigenti («come i manager privati») e mobilità per gli impiegati in eccesso, magari «bilanciata dallo sblocco delle retribuzioni, ferme da molti anni, premiando i più meritevoli». Anche qui però si preannuncia «un approccio dialogante con i sindacati, molto potenti nel pubblico impiego», precisa il quotidiano.

STRANIERI. Il governo secondo il Corriere non ha ancora trovato un accordo sul criterio per il riconoscimento della cittadinanza agli immigrati (il famoso “ius soli temperato” già annunciato dal governo Letta entro la prima metà del 2014): per il Pd deve avvenire «dopo lo svolgimento di un ciclo scolastico», mentre per il Nuovo Centrodestra di Alfano «dopo la fine della scuola dell’obbligo, quindi dopo due cicli», per il Nuovo Centrodestra.

UNIONI CIVILI. La battaglia più dura nell’esecutivo sarà probabilmente quella sulle unioni civili. Se ne starebbero occupando, scrive sempre il Corriere della Sera, Gaetano Quagliariello e Renato Schifani per Ncd e Davide Faraone e Ivan Scalfarotto per il Pd. E le posizioni sarebbero ancora «distanti». Scalfarotto e Faraone infatti vogliono «le unioni civili sul modello della “civil partnership” alla tedesca”. Modello che sostanzialmente equipara le unioni tra due persone di diverso o uguale sesso, conviventi, al matrimonio. Assegnando loro anche i diritti patrimoniali, come la reversibilità della pensione, i diritti successori per il partner e la possibilità di succedere nel contratto d’affitto». Quagliariello però insiste che «questo nuovo istituto» deve essere «radicalmente diverso dal matrimonio»: via libera dunque solo su «diritti di tipo personale». Per esempio, aggiunge il Corriere, «il diritto di visita in ospedale» al partner ricoverato, «permessi retribuiti nel caso di infermità di uno dei componenti della coppia» e «diritto di succedere nel contratto in caso di decesso di un partner». Le due intenzioni appaiono insomma inconciliabili, perciò «il dossier potrebbe passare a Matteo Renzi e Angelino Alfano. Oppure finire direttamente alle Camere e lasciato alla decisione dei parlamentari».

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