E insomma i vaccini non ci sono. Tutto come previsto

L'obiettivo delle 500 mila immunizzazioni al giorno è irraggiungibile. E non è colpa di Draghi, ma di dieci anni di disastro elitario

Cronache dalla quarantena bis / 24

Facciamo il punto della situazione. Pur non essendo noi famosamente dei famosi giornalisti imbeccati dai servizi o dalle procure, sollevammo per primi (semplicemente leggendo informazioni provenienti dalla Danimarca), senza allarmismi ma con il buonsenso di chi pensa che i problemi si affrontano e non si inguattano, il problema AstraZeneca.

E sospettammo inoltre che anche sull’opzione russa Sputnik V (a cui per un istante l’Europa dichiarò interesse) si stesse approntando un tempo di silenzio e diffamazione dopo che Joe Biden aveva lanciato il messaggio di «Putin assassino» (che tradotto per l’Europa significò: “Dateci il tempo di produrre vaccini e rifornitevi da noi, lasciate stare la Russia che adesso la rimettiamo a posto con un casino all’Ucraina”).

È andata come hanno previsto i giornalisti non imbeccati e non serviziati dalle procure. Così al 10 aprile 2021, l’Italia viaggia alla media di neanche 300 mila somministrazioni di vaccino al giorno. E ieri ci è stato ufficialmente comunicato dal governo che l’obiettivo delle 500 mila inoculazioni quotidiane è irraggiungibile. Complimenti. Mentre in Europa, cito agenzie di stampa italiane, «Francia, Germania e Spagna hanno messo il turbo e viaggiano sopra la media delle 500 mila vaccinazioni al giorno».

Votare mai

Ma insomma, cosa succede a questo paese in cui pure non si parla di altro da un anno che di Covid e zone a colori e nel quale anche la migliore stampa di intendenza chiagni&fotti – piangi&rivolgiti a mamma procura – ha praticamente smesso di fare il mestiere giornalistico? (E ha smesso, vuoi perché i 5 stelle e il Pd non vogliono una commissione di inchiesta su 1,25 miliardi che il governo Conte aveva stanziato per le mascherine e, via commissario Arcuri, almeno 100 milioni se li sono intascati gli intermediari capeggiati da un giornalista Rai. Vuoi perché essendo giornalisti di una sinistra cerebralmente murata neanche viva, pensano solo alla Lombardia e il resto d’Italia gli pare gli Stati Uniti of Veltronia).

Insomma, non possiamo ancora smettere di ringraziare il nostro caro capo dello Stato di ascendenza Pd (lato cattolico democrat) e i gentili poteri raggrumati sotto il Quirinale che da più di dieci anni contemplano il popolo italiano dall’alto di governi non eletti dal popolo. Ci hanno impedito di votare anche questo giro. E dunque loro sono buoni. Mentre noi saremmo stati “irresponsabili” ad andare alle urne con tutta questa pandemia e – ricordate le reti e stampa unificate? – «adesso l’unica cosa da fare è concentrarsi sulle vaccinazioni». E se vogliamo dirla tutta, è pure un peccato cacciare Giuseppe Conte che è da Natale che abbiamo i vaccini, il piano vaccinale e parazumpappà…

Dieci anni di china discendente

Ci siamo già detti che di queste belle balle hanno riempito la discesa all’inferno degli italiani. Che Biden è lì da vedersi dopo che gli americani hanno votato in un clima da semi guerra civile e di virus dilagante. E per non parlare di Israele, dove non hanno permesso alle procure di prevalere sulla democrazia, hanno votato quattro volte in due anni e hanno pure vaccinato quasi tutti i cittadini. Qui in Italia, siamo sempre alla grande operazione di dieci anni fa, dello scandalo Ruby (a proposito, il 15 aprile altra sentenza, questa volta a Siena, di questo grottesco processo, che chissà per quale astrale coincidenza, vedi caso Barbato, da qualche anno, prima del pensionamento della tenutaria del caso Ruby, dottoressa Ilda Boccassini, ha visto la nomina del testimone principale d’accusa nel caso Ruby e in seguito principale collaboratore della dottoressa Boccassini diventare capo della Polizia municipale di Milano, senza un concorso e senza una ricognizione interna; questo secondo la versione di Barbato raccolta dalle Iene e la testimonianza di alcuni vigili, versione però negata dalla nota dell’amministrazione comunale in data odierna, 11 aprile, in cui si sostiene la piena legalità e linearità di una nomina, quella di Marco Ciacci in sostituzione di Antonio Barbato a capo della polizia municipale, per “comando”, istituto giuridico che prevede l’assegnazione di una sede di servizio diversa da quella abituale presso un altro ente che si avvantaggia delle prestazioni del lavoratore interessato), scandalo Ruby, dicevo, per buttare giù il governo più votato della storia repubblicana. E regalarci così dieci anni in cui la crisi e gli stranieri (in cima la Francia) ci hanno portato via pure le mutande, lasciandoci in braghette corte a pendere da giornaloni i cui padroni trattano i loro interessi direttamente a Roma e hanno aziende, appunto, in Francia o in Cina.

Dopo dieci anni di questa china discendente, il disastro elitario si perpetua oggi con questa propaganda di regime – vuoi per azzerare la Lega coi processi alla siciliana, vuoi con la procura in arrivo sulla Lombardia – che sembra voler riporre ogni speranza di ripresa per l’Italia nell’asse tra il partito dello scolapasta e quello dell’attendenza Macron. Ovvero nell’alleanza Grillo-Pd, qualunque cosa significhi “Pd”. E facciamoci una risata se non ci fosse da piangere.

A cosa pensano i giornali

Ecco, tutto ciò, aggiungendoci l’azzeramento dei corpi intermedi (in particolare di quelli cattolici) e prevalendo su tutto il terrore per la democrazia che si esprime col voto dei cittadini, ci ha condotto a un governo degno erede del non governo precedente. E non per colpa di Mario Draghi e della solidarietà nazionale erede del nulla grillino alleato con qualunque cosa significhi il Pd. Ma perché semplicemente non ci sono i vaccini. E di conseguenza, non ci sono i piani vaccinali.

Ciò non toglie che la Rai a reti unificate e i giornaloni a versioni governative sono corresponsabili del fatto che l’Italia continua ad andare sempre più giù. Mentre di loro c’è da sospettare che siano ristorati sottobanco, visto come sono contenti di andare avanti così, ripetitivi e ottusi, a colpi di ola per le leggi Zan e applaudi Travaglio capo commentatore centrale. Prima il giornalismo era finito nelle maniche del Conte-Casalino-Arcuri. Adesso si mette la giacchetta e il cravattino di Macron, pensando che col rappresentante dell’Eliseo in Italia, Enrico Letta, rientrato in patria dopo otto anni di lusso parigino, chissà, magari salteranno fuori le maniche nuove nuove di un governone Letta-Conte e Beppe Sala da Milano.

Obiettivo Lombardia

Poi, col solito “Sistema” descritto da Luca Palamara, manderanno «i killer» – termine usato da Palamara, non mio – a far fuori finalmente la Lombardia. Che sono 30 anni che resiste, trent’anni che non molla la cassa a Roma. (Per inciso, vi prego, fate lo sforzo di esaminare un anno di rassegne stampa dei giornaloni, anche solo i titoli, a partire da meta marzo 2020: c’è solo e sempre il sospetto contro chi governa la Lombardia; ieri perché mancavano le mascherine e poi abbiamo scoperto che la colpa era del commissario Arcuri del governo Conte; oggi perché la Lombardia non vaccinerebbe abbastanza, e già è falso nei numeri, ma comunque il problema è che non ci sono abbastanza vaccini, e non ci sono perché il governo Conte ci ha sempre detto che non c’era nessun problema, che i vaccini erano stati prenotati, che è tutto ok con l’Europa… e invece l’ok è che grazie a governi italiani che rappresentano solo Roma e dintorni, ancora una volta siamo stati perculati).

Voglio infine concludere quest’ode ricolma di speranza con un sentito ringraziamento anche ai nostri capi di Chiesa. Che essendo comunque soccombenti al verso in cui va il mondo, invece di opporsi per porsi (Giussani, Maritain e altri), hanno scelto la fuga dalla realtà e dal popolo in punta di grandi omelie, per seguire la via della trattativa da élite a élite, in punto di conventicole sottobanco. 

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Questo articolo è stato aggiornato alle 16.30 di domenica 11 aprile per segnalare il contenuto della nota dell’amministrazione comunale di Milano intesa a smentire la ricostruzione del caso Barbato da parte delle Iene.

Foto Ansa

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