Cina. Xi Jinping sarà il Mao Zedong del XXI secolo

Il 16 ottobre si apre a Pechino il XX Congresso del Partito comunista, che sceglierà il nuovo leader della Cina. Il "presidente di tutto", che ha riportato il culto della personalità nel paese, potrebbe rompere con la tradizione degli ultimi cinquant'anni e farsi eleggere a vita

Aprirà il 16 ottobre in Cina il XX Congresso del Partito comunista, forse il più importante dalla morte di Mao Zedong. Il “presidente di tutto” Xi Jinping, infatti, potrebbe riuscire a farsi nominare per altri cinque anni (e potenzialmente a vita) segretario del Pcc rompendo con la consolidata tradizione che prevede un massimo di dieci anni al potere per ciascun leader.

Il XX Congresso del Partito comunista in Cina

Nella grande Sala del popolo che affaccia su Piazza Tienanmen i 2.300 delegati del Pcc, “scelti” tra i 95 milioni di iscritti al Partito, “eleggeranno” i 205 membri con diritto di voto e i 170 membri non elettori del Comitato centrale. Questi “sceglieranno” poi i 25 membri del Politburo, i quali “selezioneranno” i sette uomini più potenti della Cina, che andranno a comporre il comitato permanente del Politburo, l’organismo che controlla gli 1,4 miliardi di abitanti della seconda superpotenza mondiale.

Le virgolette sono d’obbligo dal momento che tutte queste elezioni sono soltanto di facciata: ogni singolo passaggio è deciso in precedenza nell’ambito di una feroce guerra di potere tra gli attuali membri del Comitato permanente del Politburo. È impossibile sapere a priori chi vincerà e chi uscirà sconfitto, ma tutto porta a pensare che il lingxiu (“leader”), come molti ora chiamano Xi Jinping, verrà incoronato come nuovo imperatore della Cina.

Xi controlla il fucile, il coltello e la penna

Fin dal primo momento in cui è salito al potere, Xi ha lavorato alacremente per assicurarsi il controllo dei tre apparati centrali che garantiscono il potere in Cina: l’esercito, la polizia e la propaganda. O, come vengono anche chiamati, «il fucile, il coltello e la penna».

Oltre a essere segretario generale del Partito e presidente della Cina, Xi è anche a capo della Commissione militare centrale, che guida l’esercito. A gestire la propaganda c’è il suo stretto alleato Huang Kunming e a giugno, per la prima volta, Xi è riuscito a far nominare a capo del ministero della Pubblica sicurezza un altro suo fedelissimo, Wang Xiaohong.

La rapida ascesa al potere (a vita)

Oltre ad avere in mano i settori chiave dell’apparato statale, a partire dal 2012 Xi ha meticolosamente preparato la strada dal punto di vista formale e ideologico che può portarlo al potere assoluto. Nel 2016 si fece attribuire il titolo di «cuore e leader del Partito», privilegio riservato a pochi. Nel 2017 inserì nello statuto del Partito il “pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”, il cui studio è obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado.

Nel 2018 lo fece incidere anche nella Costituzione, eliminando allo stesso tempo il limite dei due mandati per la presidenza. A novembre, infine, ha rilasciato una risoluzione ufficiale sulla storia del Partito comunista, come solo Mao e Deng Xiaoping (nel 1945 e nel 1981) erano riusciti a fare prima di lui, elevandosi di conseguenza al loro rango.

Da allora il culto della personalità di Xi è diventato onnipervasivo. «L’eterna gratitudine» che il governatore del Guangdong Wang Weizhong gli ha espresso di recente è ormai la normalità. A suggerire l’intenzione di Xi di restare al potere almeno per altri cinque anni c’è anche il fatto che, contrariamente alle usanze, il “presidente di tutto” non ha introdotto al XIX Congresso del Partito nessun quadro della settimana generazione perché prendesse il suo posto. È probabile perciò che ritenga di avere ancora a disposizione molto tempo per farlo.

Il Mao Zedong del XXI secolo

L’attuale Politburo, infine, è già in mano alla fazione di Xi Jinping, che anno dopo anno ha surclassato e superato per importanza le due storiche fazioni del Partito: quella della Lega giovanile comunista e quella di Shanghai. È probabile che Xi cercherà di inserire nel nuovo Politburo tutti i suoi fedelissimi, anche se molti non hanno più i requisiti d’età per farne parte.

Ma come la regola dei due mandati all’apice del potere sta per essere infranta, è possibile che anche quella chiamata qishangbaxia (chi ha 67 anni può essere rieletto, chi ne ha 68 deve andare in pensione) vada in soffitta. Del resto, come ha sempre detto Xi, il principale criterio per fare carriera nel Partito non è la «competenza» ma la «fedeltà». A chi? Non certo alla popolazione cinese. Ma a colui che la incarna, Xi Jinping, il Mao Zedong del XXI secolo. Che dopo Hong Kong, ha Taiwan nel mirino.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Exit mobile version