Il regime comunista è preoccupato perché i giovani cinesi sono dei gran materialisti (ma dai?)

Le autorità del regime comunista di Pechino sono molto preoccupate perché i giovani cinesi sono diventati ormai irrimediabilmente materialisti. Non è uno scherzo né un refuso. Avete letto proprio quello che abbiamo scritto: i papaveri comunisti cinesi, dopo avere allevato il popolo a pane (poco) e materialismo (tanto) per qualche decennio, si trovano ora a constatare delusi che la gente è diventata, appunto, materialista.

L’OSSESSIONE DEL LUSSO. Come racconta oggi Guido Santevecchi sul Corriere della Sera, spopola in Cina una serie di film (per ora sono due, il terzo è in produzione) intitolata Piccoli tempi, tratta dagli omonimi romanzi dello scrittore trentenne Guo Jingming e costruita intorno alla «storia di quattro ragazze di un college di Shanghai che si muovono tra romanticismo e aspirazioni professionali. Con l’ossessione della moda, delle feste e di una vita nel lusso al fianco di un uomo affascinante». Insomma, sintetizza Santevecchi, una specie di incrocio «tra Il diavolo veste Prada e Sex and the City (ma non si vede sesso, solo affetto casto)», con battute tipo questa: «La sola idea di viaggiare in economy mi uccide».

«UNA VOLTA AVEVAMO L’IDEOLOGIA». Spiega il Corriere: «La fauna messa insieme da Guo Jingming è composta da cantanti pop, attori e attricette che fanno fortuna senza grande talento e stimolano la fantasia dei teenagers ormai a tutte le latitudini». «Un inno al consumismo e all’abbondanza materialista», continua l’articolo, che «ha scaldato la critica cinematografica di Pechino. Aprendo un dibattito sulla gioventù della Repubblica popolare e sui suoi valori. (…) Il critico del Beijing Evening News ha scritto che si tratta di un insieme di “crasso materialismo e cattivo gusto”. (…) Si è mosso anche il Quotidiano del Popolo, voce del partito, con una serie di interventi non a senso unico: “Ormai in Cina tutto è misurato con il denaro, trent’anni fa avevamo l’ideologia, oggi i ragazzi crescono con il materialismo e il consumismo”».

PURE IL SESSISMO. «Siccome la Cina ha 450 milioni di giovani sotto i 25 anni – aggiunge Santevecchi sul Corriere – il governo deve riflettere sul trionfo di Piccoli tempi, che poi significa che i ragazzi pensano al loro tempo, limitato, e non al Grande Futuro della Nazione». E non è finita. In Piccoli tempi neanche le storie d’amore sono più come quelle di una volta: «Le quattro protagoniste, alla fine dei conti, cercano solo di rendersi utili ai loro uomini (un tennista, un imprenditore, uno scrittore, un palestrato) con capacità e competenza. I maschi raccontati da Guo Jingming desiderano le ragazze perché sono narcisisti e patriarcali».

LA VANA MORALIZZAZIONE. Ironia della sorte, questo Sex and the City made in China «trionfa sugli schermi proprio mentre il governo centrale è impegnato in una campagna ideologica di moralizzazione», conclude il Corriere. «Il presidente Xi Jinping ha appena rilanciato i Quattro principi cardinali dell’ortodossia comunista: bisogna attenersi alla “purificazione intellettuale”, seguendo la dittatura democratica del popolo; la via socialista; la guida del partito secondo il marxismo-leninismo; il pensiero di Mao Zedong. Chissà che cosa penserebbe Mao, chiuso nella sua teca di cristallo nel mausoleo sulla Tienanmen, se sapesse che a Shanghai stanno girando Piccoli tempi 3».

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