Ballottaggi all’insegna di deserto e suicidio (del centrodestra)

Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Verona per la campagna elettorale di Federico Sboarina (foto Ansa)

Su Huffington Post Italia Alessandro De Angelis scrive: «Le parole chiave: deserto e suicidio. Deserto, inteso come partecipazione. Perché va bene il caldo, la domenica di fine giugno, il mare o i monti. E va bene anche che, da sempre, ai ballottaggi vota sempre meno gente rispetto al primo turno (il che, normalmente, aiuta la sinistra). Però quando vota un italiano su tre anche l’astensionismo è un dato iper-politico, che certifica la sfiducia verso l’esercizio stesso della sovranità popolare, la sua utilità nell’Italia in cui si vota poco, e anche la scarsa capacità di coinvolgimento e mobilitazione dei partiti (in questo caso del centrodestra)».

Con la sua abituale intelligenza De Angelis spiega come il centrosinistra abbia vinto questo secondo turno delle amministrative, che il centrodestra si sia abbondantemente suicidato, che l’abnorme astensionismo sia un fatto politico e che le elezioni per il Parlamento saranno tutta un’altra partita.

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Su Atlantico quotidiano Gallenga scrive: «Se c’è un punto di osservazione privilegiato, un vero e proprio laboratorio dove osservare la crisi del centrodestra, questo è a Como, dove domenica prossima si terrà il turno di ballottaggio delle comunali. Qui c’era un sindaco d’area Forza Italia, molto decente. Non lascia opere memorabili ma alcune cose che poteva fare le ha fatte. Ciò nonostante, è stato accusato di immobilismo dalla propria maggioranza, soprattutto da Fratelli d’Italia, sino ad indurlo a non ripresentarsi e passare la mano ad un candidato sindaco indicato dal partito di Giorgia Meloni. Dipoi, al primo turno, il centrodestra ha preso un misero 27 per cento ed è stato superato, non solo dal centrosinistra col 40 per cento, ma pure da una lista civica con qualche voto in più del 27 per cento. Sicché, il centrodestra è fuori dal ballottaggio e, al posto suo, c’è una lista civica. A sostenere il candidato della lista civica c’è Matteo Salvini, con un argomento elementare: “È sempre giusto votare e quindi sicuramente se io fossi a Como non voterei a sinistra”. L’approccio di Salvini sembra piacere al centrosinistra che, nel frattempo, sviluppa un discorso sostanzialmente identitario, volto a riportare al seggio del secondo turno i propri elettori del primo turno. Avendo rifiutato candidati già di centrodestra pure se in liste collegate. E senza veramente tenere i riflettori puntati sulla propria candidata sindaca, manager teatrale di successo, lunga esperienza ed altolocati sostenitori. Nonostante quest’ultima paia essere più adatta, rispetto alla propria coalizione dominata dal Pd, ad attrarre voti dal centrodestra».

Gallenga su Atlantico quotidiano spiega illustrando il caso Como quanto il centrodestra si sia autodanneggiato. Il problema centrale è che ormai esiste un’area liberalconservatrice che spesso entra in contraddizione con il ceto politico dei vari partiti e partitini dell’area stessa. Le varie organizzazioni politiche avrebbero bisogno di una riflessione strategica meno condizionata dagli interessi immediati. Il che non è mai così semplice come astrattamente può sembrare.

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Su Startmag Giulia Alfieri scrive: «Di tutt’altro parere è l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, ex alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan, che intervenendo a L’aria che tira su La7 ha detto che quanto fatto da Vilnius “non è legittimo da nessun punto di vista perché questa è un’interpretazione dei lituani delle sanzioni”.Il diplomatico si è poi scagliato contro Borrell: “Che sia legittimo lo ha detto anche Borrell, son balle, non è legittimo ed è un dito nell’occhio ai russi politicamente, è un segno di escalation ed è una follia da un punto di vista politico”. E qui Pontecorvo sostiene che la Lituania stia agendo per mano di qualcun altro: “In questo momento bisogna chiedersi che cosa c’è dietro. I lituani sanno benissimo che questa non è una misura neutra. La Lituania si va a fare una roba del genere da sola? Prendendosi la responsabilità di fare una cosa di questo genere che mette un dito, anzi un pungo, nell’occhio ai russi senza dire niente a nessuno? Io non lo credo”. Si pone la stessa domanda il giornalista de La Stampa Domenico Quirico, che scrive: «Ora una malaccorta, sciagurata decisione del governo di Vilnius (ma è possibile che sia soltanto sua, che abbia osato da sola?) ha bloccato il collegamento e l’ha isolata [Kaliningrad, ndr] da Mosca offrendo un pretesto perfetto a Putin. […] Se l’autocrate di Mosca scatenerà la Terza Guerra mondiale il pretesto lo troverà qui, non nel Donbass o in Crimea”».

Difendere l’Ucraina dall’aggressione russa e impedire il delirio di un’escalation che metta a rischio tutto il pianeta: è dura la vita di chi non rinuncia né ai princìpi né al realismo e al senso di responsabilità nell’applicarli.

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Su Open Maria Pia Mazza scrive: «“Credo nel valore della vita, dall’inizio alla fine, ma a proposito di gravidanza l’ultima parola spetta sempre alla donna”. Sono le parole del leader della Lega Matteo Salvini, dopo la decisione della Corte suprema statunitense di annullare la sentenza Roe v. Wade, grazie alla quale la Corte stessa, nel 1973, aveva reso legale l’aborto a livello federale».

Il diritto delle donne ad autodeterminare la propria esistenza e quello di difendere la vita quando si forma nel grembo materno, richiedono quei terribili compromessi che il tragico conflitto di due ragioni fondamentali implicano, e dunque possono essere meglio affrontati con leggi politiche piuttosto che con astratte e rigide norme costituzionali. Ora sarebbe importante che l’influente ala cristiana della sinistra italiana aiutasse a ragionare l’insieme del suo schieramento sulla complessità del problema, senza aprire nuovi scontri polarizzati di cui proprio non si sente il bisogno.

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