Si è spenta Paola Bonzi. Ha speso la vita per salvare vite

La creatrice e direttrice del Centro di aiuto alla vita della Mangiagalli di Milano è stata sicuramente strumento di un miracolo. Meglio, di 22.702 miracoli

Nel tardo pomeriggio di ieri è morta Paola Bonzi, creatrice, anima e fino all’ultimo direttrice del Centro di aiuto alla vita della Mangiagalli di Milano, il “Cav” che i lettori di Tempi conoscono bene.

A dare la notizia è stato Avvenire

«Paola Marozzi Bonzi è scomparsa nel tardo pomeriggio di venerdì in ospedale a Brindisi, dove si trovava in vacanza con il marito Luigi, dopo una breve malattia che l’ha portata rapidamente e inaspettatamente in coma. Aveva 76 anni, era madre di due figli e nonna di quattro nipoti. A Milano nel 1984 aveva fondato il primo Centro di aiuto alla vita che abbia mai potuto trovare sede in un ospedale, in quella clinica Mangiagalli in cui passano migliaia di donne ogni anno, tante con un carico di difficoltà e di dolore».

Impossibile rendere in poche righe l’enormità della presenza che è stata e che continuerà a essere Paola Bonzi nella vita di tante persone. Quello che si può sicuramente dire è che Paola Bonzi è stata strumento di un miracolo. Meglio, migliaia di miracoli. La stessa nascita del Cav all’interno della Mangiagalli, e cioè nella la clinica che fu l’epicentro della battaglia a favore dell’aborto in Italia, è una piccola storia grandiosa che andrebbe ricordata come merita. Qualche prezioso accenno si trova in questa intervista a Giorgio Pardi, il primo medico a eseguire un’interruzione di gravidanza legale in Italia che poi, anche grazie all’incontro con Paola Bonzi, pur continuando a difendere la legge 194 assunse posizioni molto distanti da quelle dei paladini dell’aborto come “diritto”.

Paola Bonzi e gli eroici volontari del suo Cav hanno fatto nascere in 35 anni 22.702 bambini che senza di loro sarebbero stati abortiti. Ventiduemilasettecentodue. Ognuno dei quali aveva per Paola un valore infinito. Quanto fa 22.702 volte infinito? Fa tantissimo, tutto, troppo. Troppo per mollare anche solo un centimetro. Per questo Paola Bonzi nei 35 anni di servizio al Cav ha sempre combattuto quando c’è stato da combattere. Con impareggiabile serenità, con grande discrezione, con eleganza di gran signora perfino, tuttavia ha sempre gridato quando bisognava gridare, stretto la cinghia quando ha dovuto stringerla, preso gli sputi e gli insulti dei nemici quando era meglio lasciarli sfogare il loro odio ideologico. Era pronta a tutto, Paola Bonzi, per dare un aiuto a quelle mamme in difficoltà e una chance di vita a quei bambini.

L’anno scorso, rispondendo all’ennesima incomprensibile aggressione mediatica contro l’opera del Cav, aveva riassunto bene per Tempi la fatica che lei e i suoi volontari si sono sobbarcati per oltre tre decenni nella pressoché totale indifferenza di quello Stato che ha pure avuto la faccia tosta di chiamare la 194 una legge «per la tutela sociale della maternità». 

«Il mio colloquio professionale viene pagato 19 euro e 11 cent. Il nostro bilancio annuale ammonta a 1 milione 600 mila euro. I rimborsi dell’Ats ne coprono un terzo. Ma noi abbiamo oggi abbiamo in carico più di 2.500 donne e forniamo loro: colloquio mensile fino all’anno del bambino, partecipazione a gruppi di donne allo stesso periodo di gravidanza, se serve accoglienza gratuita in un alloggio per il periodo della gravidanza e dopo la nascita, corso di preparazione al parto, quando il bimbo nasce incontro con ostetrica, massaggio del neonato, gruppi bebè, colloqui mensili che negli ultimi 6 mesi diventano scuola di genitori, e a ciascuna mamma diamo magari un bel sussidio mensile che il pubblico non dà, una “borsa della spesa” e poi tutto ciò che serve al bambino, corredino, attrezzature, passeggino, marsupio, fornitura di pannolini fino all’anno di età, guardaroba fino ai 18 mesi. Un terzo i rimborsi: eccoli i soldi intascati per far funzionare la 194. Non sto qui a perdere tempo ad “istruire sulle colpe morali”: 21.330 bambini nati, e nessuno mi ha mai maledetto per averli aiutati»

Paola Bonzi non ha mai avuto il monumento che avrebbe meritato. Anzi, anche quando, nel 2013, la città di Milano l’ha insignita con la sua massima onorificenza, l’Ambrogino d’oro, perfino allora Paola Bonzi ha dovuto superare la resistenza dei suoi odiatori. E se alla fine l’avesse avuta vinta la sinistra, contraria alla sua candidatura per il prestigioso riconoscimento, be’, avrebbe scrollato le spalle e sarebbe andata avanti come prima a incontrare donne, abbracciare neonati, soccorrere famiglie. Perché non le interessavano le battaglie ideologiche o politiche. Non voleva passare per icona o martire della solidarietà. Per lei davvero contava soltanto salvare vite.

***

Neanche due settimane fa aveva scritto il suo ultimo post su Facebook. Lo riportiamo di seguito integralmente perché, alla luce della sua scomparsa, vi si ritrovano i tratti del testamento.

C’era una volta il CAV.

Da quando è nato, nell’autunno dell’84, sono passati 22.702 bambini nati da madri coraggiose che sono state messe in grado, con il nostro sostegno, di darli alla luce.

Nella nostra sede, all’interno della Clinica Mangiagalli, abbiamo accolto e ascoltato, soprattutto col cuore, racconti spesso “da brivido”, il cui ricordo non permetteva a quelle donne di accettare di diventare madre.

Noi però, perché i bambini nascano, siamo pronti a tutto e così abbiamo distribuito sussidi economici, tutto l’indispensabile per la madre e il bambino e gli alimenti di prima necessità, oltre a un percorso consultoriale di tipo psico-pedagogico.

Ora è come se fossimo arrivati al dunque.

Ci troviamo infatti nella critica situazione di dover inventare cose nuove (come per esempio corsi di musica in fasce, di musicoterapia, di “disegno in attesa”, di produzione di oggetti originali…) e di altro ancora rivolto a genitori che desiderano offrire ai propri bimbi situazioni speciali che aiutino la buona crescita.

Naturalmente tutto ciò, proposto da docenti di alta qualità, avrà un modesto costo, destinato ad aiutare genitori con minori possibilità economiche.

E’ allo studio, sempre per raggiungere un buon risultato economico, una serata di gala che cada in prossimità di questo 35° compleanno.
Incontrando le nostre utenti abbiamo provato emozioni di tutti i tipi, che hanno plasmato anche la nostra vita personale.

Infatti è impossibile condividere storie di lacrime e poi chiudere la porta e andarsene a casa.

Magari non ricordiamo tutti i volti di chi abbiamo conosciuto, ma nel nostro intimo abbiamo impastato insieme alle nostre tutte le emozioni provate.

Non siamo solo invecchiati in questi anni, siamo diventati anche persone diverse che non possono più vivere solo per sé stesse e per la propria famiglia, ma che hanno acquisito la sensibilità di chi avvicina il dolore degli altri.

L’avventura è stata meravigliosa e non può finire.

L’estate ci sta portando lontano, ma solo fisicamente.

Sono sicura che, come capita a me, anche per ciascuno di voi, ci sarà un angolo di cuore occupato dal desiderio di inventare modalità che possano continuare a far nascere.

La Vita è Amore.

Restiamo insieme, continuando a pensare alla nostra missione, costruendo così il Futuro.

Certa che il periodo estivo porti a tutti voi tante giornate belle, invio tutto il mio affetto.

Paola Bonzi

Foto da Facebook

Exit mobile version