«La scuola libera ostaggio delle oche del Campidoglio. Non si azzardino a ripiegare sulla dad»

«Guai a chiudere in zona rossa o arancione», dice Sepiacci (Aninsei Confindustria). Che sui 60 milioni "bloccati" per le paritarie chiede: «A che serve un ministro per cui la scuola “ha da passà 'a nuttata”?»

Scuole paritarie, ancora bloccati 60 milioni previsti dal Sostegni bis (foto Ansa)

Che fine hanno fatto i 50 milioni del Sostegni bis per le paritarie? E i 10 milioni assegnati all’infanzia? Non chiedetegli di appellarsi al ministro Bianchi, Luigi Sepiacci, presidente di Aninsei Confindustria, non ne vuole sapere: «A che serve colloquiare con un ministro per cui la scuola “Ha da passà ‘a nuttata”? Qui non si vede l’alba, non vediamo alcuna volontà del governo di fare qualcosa di ben fatto. Non è stata chiesta una mozione di sfiducia, al solito la maggioranza starnazza sui giornali, grida allo scandalo, si smarca. La scuola libera è nelle mani delle oche del Campidoglio».

Seicento scuole non statali, solo quelle associate da Aninsei, parte di una galassia di oltre 12.500 scuole paritarie che accolgono oltre 866 mila studenti e che stanno «facendo la fine dell’asino di Buridano, che imparava a non mangiare morendo». Non ci sono novità: i famosi 60 milioni del Sostegni bis per le misure di contenimento del rischio epidemiologico per consentire anche a scuole dell’infanzia, primarie e secondarie paritarie, di ripartire in presenza e in sicurezza, non sono ancora stati sbloccati.

«Qui le paritarie vanno a rotoli»

Di più, come aveva spiegato a Tempi Virginia Kaladich, presidente nazionale scuole Fidae, di questi 60 milioni previsti dal decreto mancano i dieci per l’infanzia, risorse conquistate attraverso emendamenti e discese in piazza (in prima battuta l’infanzia, che garantisce complessivamente circa il 40 per cento dell’offerta educativa, era stata esclusa dal decreto) e “sudate” tutta l’estate (qui la storia dell’emendamento grillino che vincolava l’erogazione di risorse ad adempimenti burocratici in tempi stringatissimi, pena la revoca del contributo).

Morale? All’apertura dei cancelli i soldi non c’erano. Non è nemmeno partito l’iter per farli arrivare a destinazione: il ministro Bianchi ha firmato il decreto di riparto dei 350 milioni per le scuole statali, quello delle paritarie no. E il Mef non ha attribuito le risorse per l’infanzia. «Qui non si tratta solo di scuole che rischiano di andare a rotoli: le scuole anticipano, si indebitano, qualcuna chiude, qualcuna resiste, qualcuna cambia padrone (qui c’è molto interesse dei fondi esteri a investire nell’istruzione italiana), ma tutte fanno i conti e i conti investono le famiglie».

«E se le famiglie sono in difficoltà a rimetterci non è solo lo Stato che dovrà erogare il servizio al posto delle scuole non statali, ma l’economia del paese. Il governo che fa? Basterebbe fare un giro nel Lazio per rispondere e capire il livello di inefficienza pubblica: ritardi secolari, scadenze sistematicamente disattese, fondi che tornano al Tesoro e che devono essere riassegnati. Questa è la situazione da anni, e non riuscire a erogare fondi che sono vitali per le scuole, costringendole a rimodulare le rette, è una vergogna, un danno che si ripercuote sulle famiglie».

«Scuola in presenza anche in zona rossa»

Quanto alla ripresa, in presenza e sicurezza, che sui giornali ha già lasciato il posto ai numeri delle classi in dad (titolo rassicurante della Stampa: A scuola torna l’incubo Dad, Sos dei presidi: “Con queste regole peggio dell’anno scorso”) Sepiacci avverte: «Non si azzardino a tirare più fuori le zone rosse o arancioni, la scuola è in presenza e se si chiude lo si deve fare in base alle singole emergenze. Basta con i colori. La dad è una didattica emergenziale e come tale va scongiurata, non è un ripiego automatico a disposizione di amministrazioni e a una loro mancata gestione dei controlli».

Sepiacci parla da presidente di un’associazione di scuole che aveva già da tempo preparato gli associati a investire in formazione, strumentazione, cosa che ha consentito a studenti e insegnanti di non trovarsi impreparati nell’emergenza. «Ma la dad non è la soluzione del problema, è un tampone emergenziale. Sempre nel campo delle soluzioni ci hanno fatto fare il green pass, ora bisogna avere il coraggio delle idee e portarle avanti rapidamente: se funziona o meno qualcuno si dovrà prendere la responsabilità. La prima è prendere atto che oltre il 90 per cento del personale scolastico è vaccinato. Non so che scuse abbiano per non avere aiutato le paritarie neanche questa volta, ma so che la scuola ha fatto il suo e non ci sono scuse per chiudere i cancelli e lasciare i ragazzi a casa».

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