Se imprese e persone non pagano Iva e Irpef, oh mio bel Giuseppi, chi paga poi medici e infermieri?

Articolo tratto dal numero di maggio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Sto cercando di ripartire con l’azienda. Gara internazionale, può fare la differenza tra esserci o non più come azienda. Prezzo inferiore a quelli fatti dieci anni fa. Ipotesi di andare sottocosto su tutto. Costi indiretti (mascherine, tasse, un’azienda di 18 persone…) ridotti al minimo. Margine ZERO: si lavora per la gloria, mica per far utili. RISULTATO: ordine a azienda tedesca che avrà costi indiretti 10 volte tanto, ma ha avuto il 10 per cento del suo fatturato 2019 sui conti correnti per fare dumping (sottocosto) e prendere le commesse. Noi in Italia stiamo ancora col metro a misurare di quanto ci dobbiamo distanziare, se sbaglio misure o sapone scatta la denuncia penale. Mi vedo già: tra sei mesi tutti a casa propria e sarà risolto il distanziamento lavorativo aziendale. Smart unemployment. Sarà però meglio che qualcuno si distanzi in fretta da noi tutti perché la fame è cattiva consigliera.

Ps. Se le imprese e le persone non pagano Iva, Irpef e Ires o mio bel Conte chi paga i medici e gli infermieri? E le pensioni di quelli ancora vivi?
Lettera firmata via email

Sul Sole 24 Ore del 29 aprile era raccontata l’esperienza dell’imprenditore Giovanni Natalia, abruzzese, a capo di un’impresa dell’impiantistica che fattura 3,2 milioni di euro. Ha fatto i conti e ha calcolato che, se vuole ricominciare secondo le norme date dal governo, spenderà, solo di distanziamento, 1.000 euro al mese a dipendente. Più guanti, tute, mascherine, detergente, sanificazione dei cantieri, smaltimento dei rifiuti… Nei prossimi tre mesi, per lavorare dovrà spendere oltre 60 mila euro.

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Cari amici di Tempi, confesso che durante la diretta di Giuseppe Conte ha prevalso in me più della critica il senso del dovere e, diciamo pure, un briciolo di patriottismo. Ma Maurizio Lupi mi ha dato una scossa e delle cose che dice non dubito. Uno che riscopre e propone Vaclav Havel con la mostra che sappiamo (bravo con la complicità “filosofica” di Ubaldo Casotto) non può mentire. E allora continuate a tenermi desto. L’abbonamento a Tempi è d’obbligo.
Ezio Tosco via email

Lupi è in formissima.

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Propongo di raccogliere in un libro le “cronache dalla quarantena “ di Luigi Amicone perché, oltre ad essere scritte in modo mirabile, sono un excursus di anni di storia italiana e spiegano cause e conseguenze del clima politico, culturale e sociale che stiamo vivendo in questi giorni.
Sergio Galli Como

Amicone è in formissima.

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Ho ripreso a leggere e ad apprezzare sul sito di Tempi gli articoli di Luigi Amicone. Sto apprezzando i suoi articoli sulla quarantena, soprattutto quelli sul nuovo fascismo rosso. Mio nonno (Cremona 1905-1952) era capo sindacalista dei contadini compagni. Mio padre (1932-1998) i compagni me li ha fatti odiare raccontandomi i privilegi dei tesserati al sindacato nel settore dove lavorava (metalmeccanica nel Milanese anni 70-80). Il 25 aprile ho faticato a sopportare la festa del neofascismo. Secondo me questo non è un paese in pace. Domanda: da questo fascismo rosso se ne può uscire?
Davide Carubelli via email

Come le direbbe Gigi: sì, ma speriamo di non uscirne coi piedi avanti.

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Oggi ho rinnovato l’abbonamento annuale a Tempi. Fin qua sembra una cosa normale, scontata. In questa fase, per me che lavoro a partita Iva, non era scontata, era da ri-decidere. La passione e la libertà che ho visto e vedo in voi nell’affrontare i vari argomenti ed il sostegno che mi date, mi hanno convinto che ne valeva la pena condividere ancora insieme il vostro sacrificio e la sete di Verità che è anche la mia. Penso sia questa la cifra che contraddistingue Tempi. Non potevo esimermi di darvi ancora fiducia e dirvi: grazie che ci siete!
Roberto Spagliardi via email

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