Sala vuole il mondo più verde verdissimo possibile. Milano vuole cambiare aria

La sinistra del sindaco ha in testa solo l’albero, si mobilita solo per l’albero, piange solo l’albero che “rischia di essere crudelmente abbattuto”. Alla città invece serve ripartire senza prediche

Cronache dalla quarantena bis / 6

Mentre il mistero politico dell’inautenticità del “patto del bardotto” (ibrido tra cavallino Pd e asinello grillino) si svela a tappe forzate, il centrodestra – dicono tutti i sondaggi – avanza al rullo dei tamburi. Per forza, con Nicola Zingaretti candidato all’Isola dei famosi, dove vai se non a fare il catenaccio con i 300 grillini e il super attak sulle poltrone in Parlamento?

Non succederà nulla, è chiaro, prima dell’elezione il prossimo anno del nuovo inquilino del Quirinale. Sperando – sia detto per inciso – che per una volta, dopo cinquant’anni di presidenti della Repubblica sotto le ali dei comunisti e gli ex Dc graziati da Mani pulite prima di imbardottarsi con Beppe Grillo, il prossimo Quirinale esca finalmente dal lato moderato dell’arco costituzionale.

Ripartire senza prediche

Intanto noi qui a Milano ci apprestiamo a sgomberare le macerie politiche lasciate dalla sinistra di Beppe Sala. Ex grande campione di Matteo Renzi, primo ministro Expo, poi punta del Pd di Zingaretti e, adesso che è di moda il green, panchina dei Verdi europei in piazza della Scala. Sondaggi tarocco a parte, e al netto di tutte le lobby occhiutamente beneficate dalla giunta Sala, anche a Milano si avverte nell’aria l’avanzare del centrodestra.

Si sente urgenza di un passo nuovo, di aria nuova, di tirar su la saracinesca e ripartire senza prediche, senza musi lunghi e senza inutili crudeltà mentali inflitteci dai kompagni Monguzzi e Fedrighini, con ricarica della pentastellata botticelliana Patrizia Bedori, «neanche un centimetro in più di consumo di suolo». Solo mimose, canne e palmeti da piazza del Duomo a su per i grattacieli stile torri Boeri (da 20 mila euro al metro quadrato). E jo-la-la-hi-hu, jo-la-laaaaaa, canzoni tirolesi. Che poi sono solo fiori sopra le catene, come diceva Marx.

Litigi con tutti

La sinistra di Beppe Sala è sembrata faraonica solo perché ha avuto dietro poterazzi che l’hanno sostenuta faraonicamente (Repubblica, Corriere, boiardi bancari e, come è normale che sia, associazioni e lobby attaccate alle mammelle comunali). Ma va bene così. Adesso Sala è lì a dover trovare ogni giorno argomenti per suonarsela e cantarsela da solo.

Il candidato sindaco dell’opposizione non è ancora stato scelto. E anche questo va bene così. Con tutto il Covid e le vaccinazioni che abbiamo a Milano, se il candidato giusto (quello che dico io) arriva anche a giugno, non succede niente. Non è un problema visto che Sala riesce a litigare anche con se stesso, fa arrabbiare l’Inter, il Milan e, naturalmente, l’intelligenza media dei milanesi.

Da Leonardo alle piste ciclabili

Ma come si fa a mettersi contro Inter e Milan? Come si fa ad opporsi a un piano di riqualificazione e di rilancio della zona San Siro proposto dal progetto delle due squadre locali, che prevede tanto verde, ma anche impianti sportivi, centri ricreativi e commerciali, invece del vuoto attuale intorno allo Stadio Meazza?

Era partito, il Sala, con l’aureola del Leonardo Da Vinci che doveva riaprire i Navigli e fare di Milano una piccola Venezia. È finito a imbrigliare la città di zone B e C vietate ai diesel e piste ciclabili disegnate sulle strade, così come Bip Bip disegnava i tunnel sui muri per farci spiaccicare Willie il Coyote. Se non che qui il coyote è il cittadino milanese che se prende le ciclabili rischia la barba dal camioncino delle consegne Amazon o dal tassista esasperato dalla moda di far passare le auto come gli orchi nel Signore degli anelli.

E le periferie?

Sala dei Verdi europei, perché non metti in programma anche la chiusura della Fiat e di tutte le case automobilistiche che non producono solo modelli elettrici? Naturalmente poi le batterie esauste che non inquinano nessuno te le depositiamo nel box o se preferisci sotto casa tua in zona 1.

Personalmente ho apprezzato molto la proposta di Basilio Rizzo, ultimo mohicano dei gruppettari Dp in Consiglio comunale: «Il sindaco di Milano dovrebbe alloggiare in un appartamento in periferia, magari di lusso, ma in periferia». Mi candido subito a sindaco. Sono d’accordo. Tant’è che è toccato ai miei amici berlusconiani, naturalmente insieme a Lega e Fdi, condurre l’impegno a favore di periferie, lavoratori e famiglie.

Poveri alberi

La sinistra – con qualche lodevole eccezione per gli assessori e, quando non ci ha messo l’enfasi emotiva, la sinistra alla Pisapia di Anita Pirovano, ma voglio dire bene perfino delle donne D’Amico e De Marchi, “comuniste dentro”, o della Censi, che è della buona antica scuola di amministratori Pci usciti dalle Frattocchie – brancola nel buio lunare di un altro mondo più verde verdissimo possibile. E se proprio proprio avanza tempo e denaro, pensiamo pure anche agli esseri umani, famiglie, lavoratori, che in questo giro di Covid non se la passano troppo bene.

Sia chiaro, non è che non hanno parole per dirlo, anche se Beppe Sala non si fa più vedere né parla più in Consiglio da parecchio tempo. È che, si capisce, è una sinistra che ha in testa solo l’albero, si mobilita solo per l’albero, piange solo l’albero che “rischia di essere crudelmente abbattuto”.

Chi pensa agli esseri umani

Ecco, invece «noi vogliamo far ripartire Milano, e da qui l’Italia, senza abbattere gli alberi se non è necessario abbatterli. Ma soprattutto rispettando i bisogni delle persone umane». Questo dice il centrodestra a Milano. Mentre la sinistra ragiona al esattamente contrario. Agli esseri umani tutte le leggi possibili per avvelenarli (dal fisco all’eutanasia). Ai vegetali, brodi di giuggiole e palate di soldi (dei contribuenti).

Lunedì 22 marzo il gruppo Forza Italia in Comune presenterà in Consiglio un dettagliato piano di rilancio della città. Che se la giunta Sala non lo fa suo, tanto peggio per il sindaco. Perché questo è il paradosso della Milano popolare e dalla parte dei lavoratori e delle famiglie nell’anno del Signore 2021: di qua ci sono i Pier Silvio Berlusconi che comprano le pagine dei giornali per fare gli auguri al papà, proletari centristi e di destra che si dannano l’anima per presidiare le periferie, auguste signore come l’avvocato Cristina Rossello (già al tavolo del mitico Enrico Cuccia) che si è presa in carico Forza Italia a Milano e con pazienza certosina si è fatta il mazzo per ricostruire dalla base il partito puntando anche sull’ultimo militante di zona.

Di là c’è un sindaco manager, un partito tecnocratico, diversi preti e simil suore, dai contenuti piagnucolosi e che buttano la palla nei campi delle vegetazioni del Nord Europa elettrificato (ma fanno finta di non ricordarselo mai) con bellissime e sicurissime centrali nucleari. Così il capogruppo Pd Filippo Barberis è finito a cavalcare, sia pure con grande competenza, professionalità e autorità da ufficiale addetto alla logistica, il bardotto della giunta Sala. Il cui ideale è solo ed esclusivamente rimanere al potere. “Pd meno elle” più. Serracchiani “grande-alleanza-con-M5s-altrimenti-così-non-andiamo-da-nessuna-parte” meno.

Foto Ansa

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