“Regime” no. Fastidio verso la democrazia sì, eccome

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il premier italiano Mario Draghi al meeting del G7 del 24 marzo scorso a Bruxelles (foto Ansa)

Sulla Zuppa di Porro si scrive: «Siamo di fronte a due opposte disperazioni: quella di Vladimir Putin che, sentendosi accerchiato dagli americani e spinto nelle braccia di Pechino, ha cercato una sciagurata prova di forza che non sa bene come si concluderà. Ma abbiamo anche a che fare con la disperazione di un presidente in carica umiliato dall’ingloriosa fuga da Kabul, sospettoso verso Parigi e Berlino, in caduta libera nei sondaggi che indicano come a novembre potrebbe essere non solo un’anatra addormentata come al solito, ma anche superzoppa».

Sulla Zuppa qualche riflessione sul perché ambienti dell’intelligence americana abbiano passato al New York Times indiscrezioni sulla guerra in Ucraina, che hanno imbarazzato Joe Biden.

* * *

Su Formiche Gabriele Carrer scrive: «Ma soprattutto la Cina appare pronta a utilizzare gli argomenti russi in merito all’ordine di sicurezza globale. The Economist indica il discorso con cui Xi Jinping il 21 aprile scorso al Forum Boao, ribattezzato “Davos dell’Asia”, ha presentato la sua “Iniziativa di sicurezza globale” per un ordine che sia “comune, completo, cooperativo e sostenibile”: l’umanità è “una comunità di sicurezza indivisibile”, ha spiegato evocando sovranità e integrità territoriale (concetti che servono alla Cina su Taiwan ma che stonano se si guarda alla Russia). Xi ha così deciso di far propria la definizione di Putin di sicurezza indivisibile – una definizione “egoista”, cioè la richiesta di avere voce in capitolo su qualsiasi accordo europeo di difesa che compensi le capacità offensive di Mosca».

Perché la Russia non può inquietarsi se ai suoi confini si consolida la presenza militare americana, mentre Stati Uniti e Australia possono minacciare le isole Solomon se accettano la presenza della marina cinese?

* * *

Sul Sussidiario Leonardo Tirabassi scrive, citando Vladimir Putin: «Quello che la Russia vuole per il mondo è un nuovo sistema di relazioni internazionali in cui sia impossibile il ripetersi dell’“orrore di una guerra globale” come quella scatenata da Hitler. La “sicurezza della nostra patria, la Russia”, deve essere raggiunta attraverso la “creazione di un sistema di sicurezza uguale e indivisibile, un sistema vitale per l’intera comunità mondiale».

La scelta di Putin di invadere l’Ucraina è stata sciagurata, la sua proposta di trattati che garantiscano la sicurezza globale dei vari Stati è l’unica che porta a una pace solida.

* * *

Su Huffington Post Italia Angela Mauro scrive, citando Emmanuel Macron:
«“Spetta alla sola Ucraina definire le condizioni per i negoziati con la Russia. Ma il nostro dovere è essere al suo fianco per ottenere il cessate il fuoco, quindi per costruire la pace”. E dopo la pace “dovremo costruire nuovi equilibri di sicurezza e non dobbiamo, insieme, mai cedere alla tentazione né dell’umiliazione né dello spirito di vendetta, perché hanno già troppo, in passato, devastato le vie della pace”».

È singolare come un certo nostrano giornalismo con l’elmetto possa nascondere le evidenti critiche del presidente francese a Joe Biden.

* * *

Sul Sussidiario Lorenza Violini scrive: «Come se non bastasse, si va vociferando di ulteriori azioni, apparentemente preventive, ma di ben altra portata, quali una nuova manovra finanziaria da anticiparsi a prima dell’estate o – cosa ancora più drammatica – il prolungamento della legislatura, espressamente vietato dalla Costituzione che, all’art. 60, prevede che ciò possa avvenire solo per legge e soltanto in caso di guerra; stato di guerra che, a sua volta, deve essere deliberato dalle Camere (e solo da esse), le quali conferiscono al governo i poteri necessari (tra cui, ad esempio, la sospensione di alcuni diritti). La dichiarazione dello stato di guerra, poi, spetta al capo dello Stato».

Dire che in Italia vi sia un regime è ridicolo, non cogliere il fastidio che in tanti ambienti c’è contro la democrazia, è cieco.

* * *

Su Atlantico quotidiano Stefano Magni scrive: «L’amministrazione Biden ha infatti annunciato la nascita del Disinformation Governance Board (Dgb), un nuovo organismo governativo, dipendente dal dipartimento della Sicurezza interna (equivalente del nostro ministero dell’Interno). Lo scopo dichiarato è quello di “contrastare la disinformazione riguardante la sicurezza interna, con particolare attenzione all’immigrazione irregolare e alla Russia”».

Con la ridicola amministrazione Biden il fastidio per una discussione democratica si traduce in provvedimenti pericolosi e insieme ridicoli.

* * *

Sulla Nuova Bussola quotidiana Ruben Razzante scrive: «Quando è scoppiata la pandemia, il catastrofismo dominante nell’informazione giornalistica e nei messaggi istituzionali ha disarmato anche le volontà più tenaci e ha trasmesso l’idea di una disfatta senza rimedio. “Nulla sarà più come prima, non si tornerà più alla vita di prima”, è stata la frase plumbea più ricorrente nei discorsi pubblici e privati. Nel contempo, però, si è celebrato il Pnrr come un nuovo Piano Marshall in grado di rilanciare il nostro paese e di riportarlo ai livelli di opulenza degli anni del boom economico. Una schizofrenia che conferma il disorientamento complessivo all’interno delle istituzioni e nell’opinione pubblica. Sono i tratti distintivi della retorica di regime, che crea emergenze fittizie e nasconde quelle vere, che bombarda ossessivamente di messaggi i cittadini e giustifica tante volte l’ingiustificabile, che fa diventare definitivo il provvisorio, rinunciando ad affrontare i nodi strutturali della crisi italiana perché affrontarli non porterebbe consenso ma alimenterebbe lo scontro sociale».

I toni di Ruzzante sono esagerati. Se per “regime” s’intende un organico sistema totalitario, questo tipo di regime non esiste in Italia. Che però su molte di queste considerazioni proposte dalla Nbq si debba meditare, è vero.

* * *

Su Dagospia si riprende da iltempo.it un articolo in cui si scrive: «Massimo Giletti chiede poi lumi a Massimo Cacciari sul possibile stop alla trasmissione di Bianca Berlinguer, Cartabianca: “Non confondiamo le grandi tragedie con le farse, le liste di proscrizione e le battute di certi giornalisti che mi danno del putiniano… Questa guerra sta avendo delle conseguenze sull’Europa, sta distruggendo ogni idea di unità politica europea, al di là delle apparenze. Tutte queste accuse e liste sono farsa, lasciamole stare, non contano nulla, discutiamo della tragedia e di come possiamo uscirne”».

Cacciari ha ragione nel sostenere che l’imposizione di un “giornalismo unico e con l’elmetto” si sta affermando in forma farsesca, non tragica.

* * *

Su Dagospia, riprendendo un articolo di Giada Oricchio per iltempo.it, si scrive: «“È vero che è una spia?”, e il professor Alessandro Orsini replica: “Io assediato”. Nella puntata di Non è l’Arena, il programma di La7, domenica 8 maggio, Massimo Giletti ha intervistato il sociologo dell’Università Luiss di Roma finito sotto accusa per le sue posizioni sulla guerra in Ucraina e, al termine del faccia a faccia, gli ha chiesto: “Una persona importante mi ha detto che alla Luiss l’ha messa Massolo dei servizi segreti, è vero?”».

Altri elementi per leggere l’avanzare ridicolo del giornalismo unico con elmetto.

* * *

Su Dagospia si cita un articolo di Antonio Socci su Libero nel quale si scrive: «In effetti finora tutti i giornali filogovernativi hanno sostenuto che Mario Draghi viene ricevuto da Joe Biden per la sua “fedeltà” acritica. Ma – come dice Carlo De Benedetti – in Germania (e nel resto d’Europa) si sta appunto consolidando la convinzione che sull’Ucraina l’interesse dell’Europa è opposto all’interesse Usa, quindi “non si deve seguire Biden”. Del resto che credibilità può avere un capo di governo che prende impegni a nome dell’Italia senza avere avuto alcun mandato parlamentare specifico sulle gravi materie che va a trattare (quantomeno essendosi rifiutato di andare alle Camere prima della visita a Washington)? Che legittimità politica ha un premier tecnico la cui posizione sull’invio di armi in Ucraina è bocciata dalla maggioranza degli italiani e che – nei suoi possibili sviluppi relativi agli armamenti pesanti – è sconfessata dai maggiori partiti che sostengono l’esecutivo? L’intervista di De Benedetti mostra che perfino nell’opinione pubblica di area Pd la linea bellicista di Letta e Draghi sta franando. Il vento è cambiato».

Socci spiega perché la ridicola avanzata del giornalismo unico con l’elmetto non si potrà trasformare in un regime finché l’opinione pubblica avrà un peso centrale nella nostra vita democratica.

Exit mobile version