Messico e Venezuela usano i migranti per bullizzare Biden

La crisi migratoria è l'argomento principale della campagna elettorale statunitense e i presidenti Obrador e Maduro sanno come "ricattare" gli americani: dollari e ritiro delle sanzioni

Migranti a Ciudad Juarez (Messico), cercano di entrare negli Stati Uniti, settembre 2023 (Ansa)

Secondo l’ultimo sondaggio CAPS-Harris di Harvard del 22 gennaio scorso, l’immigrazione è la principale preoccupazione degli elettori statunitensi, più anche dell’inflazione, che pure è tornata a crescere questo mese, ponendo seri dubbi sulla bontà della tanto celebrata Bideneconomics.

Il 65 per cento degli elettori che il prossimo 5 novembre decideranno se confermare Joe Biden alla Casa Bianca ritengono che il suo approccio sull’immigrazione sia pessimo e il presidente dovrà fare di tutto se vorrà riconfermarsi alla presidenza. Da questo punto di vista, il suo alleato principale è il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador o, più semplicemente AMLO, come lo chiamano tutti. Se c’è una persona che può decidere chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti è lui, perché è lui ad avere in mano le chiavi per aprire o chiudere le porte dell’immigrazione clandestina verso l’American Dream.

È questa, infatti, la questione principale della campagna elettorale a stelle e strisce, come dimostra la richiesta di impeachment da parte della Camera del segretario alla Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas, che, a parere dei repubblicani, non avrebbe fatto rispettare le leggi, causando così l’aumento degli arrivi illegali dal Messico.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden con quello messicano Andrés Manuel López Obrador, Città del Messico, 9 gennaio 2023 (Ansa)

Dispersione interna

È un paradosso che gli sforzi di Biden per fermare il flusso migratorio dipendano dai desiderata di AMLO che, su espressa richiesta della Casa Bianca, negli ultimi anni ha militarizzato il confine meridionale del Messico con il Guatemala per fermare la “valanga” crescente di migranti (in gran parte venezuelani, cubani e nicaraguensi, ma anche cinesi e russi, che arrivano in Messico per recarsi negli Stati Uniti).

Attraverso la cosiddetta politica della “dispersione interna”, anche questa concordata con l’amministrazione Biden, AMLO trasporta ogni giorno molti migranti arrestati al confine meridionale del Messico in altre parti del paese per rendere loro più difficile arrivare al confine statunitense. Non bastasse, il Messico ha anche accettato di farsi carico di migliaia di migranti di altri paesi, soprattutto venezuelani, cuba e nicaraguensi, espulsi dalle autorità statunitensi. Con questo accordo storico nelle relazioni tra Stati Uniti e Messico, AMLO assorbe una media di 30.000 migranti espulsi da Washington, il 10 per cento dei 300.000 arrestati al confine degli Stati Uniti a dicembre, anche questo un altro record.

Leggi anche:

Tutto questo all’amministrazione Biden non basta e adesso chiede ancora più «collaborazione nel fermare il flusso migratorio». In cambio AMLO pretende che Washington «investa 20 miliardi di dollari in piani di sviluppo per i paesi dell’America Latina e dei Caraibi», «sospenda ogni sanzione statunitense a Cuba» e «tolga tutte le sanzioni petrolifere al Venezuela». Soprattutto López Obrador ha chiesto all’amministrazione Biden di non criticare più la democrazia sempre più autoritaria e militarizzata del Messico. Il 2 giugno, infatti, nel paese del tequila si terranno le presidenziali e AMLO userà tutte le risorse statali a sua disposizione violando ogni regola elettorale democratica per fare vincere la sua delfina, Claudia Sheinbaum.

Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador con quello venezuelano Nicolás Maduro, Messico, 22 ottobre 2023 (Ansa)

“Ricatto diplomatico”

Arturo Sarukhan, ex ambasciatore messicano a Washington, definisce la politica di AMLO nei confronti degli Stati Uniti un «ricatto diplomatico». Ma a ricattare Biden, oltre al presidente del Messico, è anche il dittatore del Venezuela, Nicolás Maduro, che nei giorni scorsi si è giocato la carta della diaspora venezuelana (sono già 8,5 milioni gli esuli, su una popolazione di 30 milioni) per imporre i suoi desiderata.

La dittatura chavista ha infatti sfidato gli Stati Uniti a imporre di nuovo le sanzioni sul petrolio e sul gas, sospese da Biden circa un anno fa, e questo dopo che il chavismo ha bandito dalla vita politica Maria Corina Machado, la grande favorita da tutti i sondaggi alle presidenziali del 2024 (sì, anche in Venezuela si “vota” quest’anno).

Leggi anche:

«Se commettono l’errore di intensificare di nuovo l’aggressione economica contro il Venezuela, i voli di rimpatrio per i migranti venezuelani saranno revocati a partire dal 13 febbraio», ha detto nei giorni scorsi la vice di Maduro, la poderosa Delcy Rodríguez. «La dittatura di Caracas è così abituata a bullizzare Biden che ora ci prova di nuovo, con la minaccia sui migranti» ha scritto lunedì scorso il Wall Street Journal.

Exit mobile version