Ieri “o ddl Zan o morte”, oggi “campa cavallo”

Volevano morire sulle barricate per gay e trans, oggi Cirinnà e Letta fanno i filistei, Zan piazza libri come fustini, Fedez se la prende con Pio & Amedeo. E l'emergenza, l'urgenza, i morti e i feriti?

A Roma lo street artist Harry Greb ha dedicato un murales a Fedez e al suo discorso al Concertone su ddl Zan, omofobia, censura eccetera. S’intitola “Non è la Rai” (foto Ansa)

Ma come, non era o ddl Zan o morte? Qui sono anche esauriti i termini per rifare il verso ai pretoriani dell’urgenza della legge e dell’emergenza omotransbifobia. «“Contrordine compagni”. Il testo non è più “una priorità per contrastare un’emergenza» (il Secolo). «Il Pd teme per la campagna elettorale, se ne riparla dopo le comunali. Il centrodestra esulta: “Ma non eravamo noi gli omofobi?”» (Quotidiano nazionale). «Ddl Zan rinviato, la coerenza di Monica Cirinnà: “Saggio”. Il provvedimento adesso non è più urgente» (il Tempo). «Quella che per mesi è stata sbandierata come l’emergenza nazionale numero uno, ossia le discriminazioni e i maltrattamenti ai danni degli omosessuali e dei transessuali, cede così il passo ai calcoli di bottega: meglio chiedere prima il voto agli elettori e poi perdere la faccia in Parlamento» (Libero). «Ma ricordate quando quelli di sinistra ne invocavano l’assoluta urgenza legandolo ai fatti di cronaca? Noi sì» (il Giornale).

L’uomo incinto sull’Espresso, Gesù al Pride

Insomma: emergenza, ragazzi gay aggrediti a Milano, a Crotone, in discoteca a Cesenatico, a Foggia, Anzio, alla stazione Valle Aurelia. Tutti a invocare ddl Zan subito o ce ne saranno altri, ci saranno suicidi come quello di Orlando Merenda. E prese il turbo una legge approvata alla Camera a novembre, discussa al Senato a luglio – in mezzo un mese di celebrazione permanente del Pride, in tv, piazze, stadi, aziende, le campagne #diamociunamano, #noncepiutempo, #nonunpassoindietro e tutta la parrocchietta di vip, artisti, scrittori, emeriti sconosciuti a farsi avanti con la scritta sul palmo “ddl Zan”, e dietro i follower con la coroncina in testa #loveislove. Un coro unanime si levò dai giornali: “conformatevi!”, l’uomo incinto finì in copertina, Gesù trascinato in corteo con i tacchi a spillo, sì: ma poi?

Ddl Zan, ora «è saggio» aspettare

Poi non ci sono i numeri, niente voto finale, pausa estiva, sospensione dei lavori in Aula, e poi ancora le elezioni, e che fai, calendarizzi? Ma no, come spiega il Corriere non conviene a nessuno, prima c’è il green pass, la riforma del processo civile e penale, le elezioni, poi la legge di Bilancio, l’elezione del presidente della Repubblica. Secondo Zan «la legge di Bilancio rimane molto tempo in commissione e in Aula c’è tempo per discutere e votare il ddl»: bene, i conti non tornano lo stesso da quando Italia Viva s’è “defilata” chiedendo super modifiche, ma vuoi mettere arrivare alle elezioni con una figuraccia e un disastro annunciato? Aspettiamo, «io penso che sia una decisione saggia», dice una compassata Monica Cirinnà concionando di Senato ingolfato, riforme della giustizia legate ai fondi del Pnrr, sessione di bilancio, e poi insomma, «questo è un governo d’emergenza».

Cirinnà voleva «morire in battaglia»

Pronto, Cirinnà? Dov’è finita la ragazza della via Pal che voleva morire sulle barricate: «Sì, voglio morire in battaglia insieme ai gay, ai trans, ai bambini libellula». Che proclamava al Senato il messaggio dell’attivista Porpora Marcasciano: «L’Italia, secondo statistiche recenti, è il primo posto in Europa per numero di vittime per transfobia». Che minacciava «abbiamo i nomi e i cognomi di chi vuole modificare questa legge». Cirinnà, nostra signora di tutti i meme: difficile non essere incappati in quel collage di dichiarazioni a tema “legge urgente”, “ddl Zan subito”, “in fretta”, “ora”, “adesso”. O nei titoli a commento di qualunque caso di cronaca: baby gang colpisce con una pistola a pallini di gomma una trans a Pompei, «subito ddl Zan». E ancora: «La sfida è urgente e ha un valore politico e culturale immenso: dobbiamo decidere se l’Italia sta dalla parte di Orban o dei valori europei», «chi ha vissuto in Europa sa che questa legge è necessaria», e chi si impiccia degli affaracci del suo cane con 24 mila euro in cuccia o della sua cameriera disertrice lo fa col chiaro di «indebolire la battaglia per il ddl Zan».

Campa cavallo, Letta!

Ora Cirinnà, dal suo profilo ufficiale (non da quello fasullo riservato a insultare i suoi commentatori), declina il concetto di “urgenza” in “è saggio aspettare”, l’imbarazzo per il “contrordine compagni” in “pappappero” («Ignobili attacchi web di Iv per nostra coerenza. Loro hanno ceduto alla destra») e sulla “coerenza” la dice come Letta, il quale conferma «che sul ddl Zan il Partito democratico non cambia né opinione né linea politica», «appena tornerà in Aula, noi continueremo la battaglia».

Campa cavallo, Letta: settimane a sentirsi dire che senza gli odiatissimi renziani la legge sull’omofobia non passava, ma lui no, «i numeri ci sono», «#iVoticisono», «ddl Zan subito», «o finirà male», e intanto s’è messo a rincorrere Fedez come una groupie tutta chiocciole e cancelletti – «grazie @fedez», «il fatto che una persona come lui parli di questi temi, con la forza e con la visibilità che ha, rompe il tabù creato sul #ddlzan» (qui l’esilarante cronaca di “come parli lui” firmata Lucarelli). Letta che più restava solo sulla nave – cioè con Zan e Cirinnà –, più tirava aria da Master and Commander: «Sui diritti non ho intenzione di ammainare le nostre bandiere», «preferisco la coerenza ai giochetti».

I fustini di Zan e l’ideona di Fedez

Poi niente, s’è dato a scampagnare tra Arezzo e Siena per le elezioni, ne riparliamo a settembre, anzi no a ottobre. Forse. E lo spirito barricadero? E l’emergenza omobitransfobia? E l’urgenza di una legge? «Da quello che mi hanno detto alla conferenza dei capigruppo è questione di giorni o settimane». E nel frattempo tutti questi omofobi in giro a terrorizzare la gente che fanno, leggono il libro di Alessandro Zan? Sì perché la legge non è stata calendarizzata ma il nostro ha il suo bel daffare a presentare tra Feltrinelli e feste dell’Unità Senza paura, fresco di stampa per Piemme dopo mesi vissuti da mister trending topic. Vorrai mica lasciare solo Fedez a piazzare fustini approfittando della sarabanda arcobaleno.

A proposito del rapper lingualunga, che non sa mai di cosa parla, ma parla a mezzo palco, concerto, dirette, tweet, stories, come l’ha presa? Tangenzialmente, ovvero se l’è presa con Pio e Amedeo premiati sul palco del Seat Music Award di Rai1. I due provocano: «Se noi due siamo in prima serata su Rai1 vuol dire che la Rai è libera. Ci avevano detto che i dirigenti di rete censurano». Risposta di Fedez: «Domani uscendo per la strada darò del “ neg… e fr…” a tutti per strappare un sacco di sorrisoni».

Exit mobile version